George Bellows e il meglio della pittura nordamericana

Dopo un difficile inizio nei primi del ‘900, ancora impregnato di ‘800 europeo, gli anni ’30 e ’40 diedero il meglio della pittura nordamericana prima del grande smarrimento. Di tutto questo eccellente periodo d’arte statunitense dei primi decenni del secolo in Italia non se ne sa quasi niente. Lo storico dell’arte Mario De Micheli, nel suo bellissimo saggio “LA FUGA DEGLI DEI” (Ed.Vangelista 1989) così descrive questa situazione:
“In Italia s’è cominciato a conoscere la pittura americana, o più esattamente la pittura statunitense, in questo dopoguerra. Le mostre di artisti americani, personali e collettive, che a partire soprattutto dal ’50 si sono moltiplicate, hanno risvegliato un largo interesse di critica e di pubblico. Si deve dire tuttavia che sino ad oggi l’informazione è stata in gran parte unilaterale. In genere cioè, in questa opera di informazione, si è posto l’accento sui pittori dell’ultima generazione artistica, quella che è andata affermandosi dal primo dopoguerra ad oggi, trascurando invece – o non tenendone affatto conto – salvo che in qualche rara eccezione, la vicenda artistica precedente, tutta l’esperienza ad esempio del periodo che va dal ’30 al ’45, a cui in letteratura corrispondono i romanzi di Dos Passos, Caldwell, Faulkner, Steinbeck.

GEORGE BELLOWS

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La conoscenza della pittura americana, in altre parole, qui da noi, si è concentrata quasi esclusivamente sugli artisti che hanno dato vita all’espressionismo astratto della cosidetta “pittura d’azione” o “pittura di gesto”, su Pollock, Kline, De kooning, Gorky, Rothko, o sugli artisti venuti dopo, riservando una scarsa considerazione alle altre ricerche, particolarmente a quelle di natura realistica o comunque figurative.

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Eppure non c’è dubbio che il fenomeno più vasto e profondo dell’arte americana (statunitense n.d.r.) è proprio quello legato a queste esperienze. Infatti intorno agli anni Trenta, negli anni cioè del New Deal, ossia del nuovo corso avviato da Roosevelt, si è sviluppata una corrente di ispirazione sociale, in cui si cercava di testimoniare gli aspetti più duri della drammatica crisi economica. E’ stato un periodo per molti aspetti straordinario e ricco, proprio per cio’ che riguarda la creatività degli artisti, degli scrittori e della critica.

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…….L’atto di nascita della pittura contemporanea negli Stati Uniti coincide proprio con la rottura realistica operata all’inizio del Novecento da quel gruppo di artisti che furono chiamati “GLI OTTO” e di cui John Sloan, William Glackens, George Luks, Everett Shinn, Robert Henri furono gli esponenti più importanti….
…Allo spirito degli “OTTO” si collega anche George Bellows. Allievo di Robert Henri, egli divento’ ben presto un artista di primo piano per la capacità di infondere alle sue immagini un impulso energico e diretto, che non cesso’ del tutto neppure allorchè comincio’ a preoccuparsi di dare alle sue composizioni un controllato dinamismo geometrico. In più di un caso, anzi, tale preoccupazione gli permise di realizzare delle opere di indubbia potenza spettacolare, come i quadri ch’egli dipinde sul soggetto dei pugilatori. In queste tele, come in quella sul combattimento di Dempsey e Firpo, ha dato il meglio di sè, dimostrando di possedere uno schietto vigore figurativo, una dote indiscutibile di rappresentazione.

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Nonostante i meriti di questo primo movimento realista, i suoi limiti appaiono comunque evidenti: da una parte il linguaggio adoperato da questi artisti non riusciva ancora a liberarsi di tutta una serie di remore ottocentesche e dall’altra questi stessi artisti difettavano di una precisa coscienza dei problemi. Non è un caso infatti se dopo il 1920 la corrente realista subisce una grave flessione, con lo spostamento di molti pittori, e persino di alcuni protagonisti del movimento, su posizioni neutrali o di pura ricerca estetica.

Ma su di un piano diverso per qualità e coscienza, il movimento realista doveva riprendere vita e vigore verso il 1930, negli anni cioè della depressione economica. Questa volta pero’ si tratta di artisti che non sono indifferenti alla storia come il gruppo degli “OTTO”. Sono cioè artisti che hanno una visione critica della società, consapevoli che se esiste una crisi economica ci sono anche delle precise radici casuali di tale crisi….

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…Nacque così quello che si pio’ definire “il realismo del periodo roosveltiano”, un movimento che ebbe il suo denominatore comune in un espressionismo spesso aspro e risentito, ma anche, talvolta, patetico: un espressionismo di denuncia. I tre “grandi” di questo movimento, durante gli anni Trenta, furono Ben Shahn, Philip Evergood e Jack Levine”….

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