Da dimagritore pluri-recidivo ho acquisito una certa esperienza dei complicati meccanismi dell’animo umano in materia di diete. Uno degli aspetti certamente sottovalutati dai dietisti novelli è quello che io chiamo “le regard des autres”, ovvero il peso dello sguardo e del giudizio altrui, quest’ultimo costantemente espresso in forma ironica e scherzosa. “I grassoni fanno ridere, sono simpatici e bonaccioni, non c’è nulla di male a scherzare con loro”, è il luogo comune dietro a questi continui attacchi, anche se rivolti involontariamente e allegramente.
Tutto parte dal comune sentire che se uno è grasso è colpa sua, esclusi rari casi di conclamati scompensi ormonali. Quindi “te la sei cercata, non ti lamentare troppo di esser preso in giro, c’è poco da far la vittima!”. Il grassone è dunque piagnone, pigro, incostante, non ha carattere né volontà, non ha amor proprio. In una parola è “diverso” e “debole”. Ecco, mi son scappati i paroloni! Homo homini lupus, il branco fa in fretta a sbranarti.
Il momento più pericoloso è l’inizio. E’ già difficile personalmente poiché il cammino è tutto in salita: cambiare il proprio modo di mangiare, anche solo nelle quantità, è durissimo; fare attività fisica, per chi non è abituato, è altrettanto duro. I risultati ancora devono venire e sono del tutto invisibili al mondo esterno, e il mondo esterno ignora la durezza della battaglia, il valore delle conquiste, i sacrifici finora compiuti .
Ogni dieta è una specie di guerra personale, fatta di molte battaglie, alcune perse e alcune vinte. Si sa benissimo che è difficile vincere una guerra senza concedere tregue, piccoli momenti di rilassamento per riorganizzare le proprie forze, rinsaldare la propria volontà e poter continuare così l’assedio. Nel corso di una dieta può voler dire concedersi uno strappo, controllato. Così una pizza, una birra o un mezzo bicchiere di vino, diventano subito oggetto di scherno.” Bravo, è così che fai la dieta! Ma chi vuoi prendere in giro!”. E’ avvilente, e non si può nemmeno ingaggiare tenzone verbale, poichè l’avversario possiede l’arma assoluta: “basta guardarti. taci!”. Allo stesso modo e invariabilmente, al momento dei pasti tutti diventano improvvisamente esperti, sulla sola base di una linea migliore di quella del grassone di turno. E vai di consigli, critiche, stroncature alla dieta che si sta cercando si seguire con mille difficoltà. Chiunque è autorizzato a sputare sentenze e pareri autorevoli. Inutile discutere, l’argomento finale lo conosciamo: “ma basta guardarti! taci.”
Ci sono poi i perversi, che non appena gli dici che stai cercando di seguire una dieta, si trasformano in diavoli tentatori e cercano di corromperti con ogni mezzo calorico a disposizione. “Ma dai, perchè non ordini questo bel piatto di lasagne? Che ne dici di un bel tiramisù? Non farai mica storie per una volta, non mi vorrai offendere?”.
Dovendo condividere un pasto con altre persone, ho imparato a dichiarare di soffrire di malattie immaginarie come la “gastrite convulsa” o il “reflusso anastatico”. Molto di moda anche le allergie e le intolleranze: basta solo un accenno e tutti gli “esperti” (chi ne soffre davvero in genere non dice nulla o ne parla in modo sensato, così come chi ne capisce qualcosa) si precipitano nella breccia a far sfoggio della propria abissale ignoranza al grido di “anch’io, anch’io!”. Scampato pericolo, si può quindi ordinare in tutta tranquillità la nostra verdura al vapore e il pesce alla griglia, accompagnati da mezzo calice di buon bianco.
La soluzione? Fare esattamente come dicono loro: smettere di fare la vittima e lamentarsi, perché ci sono delle buone notizie, e un lieto fine. Innanzitutto ci si accorge anche di avere molti amici, che sostengono la propria scelta e la incoraggiano. Spesso sono insospettabili, e ciò fa molto piacere. Si nota poi, man mano che i risultati diventano più visibili, un cambiamento radicale nell’atteggiamento degli altri. Il loro “sguardo” cambia, e testimoniano stima e rispetto.
Stranamente siamo passati da deboli e senza volontà a determinati e virtuosi, ma noi siamo rimasti esattamente gli stessi. Ora sono di nuovo all’inizio, anche se il percorso è più breve, ma so che pure la percezione di questo stesso post cambierà da qui a qualche mese. E’ una sensazione strana, ma ci si può abituare. Lo so bene, per averlo provato sulla mia pelle. Più volte.