Il murali della Chiesa S.Maria degli Angeli, nel Barrio Riguero a Managua, Nicaragua.
Milano, maggio 2001.
Caro amico,
di ritorno dal Nicaragua è forte dentro di noi l’esigenza di comunicarti lo sdegno che abbiamo provato alla vista del murales della chiesa di S. Maria degli Angeli a Managua, dipinta dall’artista italiano Sergio Michilini negli anni 1982/1985.
Questi murales sono una sintesi di 500 anni di storia del popolo nicaraguense, dai tempi della schiavitù fino alla sua liberazione e risurrezione dalla dittatura di Somoza.
Padre Uriel Molina, parroco francescano di S.Maria degli Angeli, aveva pensato e realizzato il progetto di una chiesa che riflettesse per sempre la storia di liberazione del Nicaragua.
A metà degli anni novanta, padre Uriel è stato rimosso dal suo incarico ed i suoi successori, da allora, stanno nascondendo e occultando i murales più significativi con drappi, tendaggi, statuette, bambolotti, pizzi e merletti vari.
Il tutto in un patetico tentativo di cancellare un percorso di 500 anni, fatto dal popolo del Nicaragua, intriso di schiavitù, di lotte e di morte.
Pensiamo pertanto di preparare un dossier-denuncia, da mandare al Papa e a tutti i vescovi d’Italia e del Nicaragua, dove raccogliere adesioni di persone nel mondo della cultura e dell’arte (es: scrittori, poeti, pittori, giornalisti, vescovi ecc…) disposte a rilasciare un intervento scritto che, partendo dalla denuncia di quello che sta avvenendo nella chiesa di S. Maria degli Angeli, arrivi a una dichiarazione che rifiuti l’occultamento e lo sfregio dei murales e che allo stesso tempo evidenzi l’importanza eccezionale di un’opera d’arte che sintetizza 500 anni di storia del popolo nicaraguense.
Per questo ti chiediamo la tua personale adesione alla nostra iniziativa e pure il tuo interessamento per raccoglierne altre nell’ambito delle tue conoscenze.
Come strumento utile alla comprensione di ciò che sta realmente accadendo ti alleghiamo le foto di due murales fra i più significativi, prima e dopo l’occultamento.
Ti mandiamo anche i discorsi pronunciati il giorno dell’inaugurazione della chiesa da padre Uriel Molina, parroco della chiesa e da padre Ernesto Cardenal, monaco-poeta e ministro della cultura del Nicaragua durante la decade sandinista.
Sono discorsi di due persone di profonda esperienza religiosa e di alto livello culturale che ti aiuteranno a raccogliere l’elevato valore teologico, artistico e storico dei murales della chiesa di S. Maria degli Angeli a Managua.
Inoltre ti mandiamo alcune riflessioni scritte dal teologo italiano Giulio Girardi su questa opera artistica di grande valore.
Da ultimo ti alleghiamo la poesia dedicata da Padre Davide Turoldo al bambino Luis Alfonso Velasquez Flores di nove anni, ucciso dagli squadroni della morte del dittatore Somoza pochi giorni prima della liberazione del Nicaragua.
Uno dei murales più significativi oscurati con un ridicolo Gesù Bambino è proprio quello dedicato a questo fanciullo.
Non appena avrai raccolto il materiale, ti preghiamo di farcelo avere con urgenza via e-mail o posta prioritaria.
Quando avremo completato la raccolta di tutto il materiale dall’Italia e dal Nicaragua, provvederemo alla stampa e diffusione del dossier-denuncia.
Ti ringraziamo e ti salutiamo!
C.S.I.
CENTRO SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE
NORD-EST MILANO
VIA BALCONI 13
20063 CERNUSCO SUL NAVIGLIO (MILANO)
Considerazioni sull’opera di Integrazione Plastica nella Chiesa S.Maria de los Angeles di Managua-Nicaragua.
