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Anna, ragazza polacca di 25 anni, è arrivata in Italia all’età di 20 anni completamente sola. Il volo aereo le è stato pagato dal suo fidanzato Samuel: la vita in Polonia era diventata per loro insopportabile, entrambi non avevano un lavoro fisso e si erano indebitati negli anni per poter acquistare una casa in cui crescere i loro eventuali figli.

Purtroppo però con il passare del tempo era divenuto per loro sempre più difficile saldare i debiti fatti, così avevano incominciato a prendere in considerazione l’idea della fuga in un altro paese, ma i soldi a disposizione erano sufficienti per pagare il viaggio di una sola persona e Samuel aveva obbligato Anna a partire per il bene di entrambi. Al suo arrivo in Italia, la donna non era riuscita a trovare altri impieghi se non quelli di cameriera, fino a che un giorno si presentò al bancone del bar in cui lavorava un uomo distinto e di bell’aspetto. Quest’ultimo le disse che, avendola osservata i giorni precedenti, si era dimostrata la persona che faceva al caso suo poichè giovane e di bella presenza; le offrì quindi un lavoro dopo essersi presentato come Antonio Catalucci, coordinatore di una grossa società di trasporti bisognosa di una nuova operatrice addetta al controllo merci e all’accoglienza della clientela. Anna non se lo fece ripetere due volte visto che questa era l’occasione che faceva al caso suo, dato che nel contratto era prevista anche la messa a disposizione di un appartamento nei pressi dell’azienda. Sembrava che la ruota della fortuna avesse iniziato a ruotare a suo favore: per un anno aveva lavorato stabilmente presso l’azienda di Antonio, aveva messo da parte molti soldi anche se non ancora sufficienti per pagare il viaggio a Samuel, aveva stretto ottimi rapporti con i colleghi. Tutto faceva intendere che era finalmente iniziato un periodo veramente felice, fino a che un giorno controllando come di norma i container di una spedizione appena arrivata, Anna aveva avuto l’impressione di aver sentito dei rumori simili a lamenti ma non vi aveva badato pensando che si trattasse dei versi di un animale. Quando i container vennero depositati in magazzino, però, i rumori divennero vere e proprie urla di aiuto accompagnate dal rumore di pugni e calci sferrati contro le pareti dei container. Avvicinatasi con paura, Anna fece scattare il lucchetto e il container svelò immediatamente il suo contenuto: cinque donne polacche seminude, impaurite, tre di loro incinte, piene da capo a piedi di lividi e ferite. Erano donne povere che non avendo un lavoro si erano fidate dei collaboratori polacchi di Antonio, i quali avevano promesso loro un futuro roseo e un impiego stabile e redditizio, ma che in realtà era una forma di vero e proprio sfruttamento: le donne erano costrette a prostituirsi e obbligate con percosse a concedersi ai collaboratori di Antonio, il cui scopo era quello di metterle incinte per poi strappare loro il bambino al momento del parto per poterlo vendere incrementando un vero e proprio mercato di merce umana. Anna, terrorizzata e inorridita, aveva subito chiamato l’ambulanza con l’intento di salvare le donne per poi denunciare Antonio. Ma le sirene avevano destato l’attenzione di quest’ultimo il quale, verificata la situazione, trovò il modo per mettere a tacere la donna potendo proseguire senza ulteriori intoppi il suo disumano operato: rese Anna la sua “prostituta personale”, la mise incinta una decina di volte e come di regola tutti i figli vennero venduti. Anna, però, in occasione dell’ultimo parto era riuscita a tenere la nascitura fra le sue braccia, ad allattarla e anche se il tempo passato con la piccola altro non era che pari a pochi attimi, la donna aveva avuto la sensazione che con la bimba si fosse venuto a creare un legame speciale. Ormai avanti con gli anni, dopo dieci parti, per nascondere la sua “professione” di prostituta, Antonio l’aveva obbligata a intraprendere il lavoro di domestica e bambinaia presso una famiglia che da poco aveva adottato una bambina. Anna fin da subito aveva instaurato un ottimo rapporto con la bambina che aveva, su per giù, 8 anni stranamente l’età che la sua ultima bimba avrebbe dovuto avere. Incuriosita dal passato della bambina, di nascosto aveva recuperato e preso visione dei documenti di adozione e tutti i dati confermavano che la bambina era a tutti gli effetti sua figlia: la gioia di Anna era indescrivibile, quella notizia aveva gettato un velo di colore sulla sua condizione di vita, ormai da tempo dipinta da tinte cupe. Per anni ebbe modo di stare accanto alla bambina stando attenta a non svelare la sua vera identità alla famiglia adottiva di quest’ultima; ma ad Antonio non era certo sfuggito il comportamento materno che Anna aveva manifestato e subito aveva deciso di allontanarla modificando la famiglia presso la quale avrebbe dovuto prestare servizio. Anna non aveva certo intenzione di accondiscendere alle imposizioni di Antonio: si era subito lamentata e tra i due era nata un’accesa discussione non esente da percosse, anche se questa volta Anna aveva tirato fuori tutta la rabbia repressa da troppo tempo nei confronti di Antonio e in un attimo, presa una forbice, si era scagliata contro l’uomo ferendolo al volto al punto tale da sfigurarlo. Antonio sanguinante non aveva certo intenzione di fargliela passare liscia e in men che non si dica si avventò contro la donna con percosse e calci, fermandosi solo quando vide quest’ultima accasciarsi a terra svenuta. Al suo risveglio Anna si ritrovò nella stanza dove solitamente Antonio abusava sessualmente di lei; consapevole del fatto che non avrebbe certo potuto denunciarlo, prese in esame l’idea della fuga: avrebbe voluto far ritorno in Polonia ma questo avrebbe significato mettere in pericolo Samuel e tutta la sua famiglia, così decise di iniziare i preparativi per il viaggio nonostante non sapesse dove fosse esattamente diretta: iniziò quindi a preparare una serie di scatoloni riempiendoli con ricordi e oggetti personali che avrebbe inviato a Samuel, ma in uno degli scatoli accumulò tutti i ricordi che la legavano alla sua ultima bambina, per poterglieli poi far avere con allegata una lettera in cui aveva deciso di svelarle la verità, con la speranza che un giorno si sarebbero potute ritrovare, magari in un mondo migliore.

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