Giovedì 16 gennaio si è tenuto l’annuale falò di Sant’Antonio e piazza della Motta è stata sommersa da una fiumana di persone di tutte le età venute per assistere all’evento.
La tradizione invita a buttare un bigliettino all’interno della pira in modo tale che bruciando il Santo possa esaudire il desiderio racchiuso in esso, che sia d’amore, lavoro o salute.
Le strade erano colme di gente dall’ora di cena per le numerosissime bancarelle dove si poteva mangiare, tra hamburger, panini con la porchetta e dolci in gran quantità era impossibile non accorgersi della bolla di spensieratezza che racchiudeva la zona circoscritta dell’evento. Ovunque si sentiva odore di cibi e bevande, ma passeggiando si vedevano soprattutto le facce dei bambini che tiravano le mani dei genitori perché gli comprassero dei palloncini oppure gli occhi trasognanti delle coppiette che passeggiavano mano nella mano o, come nel mio caso, amici che scherzavano e ridevano insieme. Nessuno quella sera era rattristato da pensieri negativi o preoccupazioni, questa festa è un modo semplice e azzeccato per augurarsi che quest’anno sia memorabile e pieno di sorprese.
Dopo aver percorso tutte le bancarelle strabordanti di piatti tipici, si accedeva alla piazza dove ci aspettava l’enorme palla infuocata che nella sua semplice naturalezza ha riscaldato oltre che le nostre mani infreddolite anche i nostri cuori facendoci sentire meglio. Erano tantissime le persone che hanno assistito a questo spettacolo e ancor di più quelle che si sono affidate al Santo per chiedere un aiuto, questa tradizione è molto antica: da sempre si racconta il mito del Santo che favorisce l’incontro con l’anima gemella, i concepimenti, il ritrovamento di oggetti smarriti, e la guarigione dalle malattie. La leggenda narra che Sant’Antonio scese negli inferi e grazie ad un maialino che portò scompiglio riuscì a rubare il fuoco per donarlo agli uomini simboleggiando la vittoria della luce sulle tenebre.
La festa a Varese è sempre molto sentita, ne è testimonianza l’incredibile affluenza di persone che incantate hanno ammirato il nascere e il morire del fuoco che ha divorato la pira in una palla di speranza per tutti quelli che hanno espresso un desiderio.
Per me quella del falò di sant’Antonio è sempre stata una tradizione, ma quest’anno è la prima volta che assisto a quello di Varese e mi ha lasciato senza parole, la grandezza della pira emanava un calore quasi insostenibile che per alcuni minuti mi ha avvolta completamente e rassicurata, come un abbraccio materno che, come per magia, scaccia via tutti i pensieri. Il falò di sant’Antonio non è una semplice festa, c’è qualcosa di speciale nell’aria che fa stare bene, non sono ancora riuscita a capire di cosa si tratti… per scoprirlo credo che dovrò andarci anche l’anno prossimo!
Valentina Gelati
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