ANTONIO LUIGI GAJONI, scritto inedito:” Dono ad un giovane pittore”

antonio-luigi-gajoni-2mmmmmDono ad un giovane pittore” è uno scritto del grande Maestro ANTONIO LUIGI GAJONI, inedito, importantissimo, probabilmente del 1919.

Quelli erano anni in cui i Pittori dipingevano e la Pittura era ancora un linguaggio umano e non ancora “desaparecido” (fatto scomparire) dai poteri e dai potenti della terra.

E’ uno scritto serio, profondo, meticoloso e in alcune parti abbastanza difficile da capire, proprio per la oscura situazione e l’analfabetismo pittorico che stiamo vivendo oggi, e perciò va letto con la dovuta maturità, umiltà, attenzione e senza i pregiudizi frivoli e/o i filtri politici della cosidetta “Arte Contemporanea”…può ancora essere attuale e insegnare parecchio ai giovani.
Il testo che pubblichiamo integralmente mi è stato inviato dall’amico e collega LORI SCARPELLINI, che mi scrive:
…”Il manoscritto l’ho avuto da Piero Nardi, …il pittore che mi ha fatto conoscere il Maestro Gajoni, …..non ricordo precisamente se era il 1963 o il 64….ho frequentato il Gajoni fino alla sua morte nel Febbraio1966 e quando l’ho conosciuto io avevo 29 anni. E’stata una breve frequentazione, ma che mi ha lasciato profondamente segnato per la vita. Ricordo che dopo pochi giorni mori anche Severini. Il manoscritto l’ho copiato a mano ….(realmente non ricordo se l’originale era scritto a mano o a macchina). Il documento non so se Gajoni lo volesse pubblicare…penso di no….ma sono certo che non è mai stato pubblicato, ed il dialogo penso che fosse con se stesso”.

_____________________________________________________________________
Mi scrive anche l’amico e collega GIANFRANCO TOGNARELLI:
…”Da un colloquio con Marcello (il Pittore MARCELLO FROSINI, n.d.r.), ho appreso che questo scritto è saltato fuori, fra i materiali conservati da Gajoni, dopo la morte, quando insieme alla moglie riordinarono tutto il materiale. In tutti gli anni in cui, sia Piero (PIERO NARDI n.d.r.) che Marcello, lo hanno frequentato, di questo documento non si era mai parlato, ma era sempre presente nei concetti e nei discorsi. Come un filosofo greco, mi pare Platone nel Convivio o forse Socrate, lui stesso (GAJONI n.d.r.) si è creato l’interlocutore per aver modo di chiarirsi nei concetti e nelle idee. Come avrai notato questo testo si rifà all’ideale platonico sul concetto del bello, successivamente prende atto di quello che è successo con le avanguardie e di conseguenza dei nuovi apporti, mai modificando sostanzialmente anzi cercando collegamenti con queste……Ci sono anche altri scritti di Gajoni, alcuni, molto importanti, uno proprio intilato “Convivio” sempre del periodo giovanile…..della maturità, c’è un testo importante che riguarda Michelangelo con rilievi che secondo lui. nessuno aveva ancora evidenziato, e non fu pubblicato per l’improvvisa morte”…..

antonio-luigi-gajoni-2

ANTONIO LUIGI GAJONI, primo studio dell'Opera "Les Charmes de la Vie" esposto al 46° Salon des Indépendants Grand Palais Parigi 1935 (Proprietà Lori Scarpellini)

A n t o n   L u i g i    G a j o n i
DONO AD UN GIOVANE PITTORE
manoscritto inedito del 1919

______________________________________

(G = Gajoni …….P = Pittore)

