Creatività tridimensionale. Tra maker e design

C’è un punto di unione tra tradizione e futuro. Tra nicchia e riviste patinate. Tra autoproduzione e avanguardia. Tra calli, mani sporche di segatura e smanettoni del web.

Questo punto coincide con l’incontro tra alcune persone che si sono trovate e hanno dato origine ad un progetto comune. C’è Marcello per esempio, che insieme alla sua socia Patrizia, si sono incontrati e hanno dato origine a Tecnificio. Un’azienda giovane con le idee molto chiare sull’identità e la strada che vogliono assegnare alla propria professionalità.

Tecnificio è nato durante la mostra Analogico Digitale, curata da Stefano Maffei e Stefano Micelli, che voleva appunto essere un luogo di incontro e di crescita tra artigianato e design, in cui Tecnificio svolgeva il ruolo di maker facility, mediava cioè tra nuove tecnologie / designer e artigiani. Sono stati creati sette oggetti, con una base “artigianale” (cuoio, marmo, legno…) ed una parte più “moderna” con tecniche come il taglio laser e la stampa 3D.

stampante 3DEd è attorno alla stampante 3D che è nata un’altra unione. Questa volta tra Tecnificio e ReMida, che hanno collaborato in occasione del Salone del Mobile del 2013. L’evento Tecnificio, ReMida e Altrementi in Cascina Cuccagna, ha dato il “LA” ad una serie di riflessioni e azioni atte ad avvicinare il binomio maker/design a quello di riuso e sostenibilità. Aggiungendo così una terza dimensione, un’asse z, alle assi x e y, dando così corpo e solidità ad un’idea vincente.

Ma andando con ordine: chi sono i maker? In poche parole, i maker sono gli artigiani, sono uomini e donne con la passione per la tecnica e la tecnologia che “fanno” – spiega Marcello – ma che magari, in alcuni casi, non sono molto attenti al risultato specifico. Sono più attenti al fare e allo sperimentare, al conoscere nuovi materiali ed operare differenti tecniche. La loro competenza e la loro capacità pratica, se messa in contatto con l’avanguardia e la logica del design, possono produrre innovazione e progresso. Ed è qui che subentra chi, come Tecnificio, assume il ruolo di maker facility. Un esempio? Un appendiabiti di design, ottenuto unendo dei semplici pezzi di legno standard acquistato ad un negozio di bricolage qualsiasi, tenuto insieme da un giunto stampato in 3D, da una gemella della stampante che è presente anche in Re Mida. Stampante che è stata mostrata in occasione dell’inaugurazione del PSS – Punto di Sviluppo Sostenibile, lo scorso sabato.

Ma come funziona una stampante 3D? La stampante, nata dalla collaborazione con Tecnificio e Kentstrapper, costa circa 1.400 € ed è collegata ad un computer. Creando un file (o scaricando file pre-esistenti e opensource), basta semplicemente dare l’avvio e la stampante procederà a fondere un filo di polimero derivato dal mais (ma si può usare anche la plastica “normale”) e a depositarlo, strato dopo strato, per riprodurre le differenti sezioni dell’oggetto progettato.

I possibili utilizzi? Infiniti! Si possono creare degli stampi per fare calchi con gesso, cemento e affini per una piccola produzione in serie. Si possono stampare gioielli o piccoli oggetti. Si può utilizzare per la didattica creando, per esempio, kit di molecole o plastici anatomici che sono molto costosi per le scuole. La riproduzione di fossili e molto altro… Il costo di una bobina da circa un chilo si aggira sui 40 € (meno di un toner per una banalissima stampante ad inchiostro) e considerando che ogni oggetto stampato, con un volume massimo di 25x25x20 cm, pesa al massimo una manciata di grammi… se ne può intuire la resa.

KentstrapperUna macchina per tutti? Sì e no. Il software d’utilizzo non è poi così complesso, ma il web è comunque pieno di file già finiti e gratuiti e di tutorial che spiegano come realizzare i nostri progetti.

Quello della stampa 3D, il cui padrino in un certo senso è stato Riccardo Luna di Wired, è un mondo molto supportato dalla comunità web. La stessa stampante per esempio, è stata creata e viene distribuita sotto licenza Creative Common. Questo vuol dire che non vi è un copyright che blinda qualsiasi uso della stampante, ma che ne regola l’utilizzo e lo scambio, perché – secondo Marcello – ‹‹ Non ha senso blindare un progetto, perché è più facile che non cerchino di copiarti nel momento in cui acquisti valore per il lavoro che fai, piuttosto che nascondersi, blindarsi dietro a brevetti. Non lasciare libero un progetto vuol dire bloccarlo e non farlo evolvere. Noi la macchina l’abbiamo fatta così, ma nessuno toglie che potrebbero esserci delle migliorie o degli utilizzi a cui noi non abbiamo pensato››.

Cosa se ne fa Re Mida di una stampante 3D? Abbiamo parlato di maker, di design e di connessione tra scarti, rifiuti e riuso. Oltre a questo… L’idea è quella di fare partire un corso base di overview sul funzionamento della stampante e del software opensource.

La data non è ancora certa, ma ciò che è sicuro sarà l’approccio a 360°, perché la tecnologia della stampante 3D ha destato interesse e stupore, tanto ai bambini quanto agli over 60. Non resta altro che aguzzare le antenne ed aspettare buone nuove da Re Mida.