Tra il 1982 e 1985 si sono realizzate le opere di Integrazione Plastica nella Chiesa S.Maria de los Angeles, nel Barrio Riguero a Managua, Nicaragua: pitture, sculture, ceramiche e decorazioni per una superficie totale investita di circa 680 metri quadrati, che hanno coinvolto l’attività creativa di varie decine di collaboratori, giovani studenti d’arte, muratori, inbianchini, elettricisti, falegnami e volontari per attività di tutti i tipi, compresa quella di difendere la chiesa notte e giorno da eventuali attacchi terroristici della cosidetta “Contra”.
Un’opera grandiosa sia fisicamente che concettualmente, realizzata grazie alla forza e all’entusiasmo che scaturiscono dall’amore per gli ideali di pace con giustizia sociale, e realizzata anche con il poco che la Solidarietà italiana riusciva a farci avere (pennelli, collanti, pigmenti, smalti, carta, matite ecc, ecc,) con giri rocamboleschi dei materiali per evitare le mine disseminate nel Porto di Corinto.
Io non so, nella Storia dell’Arte, quante chiese possano vantare tanta partecipazione di fedeli nella scelta dei temi e contenuti per le pitture murali del suo interno.
E non so neppure quante pitture murali siano state ispirate da tanta ricerca storica, antropologica, filosofica e teologica di tante intelligenze raccolte intorno alla figura profetica del Padre Francescano Uriel Molina Oliú: un nicaraguense davvero radicato come pochi nell’anima e nel corpo del suo popolo.
La chiesa del Barrio Riguero, con le sue pitture, sculture, ceramiche e decorazioni fu chiamata da molti “LA CATTEDRALE DEI POVERI”, e per molti anni fu meta di pellegrinaggio, devozione e punto di riferimento nicaraguense e mondiale della SPERANZA.
Finché non arrivó il grande odio, il grande grigio, il grande lucro, il grande mercato globalizzato dove é “necessario” manipolare, plagiare, falsificare e occultare tutto, principalmente la cultura e l’arte.
Salvare i murali del Barrio Riguero significa oggi anche salvare un poco la speranza e un poco la vita stessa su questa terra.
E per salvare i murali si intende non solo preservarli dall’occultamento, dalla deturpazione o alterazione o addirittura dalla distruzione da parte del fanatismo politico o pseudo-religioso, ma anche elaborare e dare inizio ad un serio piano di pulizia, conservazione e restauro delle opere che, ricordiamolo sempre: sono state realizzate in un periodo di guerra, con materiali e strumenti non sempre idonei e di qualità.
E’ necessario fare immediatamente un diagnostico dello stato attuale delle opere ed iniziare i lavori di mantenimento e conservazione.
E’ necessario fare pressione presso l’Istituto Nicaraguense di Cultura/Direzione del Patrimonio Culturale affinché assolva alle sue obbligazioni in quanto al mantenimento e alla corretta visibilità delle opere della chiesa S. Maria de los Angeles che sono state dichiarate “Patrimonio Culturale Nazionale” dal Governo della Repubblica.
Se necessario, se continuasse l’attuale penosa situazione di occultamento e mancanza di cure il sottoscritto in quanto possessore dei “diritti d’autore” sulle opere in menzione, sarebbe anche disposto a presentare il caso nelle dovute istanze giuridiche in quanto tutta la vicenda puó essere configurata come causa di “diritto internazionale”.
Ringrazio pertanto tutti coloro che, in questa fase delicata per la sopravvivenza delle opere nella chiesa del Barrio Riguero, volessero dare il loro contributo di qualsiasi tipo, alla iniziativa promossa dal “Centro Solidarietà Internazionale Nord-Est Milano”
Grazie,
Sergio Michilini
Varese, 10 Maggio 2001
I testi dei discorsi pronunciati in occasione dell’inaugurazione delle opere di Integrazione Plastica nella Chiesa di S. Maria de los Angeles il 19 luglio 1985 da:
PADRE ERNESTO CARDENAL, MINISTRO DI CULTURA.
PADRE URIEL MOLINA OLIU’, PARROCO DELLA CHIESA S.MARIA DE LOS ANGELES.
