Urlare a squarciagola con Francesca

Ne sentirete sicuramente parlare: esce in questi giorni in libreria “99 Cose da fare a Varese almeno una volta nella vita” di Francesca Vago (Macchione Editore) con le simpatiche illustrazioni di Daniela Vignola. Cogliamo l’occasione per una delle nostre interviste a bordo campo, dal momento che l’autrice inserisce tra le chicche made in Varese, al capitolo 55: “Urlare a squarciagola tifando “Cimberio” al Palazzetto” (…e non dimentica neppure “Cliccare Varesenews”, giusto per dovere di informazione 😉 ).  Dalla  storia del palazzetto, a quella della squadra e della società: un quadretto affettuoso della passione cestistica della città e del suo “grandioso” tifo biancorosso.

Di Francesca Vago, 31 enne, varesina doc, ci incuriosisce soprattutto l’idea, di raccogliere le perle della nostra città e dei suoi cittadini, tradizionalmente più pronti all’autocritica che alla promozione…

Come ti è venuta l’idea?Per caso, ho scoperto in libreria 101 cose da fare a Milano almeno una volta nella vita (Newton Compton). Da allora, dentro di me è nato una specie di gioco. Continuavo a chiedermi quali fossero i motivi per cui vale la pena di vivere a Varese. Poi, ho iniziato a mettere su carta le mie emozioni e così…”

Ma in questo libro non ci sono solo emozioni! Ci sono anche dati, storie, riferimenti, oggettivamente frutto di una ricerca. In quanto tempo l’hai scritto? “Da febbraio a maggio. Ho sempre amato scrivere ed è stato naturale farlo di getto. Parliamo poi di cose visssute, che conoscevo bene e cui ero affezionata. Poi, però, in effetti, ho affinato l’embrione iniziale ricercando e documentandomi. Non ti nascondo che ho passato i week end a caccia di curiosità nei posti che ho citato nel libro. Mi sono sentita un po’ una specie di spia in incognito che prende appunti ;-)”.

Di queste 99 cose ce ne sarà una che ami più delle altre… “Beh, sono legata a tutte ma direi che quella varesina per antonomasia è lo “Struscio in Corso Matteotti”. L’ho fatto quand’ero piccolina, spinta in carrozzina dalla mia mamma e lo farò fino alla vecchiaia. Come tutti varesini, del resto”.

Dalla tua introduzione si capisce bene che non si tratta di un semplice elenco di cose da fare. “Vorrei che chi legge il mio libro finisse per guardare la nostra Varese con occhi diversi. Ci sono molti aspetti che diamo per scontati (com’è normale che sia nella quotidianità)… Vorrei, invece, che li riscoprissimo… con occhi nuovi”.

…con il cuore, quindi, tanto per ritornare al nostro blog! Mi sa, però, che sei una tifosa, ma non una ultrasportiva. Chi è – o è stato – il tuo giocatore preferito? “Pozzecco!” (Ci avrei scommesso ndr!)

In bocca al lupo!

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