Noi pittori di Crocifissi

1983 Bergoro di Fagnano Olona, dipingendo l'affresco nell'abside

1983 Bergoro di Fagnano Olona, dipingendo l'affresco nell'abside

Ho dipinto e scolpito Crocifissi in decine di Chiese ed edifici pubblici e su commissione di privati, e spero di continuare a dipingerne sempre, perché è un tema che mi coinvolge profondamente.
Sempre mi sono attenuto a due regole fondamentali per dipingere o scolpire questo tema: 1) Rispettare umilmente e devotamente il committente e le sue esigenze e necessità e cercare professionalmente di realizzare l’opera al meglio delle mie capacità e possibilità, puntando alla perfezione; 2) Riflettere sempre, e sempre, e ogni volta approfondendo, sul contenuto, sul messaggio profondo per l’uomo e per la umanità, su questo fatto evangelico di speranza e di salvezza.

Le mie opere sono rivolte a tutti: credenti e non credenti, e spero che abbiano apportato e apportino sempre un piccolo e modesto contributo al miglioramento dell’uomo e della umanità su questa terra, perché purtroppo viviamo in un mare di ingiustizia, meschinità e miseria.

Però mi darebbe enormemente fastidio, e mi sentirei offeso mortalmente se queste mie opere fossero imposte obbligatoriamente a chicchessia o se, peggio, fossero strumentalmente usate per giustificare le necessità di un partito, una filosofia, una religione, un gruppo sociale o una pseudo “cultura nazionale”, un potere, un privilegio su altri esseri umani con idee differenti.

Sergio Michilini, Pittore

1989 Pittura Murale nel Centro di Spiritualità Mons. Oscar Arnulfo Romero di Managua, Nicaragua

1989 Pittura Murale nel Centro di Spiritualità Mons. Oscar Arnulfo Romero di Managua, Nicaragua

Per la riflessione propongo alcuni scritti ragionevoli e non affetti da fanatismi, da integralismi, da pseudo “cattolici puri” o da talebani nostrani: 1)-Comunità Cristiane di Base; 2)-Noi siamo Chiesa; 3)- Pax Christi; 4)-Premio Nobel Dario Fo

COMUNITA’ CRISTIANE DI BASE
Segreteria Tecnica Nazionale
CdB Nord-Milano
3397952637
segrcdb@alice.it www.cdbitalia.it
Meno croce e più Vangelo
Riteniamo un traguardo di civiltà, laicità, tolleranza, libertà e
pacificazione religiosa la sentenza della Corte Europea dei diritti
dell’uomo, che ha detto «no» all’esibizione del crocifisso nelle scuole
pubbliche, pronunciandosi sul ricorso di una cittadina italiana.
Finalmente una buona notizia dalla Corte Europea dei diritti
dell’uomo, che restituisce, in parte, quella realtà istituzionale alla
democrazia ed ai diritti di cittadinanza.
Questa nostra valutazione è coerente con tutta la storia delle
comunità di base che si sono sempre impegnate per l’affermazione
di una laicità positiva in ogni ambito di vita, “nella società, nello
stato, nella chiesa” come recita il titolo di un importante Convegno
che le stesse comunità base tennero a Firenze già nel 1987.
Sappiamo di essere controcorrente perché la maturazione della
società, della realtà religiosa e della politica sul tema della laicità è
un percorso lungo e conflittuale, ma non siamo affatto soli.
“Meno croce e più Vangelo” valeva nella scuola di Barbiana, da
dove don Milani aveva tolto il crocifisso.

1982 Trittico Murale nell'abside della Chiesa Parrocchiale di Castelnovate, Vizzola Ticino, Varese, Italia

1982 Trittico Murale nell'abside della Chiesa Parrocchiale di Castelnovate, Vizzola Ticino, Varese, Italia

Meno croce e più Vangelo valeva per un cattolico come il Senatore
Mario Gozzini, il quale nel 1988 scrisse sull’Unità due forti articoli di
critica verso i difensori dell’ostensione pubblica della croce. Egli da
fine politico e da buon legislatore fa la proposta di
“uno strumento che impegni il presidente del Consiglio a studiare e
compiere i passi opportuni per ottenere dalla Conferenza episcopale
l’assenso a togliere di mezzo un segno diventato, quantomeno,
equivoco … Ci vorrà tempo e pazienza – conclude Gozzini – ma ho
speranza che alla fine la ragione e l’autentica coscienza cristiana,
quella che bada a Cristo più che ai patrimoni storici, avranno la
meglio”.
La speranza di Gozzini è sempre più la speranza nostra, di tanti
laici ma anche di tante realtà cattoliche.
Le comunità cristiane di base italiane
Milano, 04 novembre 2009
http://www.cdbitalia.it/

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NOI SIAMO CHIESA
Pubblicato il 04 Novembre 2009

COMUNICATO STAMPA

4-1983-4b-catino-absidale-della-chiesa-parrocchiale-di-bergoro

1983 Affreco nel catino absidale della Chiesa Parrocchiale di Bergoro, Fagnano Olona, Varese, Italia

La fede la si vive nelle coscienze e la si pratica nelle opere. I simboli, come il crocefisso, servono agli atei devoti e ai fondamentalisti che hanno nostalgia della società cristiana, non ai credenti nell’Evangelo

Il portavoce nazionale di “Noi Siamo Chiesa” Vittorio Bellavite ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Anche sulla questione del crocefisso nelle scuole e negli edifici pubblici esiste una chiara differenza di posizioni all’interno della Chiesa cattolica, anche se i punti di vista diversi da quelli ufficiali fanno fatica a farsi conoscere.