GIULIO GIRARDI, TEOLOGO ITALIANO.
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UNA STORIA DI MORTE E DI RESURREZIONE
Vogliamo ringraziare in primo luogo i professori italiani che sono venuti ad insegnare il muralismo nel nostro paese e dipingere con i loro alunni della scuola di arti plastiche questi murali, che adesso stiamo inaugurando, che il Ministero di Cultura ha dichiarato Patrimonio Culturale Nazionale. E non in secondo luogo,ma anche in primo luogo,vogliamo felicitare il Padre Uriel per questi murali di resurrezione, morte e resurrezione, e non soltanto per i murali che adesso inauguriamo, ma per tutta la storia e traiettoria di questa Chiesa comunità di Padre Uriel Molina;storia di morte e resurrezione della nostra Rivoluzione in questa Chiesa che è già famosa nel mondo intero, con la grande partecipazione che pure ha avuto prima, durante i duri anni di lotta, e da dove sono usciti comandanti di questa Rivoluzione: un Comandante della Direzione Nazionale del Fronte Sandinista;un Comandante attualmente Capo dello Stato Maggiore dell’Esercito Sandinista ed altri Comandanti in alti ranghi di responsabilità di questa Rivoluzione, che sono stati formati qui e che da qui sono passati alla clandestinità o alla montagna, e martiri di questa Chiesa.Anche tutto questo c’è nei murali, morte e resurrezione, morte dei martiri di questa Chiesa e la loro resurrezione, perché sono resuscitati insieme al popolo, che è morto ed è tornato alla vita, allo stesso modo che il padre del P. Molina, che è tornato alla vita, che non è morto.Sandino diceva che la bandiera rosso-nera significava morte e resurrezione:il nero la morte ed il rosso la resurrezione.Sandino una volta disse anche:”la morte non esiste”, e non perché non credesse che c’era la morte, ma perché sapeva che c’era resurrezione.Era tanto cosciente della morte, che egli disse una volta:”Non ho mai pensato di uscire vivo da questa guerra, ma ho sempre creduto che era necessaria.”Aveva anche detto che “la morte non era altro che un piccolo dolore”.
Aveva anche detto “La morte non ha importanza”Ma sapendo che la morte esiste, egli fu pure il creatore della parola d’ordine “Patria Libera o Morire”, morire per resuscitare. E lui diceva pure quella sulla bandiera “Il rosso sta sopra il nero”, che è il trionfo della vita sulla morte.La resurrezione sulla Morte. E Sandino diceva anche: “Usciremo bene se Dio vuole” ed al giornalista nordamericano Carleton Beals disse ” Vinceremo se Dio vuole”.
Lui aveva fiducia in Dio e disse pure: “La nostra causa trionferà perché è la causa della giustizia, perché è la causa dell’amore.” Lui disse anche”Dio parlerà per i Segoviani”
E ciò si è compiuto, perché Dio parlò per le Segovie e adesso parla per tutto il Nicaragua. Dio parla per tutte le Rivoluzioni, qualunque sia, anche se atea, e mettiamo fra virgolette questo nome di “atea”.
Ma Dio, mi sembra, parla più particolarmente per una rivoluzione appoggiata fortemente dai cristiani, gli autentici cristiani e così lo esprime il nostro popolo quando dice, così frequentemente, nella sua parola d’ordine: ” Fra Cristianesimo e Rivoluzione non c’è contraddizione”; ma mi sembra migliore una scritta che ho visto in una strada ” Cristianesimo e Rivoluzione sono eguali”. Non solo non c’è contraddizione, ma sono eguali, secondo quella scritta.
