Spegni il gas e accendi il noir #07

Cari amici di Blogger al Forno, rieccomi fiero e battagliero come non mai. Perché? Semplice: come vi avevo promesso in occasione del primo post “ufficiale” (che trovate qui, nel caso vi andasse di dare un occhio) sono riuscito a trascinare nel magico mondo delle microonde anche mia zia. Più o meno, diciamo…

Ebbene sì, proprio lei, mia zia. La donna meno tecnologica del millennio, la donna che d’estate spignatta di sera perché di giorno fa più caldo e non sono mica matta a fare l’arrosto, la donna che usa la Bic col cappuccio perché la penna col pirulino che fa clic potrebbe sempre incepparsi a metà di un cruciverba senza schema, la donna che quando fa zapping col telecomando si ferma a 99 e torna indietro perché chissà cosa potrebbe succedere alla televisione se finisce nei canali a tre cifre… Insomma, la zia di uno come me… A pensarci bene, infatti, alcune dritte di questo tipo sono proprio farina del mio sacco. L’imprevisto è sempre in agguato, d’altronde. E se lo dice uno che scrive quasi sempre storiacce di morti ammazzati, in fondo, ci si può anche credere. Magari non fino in fondo, ma un po’ sì. Ma torniamo a noi.

Avete presente il film “Frankenstein junior” di Mel Brooks? Esatto, quello del si-può-fare!, per capirci. Anzi, per come sono andate le cose nella mia cucina, quello del rimetta-a-posto-la-candela!

Dunque: venerdì sera, pochi minuti alle venti. Oltre i vetri, una pioggerella fine e bastarda. Oltre lo schermo, un tizio in cravatta che sparacchia domande e regala soldi manco fossero noccioline. In cucina, infine, io, mia zia e il marchingegno di Lord Whirlpool.

– Mangi qualcosa con me?
– Ho già mangiato, grazie. Sono quasi le otto, non vedi?
– Sì, scusa. Hai ragione: in effetti, è tardino…
– Ti faccio un uovo, se vuoi.
– Ma no, lascia. Faccio da me.
– Ti fai la pasta?
– Boh, non so…
– Se vuoi, c’ho del minestrone. Te lo porto giù?
– No, mi arrangio col Jet Chef. Faccio prima.
– Non so come fai a mangiare quelle robe lì.
– Zia, parlo di questo.
– Ah, il forno? Si chiama così, adesso?
– Sì.
– E cosa ci metti?
– Quello che vuoi.
– Cioè?
– Tutto. Anche il pane.

Lo dico apposta, so bene l’immediata reazione che mi attende.

– Lascia stare, vien fuori che è di gomma.
– Non più.
– Balle.
– Giuro. Vuoi provare?

Approfitto al volo della sua titubanza.

– Dai, prova. Ti dico io cosa fare.
– Ma no, lascia stare…
– No, dai, sul serio. Ci vuole un attimo.
– Sicuro?
– Certo.

Mi guarda. La guardo. Il tizio in cravatta ci chiede “La accendiamo?” e mia zia fa di sì con un grugnito. Non vinceremo niente, noi due, ma almeno ci divertiremo un po’ e per davvero. Apro il freezer e tiro fuori un bel francesino.

– Allora, guarda qui.
– Aspetta che metto gli occhiali.
– Dunque, tu vai davanti al forno che io ti guido.
– Qui va bene?
– Anche un metro più avanti, tanto non scoppia…
– Ma no, è che a me ‘ste cose qui…
– Lo so, ma vai tranquilla. Dunque, tira la maniglia e apri. E’ come il forno di casa tua.
– Aspetta, così?
– Perfetto. Adesso metti il pane sul piatto.
– In mezzo?
– Sì, è meglio.
– E adesso?
– Adesso chiudi. Brava. Adesso gira la rotella a sinistra verso sinistra. Due clic.
– La sinistra a sinistra… Uno, due… Solo due hai detto?

Forse mi devo preoccupare, mi sembra che ci stia già prendendo gusto…

– Sì, due clic, brava… Adesso, invece, gira la rotella di destra finché non esce la scritta pane.
– Un momento che qui… Dunque… Allora… Sì, ecco… Pane. Fatto!
– Perfetto.
– Dici?
– Altroché.
– E adesso?