Di fronte alla secolarizzazione e ai problemi pastorali che essa pone a chi vuole proporre il Vangelo all’uomo di oggi, l’atteggiamento di troppe strutture ecclesiastiche è quello di scegliere una scorciatoia; essa consiste in “campagne” per la difesa di simboli, per cercare di ottenere strumenti legislativi a favore delle proprie posizioni o delle proprie strutture, per ottenere un’affermazione formale e pubblica delle tradizioni e delle radici cristiane dell’Europa, per difendere ogni privilegio concordatario dove esiste e per ricercarlo nelle situazioni nuove (paesi dell’Est). Non ci si rassegna al superamento di una cultura della cristianità. L’ostilità alla sentenza della Corte di Strasburgo è la conseguenza di questo atteggiamento generale.

Ma esiste un altro punto di vista. Esso, di fronte alla necessità di una nuova e credibile evangelizzazione, pensa che si debba puntare soprattutto alla crescita della vita di fede nella coscienza dei credenti e nella vita delle comunità cristiane e alle “opere” di cui parla il Vangelo. Esse consistono oggi nell’impegno per il cambiamento, nella vita democratica, nei rapporti sociali, nei rapporti tra Nord e Sud del mondo e nella pace fondata sulla giustizia e il disarmo. Così il Vangelo può diventare più credibile agli occhi dell’uomo di buona volontà e in ricerca, usando povertà di mezzi materiali (Matteo 10,9). Questa posizione si richiama al Concilio Vaticano II ed al suo spirito, è proiettata in una prospettiva ecumenica, crede nella fratellanza tra tutte le religioni, senza alcuna bandiera o simbolo, per affrontare i problemi dell’umanità all’inizio del terzo millennio.

Perché non avere un atteggiamento positivo nei confronti della domanda di laicità e di parità del ruolo di ogni religione? Perché non prendere atto che la storia dell’Europa è stata molto segnata dal cristianesimo, con grandi luci e con grandi ombre, ma anche da altre culture (per esempio l’illuminismo, il liberalismo, il socialismo…) ? E’ una questione di onestà intellettuale, non ci sono primi della classe.

Il crocefisso è un simbolo religioso, su cui meditare nel raccoglimento della propria preghiera personale e comunitaria. Come simbolo (improprio) dell’identità e della cultura nazionale esso viene usato strumentalmente da tutta la destra miscredente (quella degli atei devoti e di quelli che adorano il Dio Po)e da quella cristiana fondamentalista. Il Vaticano e la CEI non vogliono e non riescono ad avere una posizione più equilibrata e attenta a tutte le sensibilità presenti nella Chiesa ma, anzi, contribuiscono ad alimentare rivendicazioni e acide polemiche.”

Roma, 4 novembre 2009
http://www.noisiamochiesa.org/
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“MOSAICO DI PACE” rivista di PAX CHRISTI
5 novembre 2009 – L’opinione di Giovanni Colombo (libero “pensatore”, consigliere comunale di Milano – PD)
Vexata quaestio: il crocifisso nei luoghi pubblici

1976 Crocifisso scultorico nella Chiesa Parrocchiale di Oggiona, Varese, Italia

1976 Crocifisso scultorico nella Chiesa Parrocchiale di Oggiona, Varese, Italia

In una fase come questa di grande sbandamento etico e culturale, prima ancora che politico e giuridico, io fisserei due punti (il primo da cittadino, il secondo da credente).
1. Lo Stato può imporre la presenza nei locali pubblici dei simboli dell’identità nazionale italiana; può imporre la presenza della bandiera tricolore o del ritratto del Presidente della Repubblica che “rappresenta – come la Costituzione stabilisce – l’unità nazionale”; ma non può imporre la presenza di un simbolo religioso, senza contraddire la sua laicità. Può accettarne la presenza quando essa esprima un sentimento condiviso o quanto meno rispettato anche dal non credente. Vige in questo caso la regola dell’unanimità: se qualcuno si oppone, lo si toglie.
2. La trasmissione del Vangelo non avviene per imposizione e il rispetto dell’altro appartiene, prima che al politically correct, al mistero stesso di Dio.
I cristiani ormai sanno che il pluralismo religioso dell’Europa di oggi e di domani non è una provvisoria sfortuna da cui pregare di essere liberati, ma la condizione concreta entro cui dar ragione della propria speranza. Sanno, insomma, che alla spada sguainata da Pietro, Gesù preferì il cammino verso la Croce. Voler di nuovo rendere obbligatorio ciò che è il segno radicale della gratuità, delle braccia spalancate verso tutti, mi appare profondamente anti-evangelico. La Croce non va quindi imposta sul muro delle classi e degli edifici pubblici, e si può anche togliere senza tragedie laddove c’è. In ogni caso, rimane simbolo eterno di libertà fraterna, così eloquente da accogliere il bisogno di misericordia di chiunque.
http://www.mosaicodipace.it/