Perché questa rivoluzione è tutta di cristiani, cristiani che si confessano credenti e di altri che si confessano non credenti, ma che in realtà sono egualmente cristiani. Ugualmente credenti perché sono credenti nell’amore, e l’amore è Dio, come dice San Giovanni, ed anche Sandino diceva che l’amore è Dio. Di modo che tutti qui, credenti e non credenti, siamo cristiani in questa Rivoluzione, nella quale Dio continua a parlare. In questa chiesa sta parlando Dio continuamente, in ogni messa attraverso il suo Parroco profeta e del suo popolo, che è lo stesso, ed anche adesso c’è Dio che sta parlando con la voce, fisicamente ogni volta più debole ma mondialmente ogni volta più potente, del nostro Cancelliere e missionario Maryknoll, il P D’Escoto.
E questa voce di Dio, del nostro popolo e del Padre d’Escoto è una voce che si fa sentire ogni volta di più nel mondo intero. Come una prova vi
Leggerò una lettera che ho ricevuto poco fa dagli Stati Uniti, di una signora che dice di avere 62 anni e di chiamarsi Barbara Grey, la quale dice a noi sacerdoti che abbiamo incarichi pubblici:” Tutto è cominciato con la lettura di “Ministri di Dio, Ministri del Popolo” certamente, io ero già a conoscenza e indignata per la crescente disinformazione dell’amministrazione Reagan. Dopo sono andata in Honduras e in Nicaragua con un gruppo di studio della Felowship of reconciliation ed ho concentrato molto delle mie letture, conversazioni ed azioni sociali nell’interpretazione di una delle realtà, della dimensione religiosa della vostra straordinaria rivoluzione. Ho la profonda impressione che voi, che state costruendo tanto l’etica come le infrastrutture del governo, nella misura in qui si riflette l’opzione preferenziale per i poveri, state realmente riflettendo la cristianità profetica e la realtà della resurrezione. C’è molto da dire ma vorrei dirle soltanto e quasi personalmente che la sua influenza sta arrivando ad un’ampia e profonda moltitudine di noi qua, così come nel mondo intero.” Poi aggiunge ” Quello che voi state facendo significa che gli Stati Uniti non saranno più gli stessi ; molti di noi sono stati trasformati e lavoriamo con la nostra testimonianza contro l’imperialismo interno e internazionale e lo faremo per il resto delle nostre vite! A volte piango di fronte la tragedia quotidiana del Nicaragua, altre volte ho la convinzione che dobbiamo piangere anche per la tragedia del momento storico del nostro Paese, gli Stati Uniti: In questo momento di disgrazia, pregate per noi, perché in qualche maniera noi possiamo imparare a salvare la nostra anima come lo ha fatto il suo Paese “.
Pure questa è la voce di Dio che ci viene dagli Stati Uniti. Da parte mia non c’è bisogno che dica altro, qui c’è il messaggio, in questa Chiesa, in questi murali. Parlano da soli; sono murali profetici, come conviene in questa Chiesa così pienamente profetica.
Il messaggio è.” Non temete, io ho vinto la morte”.
E’ vero che ogni volta è più vicina a noi l’invasione diretta dagli Stati Uniti; alle nostre porte ci sono Nabucodonosor, Oloferne, Senaquerib.
Non c’è niente da temere. Dio sta col suo popolo, e per dirlo un’altra volta con le parole di Sandino, profetiche: ” Usciremo bene se Dio vuole”.
( discorso di Padre Ernesto Cardenal, Ministro di Cultura del Nicaragua, pronunciato in occasione dell’ inaugurazione dei Murali nella Chiesa di S ; Maria degli Angeli, nel Barrio Riguero, il 20 luglio 1985.
Il discorso è stato pubblicato integralmente su ” Nuevo amanecer cultural” sabato 27 luglio 1985 in Managua, Nicaragua)
Al trionfo della Rivoluzione ho pensato di fare una chiesa nella quale la pittura riflettesse per sempre la nostra storia di liberazione. In Italia avevo imparato che gli affreschi del medioevo erano la Bibbia dei poveri, e volevo che il nostro popolo potesse rivivere la sua propria storia nei murali della mia chiesa.
