Solidarietà di Natale: da Haiti una raccolta fondi per le Filippine

don giuseppeIl Natale passa soprattutto dalla solidarietà, anche tra persone che non hanno nulla, o quasi, di materiale. Ed è così che la popolazione di Mare Rouge, sull’isola di Haiti dove operano don Mauro Brescianini e don Giuseppe Noli (nella foto), cerca di aiutare quella colpita dal ciclone nelle Filippine.
Ecco come ad Haiti si festeggia quindi il 25 dicembre: «Per quanto riguarda il Natale qui, noi abbiamo cercato di stimolare e preparare i gruppi e la comunità in tutte quattro le zone della Parrocchia: certo è sempre un po’ difficile, ma non stiamo fermi» raccontano don Mauro e don Giuseppe, riferendosi all’ampio raggio che copre la parrocchia, divisa in quattro zone, distante tra loro anche a due di cammino dal centro di Mare Rouge: «In verità qualcosa si muove anche sul territorio: qualche serata con musiche, giochi popolari, intrattenimenti in piazza, con qualche incentivo: e la gente risponde».

Ma non solo iniziative di preghiera, come nello stile dei due missionari: «Cerchiamo, per quanto possibile di far comprendere il Natale anche nei suoi risvolti concreti: non solo la festa da preparate con i canti, ma la disponibilità alla solidarietà: per esempio, sulla linea di questi ultimi anni, abbiamo coinvolto la gente, anche alcune chiese protestanti, in una raccolta di offerte per aiutare il popolo delle Filippine, colpito dal ciclone che ha portato danni e vittime. Una Suora filippina ha aiutato a conoscere un po’ meglio sia la nazione, sia i danni arrecati, così da motivare il gesto di solidarietà, che comunque ha avuto una buona risposta». Non è la prima volta che il popolo di Mare Rouge aiuta una popolazione colpita da una disgrazia ambientale: l’anno scorso la comunità organizzò una raccolta fondi per i terremotati di Villa Poma, in Italia, arrivando a raccogliere 1.500 euro.

«Poi, sempre su questa attenzione, c’è stato il richiamo alla solidarietà interna, per bambini portatori di Handicap, per famiglie con situazione problematica, per la casa, la salute – concludono i due missionari -. In questo modo il Natale non si ferma al 25 dicembre, e non solo a un sospiro di fede, ma cala subito nel concreto della vicinanza ai bisogni, che sono sempre tanti, e almeno vanno visti. Ovvio che non sono risolti, ma sono tenuti presenti, ed entrano nel ritmo della quotidianità, anche nella attenzione e nello stimolo a cercare qualche soluzione».