Ho provato: la casetta dell’acqua

Casetta dell'acqua

Uno dei temi centrali della sostenibilità alimentare è proprio quello dell’acqua. Negli ultimi tempi sono spuntate  in ogni cantone della nostra provincia le cosiddette “casette dell’acqua”. Un fenomeno alquanto interessante, poiché accomuna in un unico trend, in decisa ascesa, sia chi vuol semplicemente risparmiare sia coloro che vogliono salvaguardare l’ambiente.  Si risparmia perchè un litro d’acqua  “della casetta” costa solo 5 centesimi, contro un prezzo che oscilla tra i 15 e i 33 centesimi delle acque inbottigliate; si rispetta l’ambiente perché si evita così di utilizzare le tanto vituperate bottiglie di plastica con tutto quello che comportano anche in termini di trasporto e stoccaggio. Ho voluto provare in prima persona.

Carica acqua

Mi attrezzo con un grazioso cestino rosso, €3,  e  6 bottiglie di vetro con quell’irresistibile tappo retrò (tecnicamente “tappo meccanico”), €1,67 cadauna per complessivi €10,02. Un investimento iniziale tutto sommato modesto di €13,02, ma in quanto al risparmio, per ora sono in perdita. Mi reco quindi ad una  casetta che si trova lungo uno dei miei percorsi abituali. Il motivo è che se devo salvaguardare l’ambiente, voglio evitare di dover fare chilometri in macchina solo per procurami l’acqua. La prima impressione è di pulizia, semplicità e razionalità. Facilissimo posizionare la bottiglia senza toccare alcuna parte dell’apparecchio, a garanzia dell’igiene. Ancor più facile inserire i pochi centesimi e scegliere il tipo di acqua desiderata, naturale o frizzante. Tempo totale, compreso i tempi di parcheggio e “ripartenza dai box”, per il rifornimento del mio cestino, tre minuti e mezzo. Questa fase mi ha decisamente convinto. Me ne torno quindi a casa col prezioso malloppo per la prova con le mie cavie.

 

cassetta acqua

 

Come si testa un’acqua minerale? Girando in rete scopro sul sito di un noto mensile femminile un gioiellino di articoletto nel quale lo chef  televisivo Simone Rugiati veste i panni dell’ “idrosommelier” e spiega, molto seriamente, come degustare l’acqua. Si tratta, nell’ordine, di versare – facile, ce la possiamo fare – e osservare il liquido verticalmente e orizzontalmente per individuare eventuali corpi estranei. Non avendola pescata in un acquitrino non mi sorprendo nel costatare l’assenza di intrusi. Si passa poi ad un primo assaggio, d’impeto, per verificarne la freschezza. Ok, mi pare fresca, anzi, freschissima! Si tratta poi di berne un altro sorso di esattamente 15ml – non posso garantire, vista anche la mia “cilindrata” – e mantenerlo in bocca sulla lingua, ad occhi chiusi (facile), per poi far scivolare l’acqua verso il fondo del palato e deglutire. Naturalmente soffoco e mi strozzo, e devo ripetere l’operazione. Stavolta riesco a percepire sapidità e acidità. Sta funzionando. Ripeto di nuovo, aspirando anche un po’ d’aria. Decisamente piacevole e sicuramente meglio dell’acqua in bottiglia di plastica che compro abitualmente!! L’acqua della casetta è PIU’ BUONA di quella che bevo normalmente. Solo per questo la comprerei ad un prezzo più elevato, ma addirittura la sto pagando quasi sette volte meno.

Facendo due conti, stabilisco che nel mio caso particolare andrei in pari dopo circa 45 litri, cioè un paio di settimane, visto il consumo quotidiano di circa tre litri. Dopodiché risparmierei la cifra non indifferente di €25 al mese, ovvero €300 annuali.  Mica male, soprattutto se l’acqua è più buona. Ma è anche sicura?

Mi documento. Funziona così: le casette sono collegate alla rete idrica del comune di pertinenza, quindi è l’acqua dell’acquedotto, già controllata con standard igienico-sanitari molto elevati. Viene poi microfiltrata, sterilizzata agli ultravioletti e infine viene rimosso il cloro che potrebbe contenere. Si può concludere ragionevolmente che quest’acqua è più che sicura.  In sostanza è la versione pubblica di quegli apparecchi che si possono installare anche in casa propria. Praticamente sto comprando acqua del rubinetto,  ma col servizio aggiuntivo di un ulteriore trattatamento, refrigerazione e gasificazione.

Carica acqua 1

Per quanto riguarda, gusto, sicurezza e risparmio, ci siamo. Ma l’impatto sull’ambiente? Utilizzo i dati diffusi dall’Osservatorio Rifiuti della Provincia di Varese, ripresi da numerosi mezzi d’informazione, per fare un calcolo della mia “impronta” personale: con i miei 90 litri mensili, evito l’utilizzo di ben 60 bottiglie di plastica da 1,5 lt, per un peso complessivo di 2,4 kg di PET; per produrli si sarebero impiegati 4,81 kg di petrolio e altri 42 lt d’acqua, con l’emissione di 5,53 kg di CO2 e 60g di NOx . Tutto questo in un mese e per un solo nucleo familiare! C’è da dire anche che con la raccolta differenziata, il PET viene riciclato, attutendo l’impatto sull’ambiente, ma tutto sommato l’esperienza si è rivelata più che positiva.

In conclusione, semaforo verde – è il caso di dirlo! – su gusto, risparmio e ambiente. Tre ottimi motivi per cambiare, e per quanto mi riguarda: Casetta dell’acqua adottata!

 

 

3 pensieri su “Ho provato: la casetta dell’acqua

  1. ritengo che la diffusione delle casette dell’acqua sia una cosa molto intelligente, a Varese ne conosco 2: una posizionata a Casbeno e la seconda zona Bustecche.
    Ritengo che sia utile che il comune provveda ad installarne almeno una per ogni rione.
    Io abito in zona Belforte e credo sia utile piazzarne una in zona macello.
    Spero tanto che ciò avvenga quanto prima.

    1. Buonasera,
      noi in famiglia siamo solo in due, 6 bottiglie ci durano 6 giorni, secondo lei in questo tempo l’acqua non “va a male”?

      1. Buonasera Veronica, se per “andare a male” intende la perdita del gas, dipende dalla tenuta delle bottiglie, e anche dal grado di “gasificazione” all’origine. Ho notato delle differenze tra una “casetta dell’acqua” e l’altra, tra le varie che ho utilizzato finora.

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