Marco Colombo vince il “Wildlife Photographer of the Year”

Il giovane naturalista di Busto Arsizio è stato premiato grazie a uno scatto realizzato nel Parco nazionale d'Abruzzo

Marco Colombo è un giovane e capace fotografo naturalista. Ma è anche, e prima di tutto, un grande amante e conoscitore della natura.

Nel 2018 la sua foto di un orso marsicano, ritratto mentre attraversa la strada in un paesino abruzzese, ha conquistato la giuria del BBC Wildlife Photographer of The Year (il più prestigioso concorso di fotografia naturalistica al mondo), vincendo il primo posto nella categoria “Urban Wildlife”.
E non è la prima volta (clicca qui e qui per vedere le sue foto vincitrici di scorse edizioni).

Come e quando hai sviluppato questa passione per la natura e per la fotografia?
C’è, in questo senso, un episodio della tua infanzia a cui sei legato?
Sono appassionato fin da piccolo ad animali e natura. I miei genitori mi accompagnavano nei boschi o al mare per farmi vedere questo o quell’animale, e passavo ore a cercare le mie specie preferite. Addirittura, a 4 anni ho imparato a nuotare perché vedevo mio padre fare snorkeling e ogni volta che usciva raccontava di pesci meravigliosi. Ho quindi insistito per entrare in acqua con maschera e pinne, e mi avevano pure comprato i braccioli, ma nella foga li ho dimenticati a riva, senza accorgermi, e già nuotavo alla ricerca delle creature marine…
Ho iniziato a fotografare più tardi, all’età di 11 anni, ovviamente a pellicola.

A proposito di foto a pellicola subacquee… “il diavolo del mare”, ovvero la mobula (Mobula mobular), dalla galleria Sguardi dal blu.

Parlando ora dell’orso, raccontaci la storia che sta dietro all’incontro e quindi alla foto. E’ stato un “colpo di fortuna” o l’immagine era nella tua mente già da tempo?
Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (che ringrazio per l’autorizzazione) è un posto incredibile, dove ad ogni curva può capitare di incontrare un animale. Alcuni borghi ospitano cervi confidenti che si muovono a proprio agio tra le auto e nei giardini, e in alcuni casi può capitare di vedere anche gli orsi marsicani, che in autunno sono golosi di mele e pere che trovano negli orti. La foto è inaspettata, nel senso che stavo guidando di notte e ho visto l’orso accanto alla recinzione, allora ho accostato l’auto, spento i fari, impostato la macchina fotografica e quando ha attraversato scattato una serie di immagini, tutte mosse a parte una.
Dell’orso marsicano rimangono solo 50 individui al mondo, concentrati proprio solo in questa zona appenninica, minacciati da bracconaggio e incidenti stradali.

“Visitatore notturno” – Altra foto di un altro orso marsicano (Ursus arctos marsicanus). Questa volta ritratto in un meleto, vicino a delle case. Dalla galleria “Vicini di casa“.

 

Il Parco, in certi luoghi e in certi momenti, offre viste sospese e incantate. Questa, ripresa da Marco, ne è un perfetto esempio: è “la marcia” di un gruppo di maschi di cervo nobile (Cervus elaphus) in riva a un lago d’Inverno. Dalla galleria “M’ammalia“.

Pensi che la fotografia sia un valido strumento per la conservazione della natura? Cosa può fare ognuno di noi in concreto?
Ovviamente una fotografia non salverà l’orso marsicano né alcuna altra specie a rischio estinzione, ma può essere uno strumento adatto a sensibilizzare il pubblico o a far conoscere una problematica. Nel mio caso è la possibilità di essere investiti da un’auto se si viene attirati in paese da risorse alimentari che andrebbero messe in sicurezza (ad esempio con recinzioni elettrificate che le rendano irraggiungibili ). Ognuno di noi può donare all’Associazione Salviamo l’Orso che si impegna in prima linea per la conservazione di questa preziosa sottospecie.

Sul tuo sito tieni una particolare galleria dal nome “Vicini di casa”. Quale messaggio vuoi far passare?
Quella è una categoria affine sempre allo scatto di cui abbiamo parlato finora, in cui cerco di mostrare le relazioni (positive e negative) tra la fauna selvatica e le attività umane. Una volta tendevo a non inquadrare nessun elemento antropico nelle mie fotografie, per dare una parvenza di naturalità delle scene. Crescendo mi sono reso conto che quegli alberi che facevano da sfondi erano già stati tagliati decine di volte, che la macchia mediterranea era stata bruciata, che tante specie erano alloctone, cioè introdotte dall’uomo. Il fotografo non può chiudere gli occhi e far finta di niente, deve mostrare queste relazioni ed evidenziare non solo la bellezza incontaminata, sempre più ridotta, ma anche il “male” che avanza.

Lo vedete quell’animale con quelle grosse corna in basso a destra? E un muflone (Ovis musimon)!
Questa foto invece è stata scattata proprio in provincia di Varese. Dalla galleria “Vicini di casa“.

Ora raccontaci un po’ del tuo lavoro come naturalista, fotografo e divulgatore. Vincere concorsi non è certo il tuo primo pensiero, mi sbaglio?
Ovviamente vincere i concorsi non è lo scopo del mio lavoro ma solo una ricaduta secondaria, se va bene sono contento altrimenti non mi interessa particolarmente. È una vetrina per i propri scatti e i propri soggetti, una cassa di risonanza per i propri messaggi. Normalmente faccio educazione ambientale nelle scuole, visite guidate nei Parchi Regionali e Nazionali, corsi e workshop di fotografia e biologia (anche sott’acqua), mostre, conferenze, proiezioni, consulenze scientifiche, articoli su riviste e, alla fine di grossi progetti, pubblico libri, come il mio ultimo “I tesori del fiume”.

A fare da copertina al suo libro questa bella foto di granchio di fiume (Potamon fluviatile), specie minacciata in Italia, con un capodoglio sullo sfondo (che in realtà è un pezzo di legno).

E per finire, dove è possibile seguirti e recuperare i tuoi lavori?
Una selezione di miei lavori si trova sul sito www.calosoma.it; inoltre potete seguirmi sulla pagina Facebook Marco Colombo Naturalista e fotografo e sulla mia pagina Instagram. Regolarmente posto locandine delle mie conferenze che hanno ingresso gratuito, e lì potete venire ad ascoltare le mie storie dal vivo!

Silvio Cova

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