Greta, 9 anni, italiana. Sembra una bambina come le altre ma Greta non è come tutte le altre bambine o almeno, non ha mai avuto nei suoi primi 9 anni di vita le stesse possibilità e le stesse attenzione che solitamente vengono date ai bambini piccoli come lei. Il padre è un tossicodipendente perditempo che ha lasciato la famiglia quando la figlia aveva solo 1 anno d’età per non tornare più e la madre, nonostante sia presente nella vita di Greta non si può certo considerare una buona mamma: non ha un lavoro stabile e passa buona parte delle sue giornate ad oziare sul divano di casa, prendendosela con la piccola se la cena non è pronta ad un’ora precisa o se il pavimento non brilla, non di rado arrivando anche alle mani.
Negli ultimi mesi la situazione è se possibile peggiorata ulteriormente e spesso Greta è costretta a rimanere a casa da scuola per svolgere i vari lavori domestici che di giorno in giorno si presentano e fare da “mamma” a sé stessa: ormai ha imparato a occuparsi da sola di tutto e non piange più quando l’indifferenza della madre la ferisce nel profondo. Proprio la sua frequente mancanza da scuola, insospettisce le maestre di Greta che si chiedono quale genere di problemi possano spingerla ad assentarsi così spesso. Greta infatti è vista da tutti, insegnanti e compagni di classe, come una bimba allegra, socievole e curiosa che ama scoprire nuove cose e che adora sedersi al suo banco in mezzo agli altri bambini della sua età e fare tante esperienze interessanti. Tutte le insegnanti e in particolare Paola, la maestra con cui Greta ha instaurato un rapporto più solido e confidenziale, hanno notato qualcosa di insolito e non troppo confortante (data anche la situazione di “troppe assenze” della piccola dalle lezioni): graffi, bolli, tagli e quant’altro che giornalmente, quando la bimba è in classe, il suo viso e le sue braccia mostrano. A seguito di tutto ciò viene fatta una segnalazione da parte della scuola ai servizi sociali. Vengono eseguiti diversi sopraluoghi a casa di Greta per accertare la reale situazione in cui vive e colloqui con la madre e la piccola, sia singolarmente che insieme. Finalmente tutto viene a galla: anni di soprusi da parte della madre, violenza psicologica e talvolta anche fisica, sfruttamento della piccola in casa non lasciandole la possibilità di vivere serenamente e gioiosamente la sua infanzia. Ora si pone un problema: è meglio lasciare la piccola nella sua famiglia d’origine (ovvero permetterle di rimanere con la mamma) o trovare per lei una sistemazione più consona alle esigenze di una bambina della sua età (e quindi, darla in affidamento)? Gli operatori che si occupano della situazione soppesano molto bene le due possibilità. Nel primo caso si contribuirebbe con degli aiuti economici alla madre, la si sosterrebbe nella ricerca di un lavoro stabile e si monitorerebbe il suo comportamento nei confronti della figlia; ma possono bastare questi accorgimenti? Nel secondo caso, ci potrebbe essere uno “strappo” tra la madre e la piccola difficile da ricostituire in seguito; non sarebbe un’esperienza troppo drammatica per Greta? Dopo mille dubbi e perplessità gli operatori decidono che l’affido sia l’ipotesi più plausibile data la gravità della situazione e si mettono alla ricerca di una famiglia adatta ad accogliere la bimba e nello stesso tempo cercano di preparare mamma e piccola al distacco. Un mese più tardi ecco che la famiglia “perfetta” si presenta alle porte dell’ufficio dell’assistente sociale che ha in carico il caso di Greta, con la richiesta di diventare una famiglia affidataria: madre, padre, 2 figli rispettivamente di 11 e 13 anni e tanta buona volontà e pazienza a disposizione da parte di tutti. Una settimana dopo la piccola si trova a casa con loro, un po’ spaesata, un po’ arrabbiata, un po’ felice, dentro di lei si mescolano un sacco di sentimenti diversi. Non passa molto tempo però che la bimba si abitua alla diversa sistemazione. I nuovi mamma e papà le piacciono molto, sono tutte e due simpaticissimi e si diverte un mondo a giocare a calcio in cortile con i fratelli più grandi. La casa dove vive è immensa, non come le due stanzettine dove viveva prima e la sua camera è luminosa e piena di giochi. Proprio qui nella sua cameretta, un giorno simile a tanti altri, avviene che mentre la piccola sta giocando come suo solito tra i moltissimi peluche e la casa delle bambole, la nuova mamma torna dal lavoro e che cosa porta con sé per Greta? Un nuovo e lucente cavallino a dondolo, grande quasi quanto un pony vero. Greta rimane a bocca aperta: dei tanti giochi che ci sono in quella stanza, quello diventerà di sicuro il suo preferito. Ma non basta, la scena che segue le fa spalancare ancora di più la bocca per la sorpresa: la mamma sale sul dondolo e incomincia a divertirsi come faceva da bambina spingendosi avanti e indietro e facendo finta di essere un cowboy. Ormai Greta ne è davvero sicura, quella che gli è capitata fra le mani è proprio una famiglia “speciale”.