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Scarponcini da viaggio, con cravatta

 

Passeggiata Fabriano 3

Durante un recente viaggio di lavoro, mi ero portato dietro i famigerati scarponcini squarciati. Alzandomi un po’ prima sono riuscito a “muovermi” per la campagna marchigiana intorno al mio albergo, con grande soddisfazione. Il tutto senza inficiare sul nutrito programma di lavoro, direi anzi con un certo beneficio sulla tonicità e sul livello di attenzione.

Passeggiata Fabriano

Per chi, come me, tende ad indulgere nell’ozio e a rifuggire da ogni sforzo fisico, le scuse per non “muoversi” sono legioni. Innanzitutto non è mai il momento giusto, vuoi per gli impegni invariabilmente inderogabili, vuoi per lo stress opprimente che impedirebbe di dedicare interamente la nostra mente a questa mistica attività, come se dovessimo sostenere un esame di fisica nucleare. Poi non ci si trova mai nel luogo giusto, o con le giuste condizioni meteo, quasi stessimo organizzando un matrimonio. La verità è che chi è davvero motivato trova sempre una via, nel nostro caso anche un semplice sentiero, mentre gli altri trovano scuse. Nel ribadire il concetto di non aspettare che tutto sia perfetto quando si tratta di compiere il primo passo, mi accorgo che anche in quelli successivi è necessaria una buona dose di motivazione. Quando dedicare un po’ di tempo all’attività fisica? Ora! Dove farlo? Qui!

Il trucco è di prefissarsi degli obiettivi alla nostra portata, facilmente gestibili e che non sconvolgano la nostra vita, perché allora incombe la rinuncia e le comode scuse sorgono spontanee. Occorre anche approfittare delle occasioni che si presentano all’improvviso, operare costantemente delle piccole scelte, come usare le scale anzichè l’ascensore quando si tratta di raggiungere il primo o il secondo piano (poi man mano che si progredisce, si sceglierà di farlo anche per il terzo e il quarto piano). Uscire dalla locanda tre quatri d’ora in anticipo per girarsi la campagna circostante, malgrado il luogo sconosciuto, malgrado la leggera pioggia, malgrado i pensieri di lavoro, malgrado non fosse tutto perfetto, è stata tutto sommato un piccola scelta, facile e gestibile, ma che mi ha permesso di continuare a muovermi. Un piccolo contributo, ma costante, al cambiamento di stile di vita.

Passeggiata Fabriano 1

Nel mio personalissimo cammino verso Expo, uno dei tanti possibili, sono importanti anche questi minuscoli passi, irrilevanti nell’ordine generale delle cose, ma per me vere e proprie micro-conquiste, con la speranza di poter ispirare altri “diversamente sportivi”. La telefonata del mio ufficio stampa, ricevuta in mezzo alla natura e sotto una pioggerellina insistente, è stata poi un’esperienza rivelatrice di quanto i problemi appaiano diversi, meno spaventosi e quasi irrisori, se solo si cambia il contesto e si considerano da una prospettiva leggermente diversa dal solito. Sarà un’impressione, ma le soluzioni sembrano apparire anche più facilmente, come fossero incise nella corteccia dei lecci onnipresenti, o sussurrate dalla brezza pur gelida. Cose già note, ma quando si provano sulla propria pelle fanno tutto un altro effetto!

 

Itinerario n.2: San Clemente di Sangiano

conquista S Clemente

Dopo l’epico esordio nel bel mezzo di una battuta al cinghiale (qui il link al post) mi sentivo pronto e carico per una seconda avventura pedestre. Decidevo di cimentarmi in un percorso un po’ più impegnativo, anche se non particolarmente lungo: dal Picuz di Sangiano fino alla chiesetta di San Clemente, in cima al monte (sempre di Sangiano). Quasi 2 km di sterrato con una ripidissima salita finale di ben 300 mt. Gli scarponcini della misura giusta ancora non erano arrivati, ma decisi di farmene una ragione e, come la prima volta, non mi lasciai scoraggiare, pregustando la meraviglia di conquistare quell’affaccio mozzafiato sul lago Maggiore e sui monti circostanti.

mappa S Clemente

E mozzafiato fu, in tutti i sensi, quella via crucis redentrice di ogni peccato gastronomico, ultimo, tremendissimo ostacolo prima di accedere allo straordinario spettacolo di un panorama senza eguali. Il lago di un azzurro intenso, incastonato tra i monti innevati, sotto un cielo terso e benevolo, si offriva a me in tutta la sua maestosità a premiare il mio sacrificio di qualche litro di sudore e un paio di polmoni ancora servibili.