Sì, ci sta proprio prendendo gusto.

– Adesso schiaccia quella a destra del display. La vedi?
– Del cosa?
– Del display, zia… Dello schermino con le scritte…

Si piega appena e avvicina gli occhi al forno. Mi vien da ridere: più che una signora alle prese con un forno a microonde, per un attimo mi sembra uno scassinatore alle prese con un forziere del quale non conosce la combinazione. La vedo osservare le due manopoline, poi il display, infine il tastino di cui le dicevo.

– Questo?
– Sì, quello.
– Schiaccio?
– Schiaccia.
– Fatto.
– Bene. Adesso gira di nuovo la rotella di destra, finché non compare il peso del pane che abbiamo infilato nel forno.
Un tocc de pan… Boh? Fasém un ett e mezz. (traduzione: Un pezzo di pane? Facciamo un etto e mezzo.)
– Perfetto. Un etto e mezzo. E’ scritto così?
– Mi pare: centocinquanta grammi, dice.
– Bene. Allora, adesso, pigia il tasto tutto a destra.
– Questo qui?
– Sì. Vai!

Senza alcuna esitazione, la vedo premere con decisione il tasto dello start. Si tira gli occhiali sulla punta del naso e resta a guardare quello che succede oltre lo sportello. Il pane gira e il timer pure. E’ un attimo.

– E adesso? Perché ha fatto bip se mancano ancora 18 secondi?
– Leggi.
Girare cibo, c’è scritto. E cioè?
– E cioè apri, giri il panino a pancia sopra, richiudi e rispingi il bottone di prima.

La vedo eseguire le mie disposizioni senza battere ciglio, gli occhiali di nuovo inforcati come è più giusto.

Bip, di nuovo.
– Fatto. Finito. Il pane è scongelato.
– Di già?
– Certo. Controlla un po’, adesso: ti sembra di gomma?

Mia zia si sfila gli occhiali e li affida a una tasca del cardigan, poi apre il forno e mette le mani sul francesino tiepido. Lo schiaccia come dovesse strizzare una spugna.

– Beh? Com’è?
– Mah… Sembra quasi fresco. Non è mica tanto di gomma, sai?
– Lo so sì, lo so…

Mi guarda. La guardo. Senza attendere oltre, muove una mano e richiude lo sportello. E’ soddisfatta, glielo leggo in faccia, ma non mi darà mai soddisfazione. La conosco. Lo faccio anch’io, d’altronde.

– E adesso?
– E adesso basta: si taglia in due, lo si spalma di burro e ci si piazza sopra qualche fetta di crudo.
– Bene, bravo. Buon appetito. Io vado.
– E dove?
– Di sopra. A tirar fuori dal freezer il pane per domani. Io non c’ho mica il Geffceff!

Christopher Brookmyre – La magica arte del furto
Meridiano Zero – Euro 16,50

I loro occhi si incontrarono nella stanza gremita. Lei l’aveva aspettato per tutta la sera, cercato per tutta una vita e ora era lì. Lui ebbe un brivido. Non è come sembra, però. La stanza è quella di una banca e a gremirla sono gli ostaggi. E gli occhi, per dirla tutta, sono l’unica parte di lui che lei riesce a vedere. Dannato passamontagna. Lui è l’artista del furto per eccellenza, lei una professionista di ladri e rapine. Lo scopo di lei? Dargli la caccia. Fino alla morte, ovviamente. Quello di lui? Evitare di essere preso, ovviamente. Da leggere, magari sgranocchiandosi un bel panino imbottito di San Daniele.

Informazioni su Paolo Franchini

Paolo Franchini (www.paolofranchini.tk) è nato nel 1970 a Varese, città in cui vive e lavora. Ha pubblicato alcuni romanzi (tra i quali il fortunato "Soprattutto la notte") e diversi racconti; scrive per quotidiani e riviste, ha collaborato come paroliere con qualche musicista, parla di romanzi gialli in FM, ha da poco terminato la supervisione di un corto cinematografico "made in Varese" (del quale ha scritto soggetto e sceneggiatura), lavora per mangiare e scrive per vivere... Il tutto, è meglio ricordarlo, con il proprio nome o sotto pseudonimi.
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