“Ora il nuovo progetto per un centro giovanile”

In procinto di ripartire, è un fiume in piena don Giuseppe Noli. Il prete, ed ex parroco di Abbiate Guazzone (Tradate), da dieci anni opera ad Haiti, nella parrocchia di Mare Rouge, creando un forte legame tra la comunità del luogo e quella abbiatese. Tanto che in tutto questo periodo si è arrivati a realizzare nell’isola una chiesa, una scuola e persino un acquedotto che ha portato l’acqua potabile dove non c’è mai stata, dopo tre anni di progettazione e lavori.

Don Giuseppe era tornato ad Abbiate nel mese di novembre. Ripartirà venerdì 11 gennaio con la solita carica di energia. «Ora la grande sfida dell’acquedotto sarà la gestione in autonomia da parte della comunità di Mare Rouge – racconta -. Ma abbiamo già in progetto una nuova opera necessaria per la comunità, un centro giovanile con una biblioteca. Un struttura che darà la possibilità di studiare ai più giovani. Portando l’acqua potabile in paese, i bambini che prima dovevano farsi ore a piedi per prendere i secchi al pozzo, hanno più tempo per studiare. Ma dobbiamo dare loro questa possibilità, fino in fondo».

Mare Rouge è per lui una seconda casa, anche se è consapevole che già tra due anni gli scade il mandato. «Sono sereno perché ci sarà continuità grazie all’opera di don Mauro che è con me già da sei anni – prosegue don Giuseppe -. C’è molto da fare per un territorio che da secoli subisce ingiustizie sociali e naturali, dalla schiavitù all’oppressione, dai terremoti agli uragani. Ma la comunità è forte, cerca sempre di rialzarsi, anche grazie all’aiuto di altre comunità come quella di Abbiate, che aiuta senza chiedere nulla in cambio. È questa solidarietà che fa grande l’uomo, che fa crescere entrambe le parti».

Oltre al progetto del centro giovanile, c’è anche un’altra realtà culturale e naturale da affrontare: «Il terremoto è passato, ha lasciato molto da ricostruire, ma il vero terremoto è silenzioso ed ecologico – aggiunge don Noli -. Oggi c’è un disboscamento continuo operato dalla popolazione per creare carbone da portare alla capitale. Questo però senza che vi sia la necessaria ripiantumazione. Si dovrebbe far capire di creare una filiera, ma non è facile. Ci vorrà del tempo ed anche della volontà politica, situazione quest’ultima molto complicata».