Io non volevo una chiesa con quelle immagini lugubri con le quali mi avevano insegnato a pregare da bambino: quel San Benito in ginocchio tutto in nero, per esempio. No. Questa chiesa rappresenta oggi un salto qualitativo, in confronto a quelle vecchie chiese piene di immagini, nelle quali uno andava diretto al santo e lo toccava un pochino dicendogli: “Sant’Antonio, voglio recuperare la macchina da cucire che mi hanno rubato-, e se era il caso di una ragazza che stava per rimanere zitella, le chiedeva un marito… io mi sono detto (perchè non è che io sia iconoclasta), è necessario ritornare ai nostri santi! E quali sono i nostri santi? Luis Alfonso Velazquez, questo bambino che è vissuto nella nostra parrocchia e che è tornato a rivivere la lotta di Davide contro Golia. Lì lo potete vedere che sfida la CIA. E un po’ prima c’è Azarlas H. Pallais, quello delle Parole Evangelizzate, come un vecchio profeta discepolo di San Francesco d’Assisi, con la sua sottana nera consumata, come lo abbiamo conosciuto noi là a Leon. E porta una croce ed un mantello rosso di porpora, non per essere Cardinale, ma perchè come profeta volle identificarsi con il nostro “Patria Libera o Morire”.
Questa chiesa è una chiesa francescana e San Francesco d’Assisi era un poeta squisito e concepiva il vangelo come un annuncio, per questo la sua prima chiesa è Santa Maria degli Angeli – L’Annunciazione -. E là avete l’Annunciazione in altorilievo. E’ l’annuncio che inaugura la nuova storia del Nicaragua, che comincia nello sfondo, all’entrata con gli dei Tamagastad e Cipaltomal: quegli dei che furono distrutti dalla cultura ispanica e che noi restituiamo per incorporare la nostra cultura precolombiana alla Resurrezione di Cristo: fine ed utopia della storia.
E abbiamo anche le figure di Diriangèn e Nicarao, e Bartolomè de las Casas e Valdivieso. E in secondo piano Monsignor Pereira, che seppe rifiutare l’intervento nordamericano, e Sandino e Carlos Fonseca, i padri della patria, perchè senza di loro noi non saremmo popolo, oppure in termini biblici, siamo non-popolo, precisamente. Ed i secoli XVI e XVII e XVIII sono rappresentati dal Cristo contadino che porta la sua croce per i sentieri dello sfruttamento. E come prolungando quella storia di crocefissione guardate quei corpi che rappresentano la profezia di Ezechiele, nella quale, quelli che non avevano vita, risorgono in due uomini, che sono i sacerdoti Gaspar Garcia Laviana e Camilo Torres (“dove è caduto Camilo nacque una croce”) e lì c’è una croce di luce che illumina il mondo. E più a destra abbiamo San Francesco d’Assisi, a cui il Cristo disse: “Ripara la mia chiesa che sta in rovina”, e incominciò a ricostruire la chiesa senza prodigi intellettuali, con la sola testimonianza della sua vita evangelica. Per questo al suo fianco i poveri ricostruiscono la chiesa di Dio. E Francesco è rappresentato con la schiena forte di un contadino nicaraguense, accarezzando con la tenerezza delle sue mani di poeta il “guardabarranco” (uccello) delle canzoni nicaraguensi. E insieme a lui, i francescani ricostruiscono il popolo di Dio, uniti come debbono sempre stare con il popolo semplice.
E più in là a sinistra potete osservare Mons. Romero, questo bellissimo murale di San Romero di America accogliendo le vittime delle ingiustizie, lui stesso pure con una collana di sangue – guardatela nel suo collo – ma trasfigurato, perchè ha saputo soffrire il martirio e pertanto non ha bisogno di procedimenti ufficiali per essere invocato come santo. E tutti i murali convergono in quello del Cristo resuscitato, questo giovane che rappresenta i martiri del nostro popolo, quelli che hanno avuto tanto amore, che sono stati disposti a dare ]a loro vita per il loro popolo. Solamente in questa parrocchia abbiamo avuto 200 morti, e in merito voglio raccontarvi qualcosa che non ho letto in nessun libro, ma che porto nel cuore.
