Il ruggito della Lolainserito il 20/8/2009 alle 10:14
Il latte è forse il più comune “inquilino” del nostro frigorifero. Ma quale sarà la sua “impronta ambientale”? Quanto CO2 sarà stato immesso nell’atmosfera del nostro pianeta per produrlo, ovvero nutrire la mucca dalla quale è stato munto, rifornire di carburante i macchinari coinvolti nell’organizzazione agricola, la benzina per il suo trasporto, l’elettricità per mantenerlo a bassa temperatura? Noi possiamo controllare, fino ad un certo punto, la situazione dal momento in cui il latte è in nostra custodia, dotandoci ad esempio di un frigorifero altamente efficiente sotto il profilo energetico, ma cos’altro ci è dato di fare? Una delle più grandi catene di supermercati inglesi, Tesco, ha deciso di “etichettare” il latte venduto sotto il proprio marchio in base all’impatto ambientale. Saranno così riportati dati sulle emissioni di gas a effetto serra direttamente imputabili a ogni confezione, aiutando i consumatori a fare una scelta informata e responsabile. Dopo il latte il gruppo inglese pensa di estendere progressivamente a tutti i prodotti presenti sui propri scaffali questa etichettatura ambientale. Quello dell’impatto sull’atmosfera derivante dall’allevamento animale, e da quello bovino in particolare, è un problema ben noto negli ambienti della ricerca. Tutti siamo al corrente del fatto che una mucca, per funzionare correttamente produce una grande quantità di metano, dai 100 ai 200 litri al giorno (!). Si sa anche che il metano è un gas ancora più nocivo, dal punto di vista dell’effetto serra, del CO2. Gli inglesi hanno studiato…a fondo…la questione. Ne risulta uno studio serissimo, che mette in rilievo come l’allevamento bovino, a livello di una nazione, abbia un impatto tutt’altro che indifferente sulle emissioni di gas nocivi. Contrariamente a quanto comunemente si crede, il metano non…fuoriesce...dalla parte posteriore dell’animale, ma dalla bocca, con dei micidiali borborigmi che però passano quasi inosservati per via delle più sonore, “aromatiche” e pirotecniche flatulenze. La soluzione del problema potrebbe stare proprio in questo piccolo scoop in quanto una squadra di ricercatori dell’università del Galles ha individuato alcune varietà di erbaggi in grado di diminuire drasticamente le pestifere esalazioni. Quest’erba riuscirebbe a meglio convertire in glucosio il metano prodotto negli stomaci dei ruminanti. Inoltre contribuirebbe ad arricchire di prezioso azoto il terreno di coltivazione, permettendo un minore utilizzo di fertilizzanti. Se gli esperimenti condotti dalla divisione Sustainable Dairy Group di Tesco (Gruppo Latte Sostenibile) in collaborazione con alcuni allevatori si riveleranno positivi, si potrà ipotizzare di cambiare progressivamente la dieta erbacea nelle fattorie. Così in futuro pure la nostra Lola potrà sperare in un alito più fresco, anche se con una punta di diabete… Categoria: Idee, progetti ed eventi, Rifiuti
Ottima trovata, questa della Tesco. Spesso il consumatore sottovaluta (o ignora) molte fasi del processo produttivo di un bene...indicando il carbon footprint di ogni prodotto si è più consapevoli di quanto possa incidere sull'effetto serra anche un genere alimentare "naturale" come il latte. Per quanto riguarda le erbe "antimetano", scopriamo quali sono, che ho un po' di gonfiore di stomaco!! :-)))) battute a parte, la ricerca è interessante, bisogna valutarne la fattibilità (costi...
Scritto da Sergio Simioni il 25/8/2009 alle 11:39
...costi per sostituire queste erbe a quelle già presenti nei pascoli in questione, compatibilità con l'habitat, e non da ultimo, il SAPORE. Cosa tutt'altro che banale, perchè ricordiamo che le caratteristiche aromatiche peculiari delle innumerevoli varietà di formaggi derivano non solo dal metodo di produzione, ma anche dagli "aromi" ingeriti da Lola, Bruna e Bianchina...
Scritto da Sergio Simioni il 25/8/2009 alle 11:42 |
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