«Ognuno di noi è Haiti». Con queste parole Don Giuseppe Noli ha salutato la comunità di Abbiate Guazzone, domenica mattina, 13 luglio, durante la messa della Festa della Madonna del Carmine. È tornato da qualche giorno, dopo quasi dieci anni in missione nel nord dell’isola caraibica, l’ex prete della frazione Tradate. Ma non si fermerà molto, solo qualche mese, il tempo di rendere nota la nuova missione che lo porterà, all’età di 75 anni, ad andare in un’altra delle zone più povere del mondo.
In questi dieci anni ha cambiato il volto di Mare Rouge, coinvolgendo la comunità di Abbiate Guazzone e costruendo con decine di volontari chiese, scuole e persino un acquedotto, con cui ha portato l’acqua dove prima non c’è mai stata, dove gli haitiani dovevano fare ore di cammino per prendere una tanica d’acqua. Il tutto coinvolgendo la popolazione del posto, con l’aiuto di tanti volontari di Abbiate che negli anni hanno donato il proprio tempo, le proprie competenze per seguire Don Giuseppe. Ora ad Haiti è rimasto don Mauro Bresciani, ex parroco di Abbiate.
Domenica mattina Don Giuseppe ha così salutato tutta la comunità, riunita in una chiesa gremita di persone, sia per la festa, sia per accogliere il prete, che proprio quest’anno fa 50 anni di sacerdozio. «Oggi sono qui per chiedere di aiutarmi a dire grazie – ha detto dal pulpito -. Non so perché il Signore mi abbia fatto contento fino ad adesso. Non so perché il Signore mi voglia così bene e rimango perplesso. Oggi approfitto della vostra presenza per aiutarmi a dire grazie per la mia vita. Un grazie che nasce dal cuore. Abbiamo sempre avuto uno spirito abbiatese, c’è qualcosa che ci fa differenti, non so cosa sia a c’è. Ogni volta che torno ho sempre trovao abbiate come una comunità viva, che ha “voglia di…”. Una comunità che non ha paura e che ha dentro di sé la forza di andare avanti con tanta speranza. Anche io dico a tutti voi, comunità di Abbiate, un semplice grazie perché ho sempre trovato qui una risposta viva, forte, non dominata dalla preoccupazione ma dalla voglia di andare avanti».
Ed ecco che don Giuseppe affronta nel dettaglio cosa sia quello spirito che collega due comunità, come Abbiate e Mare Rouge, simbolo di un modo di fare volontariato virtuoso e replicabile. «Ma qui non è solo abbiate – ha proseguito don Noli -. Un po’ tutti siamo Haiti, ognuno di noi, di voi, è Haiti. Che cosa vuol dire? Vuol dire che siamo un popolo, delle persone, che non si chiudono un se stessi per proteggersi, ma guardano lontano fino ad Haiti. Perché Haiti vuol dire il mondo, vuol dire chi ha più bisogno. Noi siamo destinati a vivere e progredire nella misura in cui non chiudiamo i nostri occhi e la nostra intelligenza solo su noi stessi. Altrimenti siamo destinati a finire. Per andare oltre i confini della speranza, per comprendere che la vita è più grande. Tutto diventa più grande quando ci incontriamo, quando diamo spazio a altre culture che ci fanno paura solo perché non le conosciamo. Per questo penso che Abbiate abbia dentro qualcosa: perché è abituata a guardare più in là, a non fermarsi».
Ma cos’è stato e cosa è oggi Haiti? «Un po’ tutti siamo Haiti, un po’ tutti siamo cittadini del modo e abbiamo il cuore più grade di noi – ha concluso Don Giuseppe -. Basta fare un giro ad Haiti per vedere quello che c’è la e su cui non abbiamo scritto il nome di Abbiate. Ma sull’acquedotto, sulle scuole, nelle chiese si respira Abbiate. Si diventa più grandi nel momento in cui guardiamo più lontano senza avere paura. Grazie per quello che avete dato e che continuerete a dare».
Don Giuseppe non ha nascosto nemmeno le proprie intenzioni sul futuro, anche ironizzando con la comunità: «Dove arriverò anche io non lo so, adesso sto per iniziare gli altri miei 50 anni di sacerdozio e spero di avervi ancora a fianco. Il periodo è difficile anche per voi lo so, ma non perdete la speranza e la fiducia, insieme possiamo trovare la via e la strada per continuare insieme questo cammino di crescita».
Al termine della cerimonia, il sindaco di Tradate, Laura Cavalotti, ha consegnato a don Giuseppe una targa ricordo per quello che ha fatto in questi anni. «Con le tue opere hai fatto crescere la nostra comunità – ha spiegato dal pulpito il primo cittadino -. Ci hai fatto capire come essere migliori donando noi stessi. Inoltre hai messo un seme civico dentro di noi, facendo vedere come sia possibile, per una esperienza di apertura e condivisione, sostituirsi alle istituzioni pubbliche, dove mancano come ad Haiti, per il bene comune».
Don Giuseppe ha poi salutato la comunità con un piccolo, e ancora ironico, appello: «Nei prossimi giorni vi dirò quale sarà la mia nuova destinazione. Ve lo dico per tempo, così se qualcuno vuole venire…».