Grazie, scusi, tornerò!

Volete spararvi un bel piattino di cavoli miei tagliati fini fini? (il blog è mio, per ora, per cui realisticamente non vi è consentito dire di no). Stamattina, mentre ero sull’autobus per andare al lavoro alla “mia” azienda cosmetica Carter’s, un omone grande e grosso mi ha dato un mega spintone.

Ve lo dico subito: non era nero, rosso o giallo, nè tinta unica, nè a fantasia. Il che, abitando a Milano, merita di essere sottolineato. E’ un ragazzone che conosco, ingegnerone e di buona famiglia: bianchissimo. Per farla breve, il tipo trussa, mi fa scivolare e se ne va facendo finta di niente. E io resto lì, fianco dolente a ripetere tra me e me: “Ehi, ma io sono una signora!”. Beh una signorina, ma non sottilizziamo. Il punto è un altro.

Mia zia Mary direbbe che non esiste più la cavalleria. Il guaio, penso io, è che non esiste più la buona educazione. Lo so, lo so, voi penserete: ma questa da dove viene? ha cento anni? Aggiungendo un bel “chissenefrega” che magari mi scriverete pure.

Però, se credete, vi faccio riflettere. Avete notato che ultimamente non si fa che parlare della figura della donna strumentalizzata dall'”immagine deforme e grottesca che ci propinano tv e pubblicità“? (Cito testuale la Gonzales, presidente dell’ordine dei giornalisti della Lombardia, perchè io “grottesca” non so manco cosa significhi). Certo anche a me le Pupe e i Secchioni hanno fatto un po’ pena (entrambi, però), ma per dieci secondi, poi ho cambiato canale. Invece, il trussone me lo sono dovuto sorbire per intero. E nessuno mi ha difeso sull’autobus! Che cosa voglio dire? Io non mi sento svilita dalle tette al vento (purchè non siano le mie chiaramente), ma mi sento svilita dalla maleducazione. E quella, vediamo chi mi contraddice, è colpa delle nostre mamme che non l’hanno insegnata ai loro bei bamboccioni, non delle Veline. E mi sento ancor più svilita dal fatto che sia una questione assolutamente sottovalutata, per il semplice fatto che non può essere strumentalizzata.

Sbaglio?

(ps: Se “scusi” non è nel vocabolario del mio compagno di viaggio, fate caso a quanti dribblano qualsiasi ostacolo pur di non dire “grazie”. Ci sarebbe da scriverne un trattatello di psicanalisi!)

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4 risposte a Grazie, scusi, tornerò!

  1. Zia Mary scrive:

    Sembri più vecchia di me! Non potevi semplicemente prenderlo a calci?

  2. Jo scrive:

    Uno dei ricordi davvero belli che ho di
    mio figlio, oggi quasi 15enne è quello di una sera nel baracchino che vende kebab davanti alla stazione. Fece in gesto di gentilezza verso il signore che vendeva. Un gesto semplice ma sufficiente a colpire quell’uomo arabo trattato troppo spesso con disprezzo malgrado il bel servizio che fa’ a tanti clienti. Quel bambino gli aveva sorriso e lo aveva trattato con cura. Cosa a cui Stefano è sempre stato abituato. Di fronte alla richiesta di un bicchiere d’acqua quell’uomo gli regalo’ una bottiglietta. Stefano era rimasto colpito e ne parlo’ per giorni. Basta davvero un po’ di educazioene, dei sorrisi e non cambieremo il mondo, ma lo facciamo sentire
    migliore.

  3. Giuli scrive:

    Il problema è che le veline cominceranno presto a diventare anche mamme…e lì allora non ci sarà speranza…

  4. Jasna scrive:

    Istintivamente risponderei come tua Zia. Ma essendo “una signora” … una mamma che deve educare due bimbi, devo essere più diplomatica e darti ragione su ogni punto. sono cresciuta in una famiglia sgangherata… ma la cosa che non è mai venuta a mancare è la buona educazione , il rispetto nei confronti di chiunque. cerco tutti i giorni di trasmettere questi valori ai miei bambini. Abito in un paesino nella straordinaria provincia Varesina dove i rapporti umani sono ancora importanti, ma basta spostarsi di qualche km arrivando a Gallarate per trovare la maleducazione fatta a persona . e lo dico a ragion veduta, per il semplice fatto che Ezio il mio bimbo di 5 anni è molto estroverso e solare e quando incontra qualcuno lo saluta con un semplice ciao! a un saluto si risponde con un saluto a casa mia , soprattutto se questo è fatto da un bambino. alla fine pero vedendo il rammarico nei suoi occhi nei confronti di chi non lo risalutava , io e suo padre gli abbiamo insegnato a qualificare la persona come maleducata.

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