Il giorno del ripiego tattico, la Lupita Montiel, che sarà qui con noi, mi ha fatto chiamare per andare a seppellire suo, figlio. lo sono andato in mezzo ai corvi ed agli spari, e quando sono arrivato mi sono trovato con il corpo di suo figlio coperto con un “petate”. lo non osavo togliere il “petate”, perchè sapevo che mi sarei trovato di fronte a qualcosa di raccapricciante; allora mi ha detto: “Lo scopra, Padre”.
Effettivamente l’ho scoperto e mi sono trovato con il suo ragazzo di sedici anni tagliato in due da una bomba. Non potrò mai dimenticare simile impressione. Ma nemmeno potrei mai dimenticare il sapore di annuncio di quella madre, che mi disse: “Mi sento orgogliosa di avere partorito un figlio sandinista”…
E quella è la nostra via crucis; noi impariamo a leggere la passione di Cristo attraverso la passione del popolo, che è una maniera francescana di leggerla! E perciò abbiamo anche rappresentato la famiglia Barreda, che è andata a raccogliere il caffè, e quando il torturatore la interrogava, loro impassibilmente rispondevano: “Siamo cristiani e siamo rivoluzionari”. Mentre nella Curia di Managua si discuteva l’incompatibilità intrinseca tra fede cristiana e rivoluzione sandinista, questi Barreda proclamavano con il loro sangue davanti al nemico che fra cristianesimo e rivoluzione non c’è contraddizione.
lo ho concepito questa chiesa come un annuncio, con l’Angelo dell’Annunciazione. Lì dove dovrà stare il Santissimo ci sono delle bellissime mani semiaperte che accoglieranno il Santissimo Sacramento, continuando la tradizione dei Padri greci, che vedevano tanta similitudine tra l’Annunciazione e l’Eucarestia. E colui che interrompe questo annuncio allegro del mondo nuovo è il terribile angelo sterminatore dell’Apocalisse, che guardando ai Barreda contenti che raccolgono il caffè, interviene con la forza di Reagan contro l’amore e la speranza. Ma, come diceva Sandino, la Resurrezione si incaricherà di spiegare tutto, perchè la nostra causa è la causa di Dio, e della giustizia. In questi murali, insomma, ci sono gli eroi della nuova storia del popolo nicaraguense, che è poesia di Ernesto, colore di Solentiname, tavolozza del Riguero, Comunità di Base del 14 settembre e musica di Carlos Mejia Godoy.
Nota.
Discorso di Padre Uriel Molina Oliù, parroco della chiesa di S Maria degli Angeli, pronunciato in occasione dell’inaugurazione dei murali il 20 luglio 1985
II discorso è stato pubblicato integralmente su “Nuevo Amanecer Cultural” , sabato 27 luglio 1985, in Managua, Nicaragua.
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Essendo impegnato da nove anni sul terreno della solidarietà culturale con la rivoluzione nicaraguense, ho avuto l’occasione di seguire da vicino l’attività svolta in Nicaragua del muralista Sergio Michilini.
Di esso mi ha colpito non solo la qualità artistica, ma anche, molto particolarmente, il metodo da lui messo in atto perchè la sua opera, prodotta in Nicaragua, nascesse anche dal Nicaragua, dalla sue storia, dalle sue speranze, Tanto che i nicaraguensi hanno effettivamente potuto riconoscersi in esso, ed esserne stimolati nella presa di coscienza della loro identità.
Inoltre l’impegno del Michilini si è caratterizzato per la preoccupazione di non sostituirsi alla creatività di quel popolo, ma suscitarla e valorizzarla. Egli ha quindi saputo associare alla sua opera giovani artisti locali, ed ha aperto, in collaborazione con il Ministero di Cultura, una scuola per la formazione di muralisti nicaraguensi.
Appoggiando quindi le sue nuove iniziative, non si sostiene soltanto uno produzione artistica di grande valore, ma anche una concezione della solidarietà internazionale, che annuncia un nuovo stile di rapporti fra i popoli.
Giulio Girardi