San Clemente1

Infilata la via Monte Nero, a fianco del Municipo di Sangiano, e dopo lo sterrato che dal bivio del Picuz porta all’abitato di San Clemente, inizia la salita vera e propria, punteggiata dalle stazioni lignee della via crucis (qui maggiori dettagli sull’itinerario). Distrattamente guardai le prime tre o quattro cappelle, poi quando la salita si fece più dura cominciai a scrutare con attenzione i bassorilievi per cercare di capire quanto ancora mancasse alla meta.  “Ma quante sono le stazioni della via crucis?” Tentavo disperatamente di riordinare i ricordi da chierichetto, che si facevano sempre più confusi, colpa  forse del debito d’ossigeno.

Via crucis S Clemente

L’erta finale era micidiale. In preda allo sconforto, e a un pizzico di ipoglicemia, presi a commiserarmi per il peso della mia croce. “La Sua era di certo ben più pesante” pensai, e mi vergognai.  In quel momento preciso mi parve però di sentire un sollievo, di colpo ero più leggero, come se qualcuno mi avesse preso sottobraccio per accompagnarmi negli ultimi metri, ma non potrei giurarlo.

San Clemente2

La bellezza della natura e dell’ingegno umano sono un potentissimo rimedio contro ogni male dell’anima e del fisico, e l’umile chiesetta del nono secolo, già contesa tra le diocesi di Como e di Milano, oggetto di risse memorabili tra chierici e fedeli delle due fazioni, con la sua cornice di laghi e di montagne, ebbe ben presto ragione del mio affanno. Il gioco ne valse sicuramente la candela, e la soddisfazione dell’aver spostato, anche se di poco, il mio limite, arricchiva il premio di cui già mi riempivo gli occhi.

Chissà dove potrò arrivare con le mie scarpe nuove? Non perdetevi le prossime puntate.

San Clemente

 

Non aspettare che tutto sia perfetto

promenade dans les bois…Quel momento non arriverà mai, semplicemente inizia. Con questo banale aforisma “da cioccolatino” si potrebbe perfettamente descrivere il mio esordio nel mondo dei fisicamente attivi. OK, dalla foto sembro più un pingue contadino-possidente del tardo Ottocento che un agguerrito e modeno trekker, ma ci vuole un inizio per tutto.

Non ho certo aspettato che fosse tutto perfetto, ben lungi. Per cominciare il tempo era gelido, e la neve caduta di recente ingombrava il sentiero. Avevo anche un rimasuglio di raffreddore, ma soprattutto le annunciate scarpe ordinate in rete erano sì arrivate, ma di un numero sotto il mio. Ci ho provato a far finta di niente, indossandole per oltre un’ora nel tentativo di convincermi che in fondo potevano andar bene. Dovevo arrendermi all’evidenza, mi facevano male, furiosamente.

timberland piccole

Senza perdermi d’animo escogitavo un piano B e recuperavo dalla cantina un paio di vecchi scarponcini squarciati. Con un buon paio di calze sarei riuscito a tenere a bada il freddo per almeno un paio d’ore. Mi imbacuccavo poi con quel che mi capitava, un vecchio giaccone di panno, lo sciarpone Vuitton, guanti di pecari, i miei fedeli jeans, berretto di cashemire regalato dai suoceri a Natale e un bastone da allevatore di bestiame. Sì, forse la cravatta la potevo anche evitare…

Scarpone squarciato

Prontissimo, caricavo le cagnette sul pandino 4×4 e convergevo sul rione Mirabella di Gemonio, da dove parte un sentiero piuttosto in piano che collega Gemonio ad Azzio.

L’obiettivo era quello di acclimatarmi, come lo farebbe un alpinista sulle pendici dell’Himalaya prima di sfidare la vetta. Siamo sui primi contrafforti del Campo dei Fiori, sotto Orino, e da qui si vede benissimo la mia futura meta. Il mio percorso di oggi prevedeva l’arrivo nei pressi dell’agriturismo Terra Libera di Azzio.

mappa walking

A circa metà del cammino sentivo d’improvviso un gran vociare, rumori di rami rotti, corsa sfrenata attraverso la boscaglia. Poi una scarica di fucilate, fortissime, vicinissime,  e  un uomo che gridava concitato “E’ grosso, è grosso! Occhio ai cani! Qui per portarlo via dovremo metterci in sei!”. Surreale. Per un attimo mi sono leggermente preoccupato, poi ragionando ho intuito che si riferivano ad un grosso cinghiale, abbattuto poco dopo dal resto dei fucilatori appostati più in basso.