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1985 Abside Chiesa S.Maria degli Angeli, Barrio Riguero, Managua, Nicaragua

1985 Abside Chiesa S.Maria degli Angeli, Barrio Riguero, Managua, Nicaragua

DARIO FO: “CROCE VIA”

Suona scandalo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che, accogliendo la denuncia di una cittadina italiana, dichiara che la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche è una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni. Scandalizza enormemente i cattolici apostolici romani. Ma non i cristiani. Perché ci sono anche i cristiani non apostolici romani che non fanno del predominio del simbolo della croce il loro valore essenziale. Naturalmente è tutt’altro che offensiva per chi è ateo e non ha religione come me, e tantomeno la sento offensiva per chi professa un’altra religione.

L’elemento straordinario della sentenza, destinata a destare non solo scandalo ma dibattito e scontro, sta nel fatto che precipita sullo schermo piatto della realtà italiana che vive – vivrà? – nei millenni all’ombra del potere della Chiesa romana. Da questo punto di vista è la critica profonda al simbolo per eccellenza, la croce. Proposto finora come una simbologia imposta, affisso ovunque in scuole, ospedali, uffici come il connotato forte della nostra cultura. Una onnivora cultura di stato. E i cattolici difficilmente molleranno l’idea di essere i gestori della religione di stato.

Non a caso però la Corte europea ha aggiunto che proprio la presenza dei crocefissi nelle aule può facilmente essere interpretata dai ragazzi di ogni età come un evidente segno religioso e dunque potrebbe condizionarli: se incoraggia i bambini già cattolici, può invece essere di condizionamento e disturbo per quelli di altre religioni e per gli atei.

Esplode l’ira del Vaticano, il governo di centrodestra accusa, balbettano dall’opposizione democratica: «È una questione di cultura, di tradizione». Allora apriamo anche il libro nero di queste cultura e tradizione. Il cattolicesimo della Chiesa romana nasconde dietro il crocifisso interpretato come riscatto, una cultura e una storia di violenze, sopraffazioni, guerre. In nome della croce sono stati commessi grandi misfatti, Crociate, Inquisizioni, la rapina e i massacri del Nuovo mondo, la benedizione degli imperi e degli uomini della provvidenza. Pensate che il cattolicesimo ha proibito fino all’Ottocento di tradurre in volgare la Bibbia e il Vangelo.

In nome di quel «segno» si sono commessi i crimini più efferati. E si commettono, con le proibizioni contro il diritto degli uomini a gestire la conoscenza e la libertà individuale e sessuale. Se è la «nostra cultura», come dichiarano l’intrepida ministra Gelmini e il «pontefice» Buttiglione che accusa la sentenza di Strasburgo di essere «aberrante», perché non raccontare il lato oscuro della croce come simbologia di potere? Invece è come se continuassero a dire: lo spazio del visibile, dell’iconografia quotidiana della realtà è mio, lo gestisco io e ci metto le insegne che voglio io. È questo che è sbagliato.

La Conferenza episcopale strilla che si tratta di sentenza «ideologica». Racconti della violenza nella cultura storica della Chiesa romana apostolica, dei roghi contro la ragione eretica che da sola ha fatto progredire l’umanità. Se è l’origine salvifica per tutti che si vuole difendere, allora va accettato e relativizzato al presente, perché in origine esso era solo un segno di riconoscibilità dei luoghi clandestini di preghiera e culto. Non un simbolo imposto, che rischia di richiamare un rituale comunque di morte, contro gli altri, le altre culture, storie, religioni.

Che la realtà che ci circonda, in primo luogo quella formativa della scuola, torni ad essere spazio creativo oltre le religioni, libero per tutti dagli obblighi oppressivi dei valori altrui.

http://www.dariofo.it/

2 pensieri su “Noi pittori di Crocifissi

  1. Caro Sergio, vivendo in Italia e subendo tutti i giorni l’atteggiamento della chiesa di Roma e’ semopre piu’ difficile essere anche lontanamente tolleranti di fronte alla religione cattolica. Oggi non riesco ad accettare che persone intelligenti si ostinino a credere alle favole.
    Se fossi in te eviterei di dipingere altri crocefissi e metterei la tua arte al servizio di piu’ nobili cause!!!
    Un abbraccio
    Fabio

    La religione è il capolavoro dell’arte dell’ammaestramento di animali, perché addestra la gente su come deve pensare (Shopenhauer)

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