La sostenibile leggerezza dell'innovazioneinserito il 23/2/2010 alle 15:28
I tempi sono grevi di pessimistiche prospettive su ogni fronte di un’economia accerchiata, e mentre il mantra corale di chi non sa più a quale santo votarsi invoca il nuovo idolo dell’innovazione, a determinare la sopravvivenza o l’infausta sorte di un’azienda è la sottile, impalpabile differenza tra superfluo ed essenziale. La parola d’ordine, ironia della sorte, è “leggerezza”. Leggerezza nei prezzi, tanto per cominciare: mai come adesso il consumatore è stato più attento alla convenienza dei propri acquisti. Ciò non significa che un prodotto debba costare meno di un altro, ma l’assoluta necessità di valere ogni centesimo del suo prezzo. Un esercizio tutt’altro che semplice e che ha regalato più di una notte insonne a chi deve trovare il giusto “mix” e bilanciare volumi e prezzi. Leggerezza negli assetti industriali e commerciali: le aziende, tutte quelle che finora sono ancora in corsa, si sono dovute “ridimensionare”, diventare più snelle e competitive, quindi adattare le loro infrastrutture alla nuova dimensione di un mercato che si è ristretto all’essenziale dopo che lo scoppio della “bolla” ne ha rivelato la reale entità. Leggerezza nell’impatto sull’ambiente: no, non era una trovata di marketing, e chi se n’è accorto troppo tardi ne sta pagando le conseguenze. Da qui in avanti quello del verde è il nuovo modello di business, punto. Non si torna indietro, e tanto più la cultura della sostenibilità è radicata nei geni di un’azienda, tanto più naturalmente sfuggirà al mortale abbraccio del pantano della crisi. Quasi nessuno è più disposto ad acquistare prodotti inefficienti e inquinanti, anche a prezzi imbattibili. Al momento dell’acquisto tutti invece si preoccupano, nel caso degli elettrodomestici, di capire consumi di acqua e detersivo, efficienza energetica e riciclabilità del prodotto. A tutti piacciono ancora il design accattivante, le prestazioni di alto livello e le funzioni innovative che facilitano la vita e si adattano, come fossero su misura, al proprio lifestyle. Tanto più la cultura dell’innovazione è radicata nei geni di un’azienda, tante più possibilità avrà di sopravvivere e tornare a crescere.
Tutto ciò si può definire “innovazione sostenibile”. Le insidie però sono molte, a cominciare dalla sottile linea di demarcazione tra innovazione vera e gadget inutile, tra sostenibilità vera e quella di facciata definita “greenwash”, tra superfluo ed essenziale. Per placare lo spettro della recessione non basta aggiungere una manopolina o una funzione di cui nessuno ha bisogno per poi tingere di verde pubblicità zeppe di geniali trovate di comunicazione, pensando così di aver espiato la propria miopia strategica. Non a caso stanno emergendo aziende, che pur avendo sofferto le recenti tormente e subito dolorose ristrutturazioni, hanno mantenuto la rotta, forti della propria esperienza di innovazione e di sostenibilità. Ma questo vuol dire continuare a crederci, e quindi a continuare investire nell’innovazione sostenibile in termini di mezzi, uomini e programmi.
la rivista americana Fast Company ha appena stilato la classifica delle aziende più innovative al mondo (Whirlpool Corporation è al quinto posto delle aziende “consumer”). Ognuno dei primi dieci classificati si distingue per soluzioni innovative legate alla salvaguardia delle risorse naturali.
Sicuramente non è un caso. |
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