Per oggi poteva bastare, decidevo di non finire impallinato e facevo dietrofront, seguito docilmente da Milla e Bubu che sembravano approvare il rientro anticipato. Comunque avevamo camminato per un’ora buona. Troppo presto per il calcolo delle calorie e ogni altra considerazione statistica, non sono ancora entrato nella mentalità. Per ora mi sono goduto una tranquilla, o quasi, camminata nel bosco in compagnia dei miei cani. Domani ritorneremo, cercando di spingere più in là il nostro modestissimo limite. Irrisorio, forse, ma il concetto è proprio questo: muoversi, un passo alla volta!

 

 

Il primo passo

Più sani per cambiare il pianeta, fare attività fisica per diventare più sostenibili. Da dove comincio? Mi sento una pesante responsabilità, se ce la faccio io, ce la possono fare tutti, e il mio caso potrebbe essere di esempio a migliaia di diversamente sportivi. Coraggio! Ispirato dal bell’articolo di Davide Cionfrini sull’ultimo numero di Focus, decido che il forte di Orino, panoramico baluardo della città di Varese ad un’ipotetica invasione Austro-ungarica dai confini elvetici, costituirà uno degli obiettivi principali del mio programma “proviamo a cambiare stile di vita”. Articolo Orino Cionfrini Focus Una sana attività fisica dovrebbe, secondo il comune sentire sostenìbile, condurre a maggior consapevolezza del proprio benessere fisico e di conseguenza ad un diverso modello di consumo. Dice Massimo Cirri, nota voce di Radio2 nella fortunata trasmissione Caterpillar“Questa crisi può essere l’ocasione giusta per cambiare il proprio stile di vita. In meglio”.  Ci voglio credere.

Anche in azienda quello di uno stile di vita attivo è molto in voga: “io sono un runner” mi ha dichiarato, perentorio e al primo abboccamento il mio nuovo capo. Fantozzianamente sentivo l’irrefrenabile tentazione di rispondergli “anch’io”. Non ce l’ho fatta. Molti nella top leadership aziendale vantano tempi kenyoti sulla mezza, singola e doppia maratona, e non è infrequente avvistarli nelle loro splendenti e aderenti armature fluorescenti prima dell’alba sulle strade della nostra provincia, bardati di sofisticate apparecchiature elettroniche. E neppure è infrequente vederli correre fianco a fianco con operai della linea, o semplici impiegati. Qui conta solo il fiato e la preparazione. la sezione podistica del CRAL aziendale vanta in effetti una lunga tradizione. Che sia anche un modo di azzerare le distanze gerarchiche, promuovendo inoltre una coesione sociale davvero democratica perché questo sport è alla portata di tutti? Ci ritorneremo. Comunque sono bellissimi, ahimé irraggiungibili. Per noti e pregressi motivi fisici, è escluso per me qualsiasi tipo di corsa podistica. Per il momento decido di optare per delle semplici passeggiate, meno trendy ma più accessibili, specie per un improvvisato neofita come me, senza adeguata preparazione né monitoraggio medico. Ogni cosa a suo tempo.

Preso dall’entusiasmo, decido seduta stante di acquistare tutto l’equipaggiamento adatto al mio folle piano: un bel paio di pedule, o scarponcini da passeggio. Mi reco quindi in un negozio di articoli sportivi, la cui vetrina è un tripudio di scarpe tecniche nei colori più sgargianti. Il commesso, con aria di commiserazione e sospetto, mi spiega che hanno tutto per il running, il calcio e il calcetto, ma di pedule non ha proprio mai sentito parlare. Senza perdermi d’animo attraverso metà provincia per raggiungere una megastore dell’abbigliamento sportivo. Appena entrato mi accorgo subito che mi sono infilato in un altro tempio del running; scarpini colorati a perdita d’occhio, tutine aderenti fluorescenti, GPS contapassi/misura-falcata/battito cardiaco/analisi-della-corsa-in-tempo-reale che neanche ai box della ferrari… Batto in ritirata, ma non mi do per vinto. ScaponciniDecido di smettere di inquinare la provincia con le emissioni del mio mezzo, e mi affido alla rete. Vittoria! Dopo poco, “acquisto con 1 click”, uno splendido paio di scarponcini di nota marca paninara, mi si conceda l’amarcord, concepiti per la camminata simplex. Consegna mercoledì.  Per adesso il forte di Orino rimane inespugnato, comincerò tra qualche giorno la mia salutare trasformazione. Non vedo l’ora, ma sono sfinito e ancora non ho fatto un passo! La via della sostenibilità individuale potrebbe essere più ardua di quel che m’immaginavo, ma vado avanti. Mi organizzerò meglio. Vi terrò informati, non perdete d’occhio questo spazio.