Trevor, studente di quarta al Liceo “Sereni” di Luino, racconta la situazione sociale del Venezuela, dove sta trascorrendo l’anno scolastico 2013/14.
La situazione a Mérida è tornata pressoché normale. Sí, è tornata, perché a partire dal 12 febbraio, più o meno, (#12F sulle reti sociali) la situazione qui era cambiata molto. L’ultima volta che vi ho scritto era dicembre. Da allora sono cambiate un po’ di cose. Le feste le avevo passate molto bene, eravamo andati in crociera a Curacao, Colon, Cartagena (città stupenda) e Aruba; le vacanze purtroppo finirono e tutti tornammo alla routine quotidiana.
Come detto, però, il 12 febbraio cambiò qualcosa. In occasione del Día de la Juventud (Giornata della Gioventù) moltissimi studenti, ai quali più tardi si sono uniti molti altri venezuelani, decisero di iniziare a protestare per lo stato di insicurezza in cui si trova il Paese e per la situazione economica della quale vi faccio un breve esempio. Un giorno sono andato con mia mamma a Farmatodo (una catena di supermercati), la fila per entrare era interminabile, a occhio una cinquantina di metri. Una domanda sorge spontanea: perché? la risposta? era arrivato un camion di carta igienica e la coda era quasi tutta per poterne comprar un pacco, sì, un solo pacchetto perché a ogni persona era stato dato un ticket che dava diritto a entrare ma non a comprare tutto ciò che voleva o poteva. Infatti, per determinati beni è permesso acquistare una quantità limitata per persona. Mi spiego meglio, alcune cose non arrivano molto spesso ai supermercati perché, come dicono qui, “hay escasez” ovvero “c’è carenza”, di cosa? di beni di primaria necessità (carta igienica, latte, l’utilizzatissima farina di mais solo per citarni alcuni) e di questo la popolazione si era da tempo stancata e aspettava solo un pretesto per iniziare a protestare. Il pretesto si presentò quando, senza apparente motivo, fu arrestato uno studente e di conseguenza gli studenti universitari iniziarono a protestare. In pochi giorni la situazione peggiorò, le lezioni furono sospese, in città arrivò la guardia nazionale e nel Paese morirono addirittura delle persone. Il carnevale e la Feria del Sol (con le corride), che avrebbero avuto luogo i primi giorni di marzo, furono annullate e anche il viaggio alla Gran Sabana organizzato da AFS fu posticipato. Molte strade della città erano bloccate da barricate, venivano bruciati copertoni e immondizia e in quel periodo era molto di più il tempo che passavamo in casa non facendo praticamente niente che quello speso fuori dalle quattro mura.
Per il Governo però non stava succedendo niente, immagini dell’anno scorso, di gente felice, a carnevale, in settimana santa, al mare, godendosi la vita venivano trasmesse dalla televisione di Stato quando la realtà del Paese era un’altra.
La realtá del Paese è un’altra.
La realtà del Paese è un Governo dispotico, assolutista, non c’è più libertà di stampa, alcune emittenti sono state oscurate perché dicevano la veritá, raccontavano quello che sta succedendo. Grazie ai social network e a internet, però, le notizie si sono diffuse rapidamente e molti Paesi hanno dimostrato solidarietà, finalmente i social servono a qualcosa!
Ciò nonostante in poco tempo la situazione nella mia cittá è tornata normale, niente più baricate, niente più proteste, niente di niente. Sembra non sia successo nulla, sembra che le molte vite perdute siano andate sprecate. Spero non sia stato inutile il loro sacrificio. Il Venezuela è un Paese bellissimo, è in una posizione strategica nel Mar dei Caraibi, è ricco di minerali, insomma ha di tutto eppure è caduto in una crisi profonda, così profonda che la gente è costretta a fare file interminabili per entrare a un supermercato. Il Venezuela è un Paese che potrebbe avere tutto però non ha quasi niente. Questa gente merita una patria migliore, merita un Governo migliore, un Governo che gli dia qualcosa perché loro hanno dato molto a me e perché non è ammissibile vivere come vivono molti venezuelani, nella paura.