G _ Quella che tu hai visto non è Arte.
P _ Non è Arte, e perché?!
G _ Quel pittore ama molto le belle tinte, e ritraendo dal vero, coglie da esso quello che vi è di più superficiale, anzi peggio ancora: dal vero si fa suggerire delle tinte convenzionali, da un intero ambiente ne sottrae due, tre o quattro le quali cerca di renderle e per se stesse e tutt’assieme piacevoli. Non cura se corrispondono ad una sensazione, cura che siano di una qualità che piacciono, ed è con questi mezzi che questo pittore costruisce ambienti ed atteggiamenti di figure i quali gli sono capitati sotto gli occhi e dentro ai quali non vide altro che questi aspetti superficiali.
P _ Insomma per te tutti i pittori sono superficiali,
G _ Non tutti. Tu sai di quanti e quanti ho detto e dico bene.
P _ Infine cosa intendi tu per arte?
G _ Io? Ecco. Le mie concezioni sull’ Arte come tu sai me le sono formate osservando infinitamente i capolavori dei più grandi artisti di tutte le epoche dal confronto di questi con il vero. Ed ecco le mie ultime conclusioni : L’Artista per me è un uomo il meno civile ed il più umano. Egli è saggio, buono e sensibilissimo.  Immerso nel vero subisce commoventissime sensazioni. L’Artista pittore davanti ad un paesaggio in una data ora sente, attraverso l’aspetto dei violenti caratteri del momento in continuo svolgimento, tutto il senso inesplicabile ma immenso ed arcano delle vicende dell’Universo. La sua anima, il suo senso non sentono soltanto l’attimo presente, ma il passato e l’ avvenire. Egli si attacca violentemente all’aspetto dell’attimo fuggente e vuole imprimerlo con tutti i violentissimi caratteri. Esso sarà per lui una parte di vero, di quella verità indefinibile ed infinita quale l’artista intuisce, ed in essa vive come in Paradiso in presenza di Dio.
P_ Poesia…..!
G _ E’ vero. Ed il quadro non si compone di questo. Io dico però che tale deve essere l’animo di un artista quando si propone di operare. Se con l’animo è penetrato nell’aspetto del vero non sarà in seguito vile e disdegnerà il falso artifizio, non si attaccherà ad aspetti esteriori e superficiali tradotti in tinte imbellettate in toni diminuiti a talento e a disegni basati sull’elasticità del metacarpo, sacrificherà ogni astratta virtuosità manuale, ma intensificando ed ampliando i mezzi tecnici metterà nell’opera quelli infiniti caratteri necessari rendendo evidente una sola cosa : l’aspetto del vero tradotto pittoricamente da quell’aspetto reale davanti al quale l’artista si senti commosso per cause assolutamente estranee alla pittura.
P _ Non ti capisco.
G_ Ho detto che l’artista pittore davanti a un paesaggio in una data ora sente, attraverso gli aspetti dei violenti caratteri del momento in continuo svolgimento, tutto il senso inesplicabile ma immenso ed arcano delle vicende dell’Universo. Ora se invece l’artista è musicista e nella stessa situazione non si attacca ai caratteri pittorici perché per lui saranno più evidenti i caratteri musicali, e così per il poeta ed il filosofo. Così dico io che l’artista prima si commuove come uomo (umanamente) poi in conseguenza creerà l’opera artistica. Non posso concepire la creazione di un capolavoro diversamente.
P _ Molti capolavori rappresentano scene che l’artista non ha potuto certamente vedere nel vero.
G _ Quelli sono capolavori pittorici/decorativi o pittorici/idealistici. Non è arte, è un ramo dell’arte molto pregevole. Sono composti di riflessi di qualità artistiche ma in esse manca quello che per l’arte è essenziale: il senso.
P _ Ma cos’è questo “senso” al quale tu dai così importanza?
G _ Sai quanto sia insufficiente una pittura ove manchi il carattere non dico d’ambiente che è enorme ma appena degli oggetti. Noi ora stiamo parlando ed il nostro discorso è di quest’ora, ed io parlo in questo modo e tu mi ascolti in codesto atteggiamento e mia mamma ci ascolta con quel suo fare e la lampada è accesa e tirata giù fin qui ed il tutto è armonico ed esprime un certo senso infinito ma affatto definito da altri aspetti, da altri sensi. Noi si parla di quel che parliamo adesso che è sera, ma di mattina parleremo d’altro e a mezzogiorno d’altro ancora….. Un morto su un prato in pieno sole ti da un senso diverso di un dormiente in una via di notte. Il morto è una piccola tragedia fuor di ora direi inopportuna, il dormiente è una parte dell’infinita tragedia della notte, la quale nell’assieme forma una cosa grande e paurosa. L’uomo si commuove quando nell’ambiente che osserva, i singoli aspetti divengono necessari e concorrono all’aspetto predominante.
L’uragano, il tramonto, l’inondazione, la burrasca, la tempesta, un fuga, una festa, un mezzogiorno, la luna e il firmamento, aspetti generali di un senso spiccato. Insomma il senso è l’essenza del carattere. Esiste ma è indefinibile.
P _ E nel particolare come ci fa entrare il senso?
G _ Nel particolare cioè nel costruttivo è il senso strettamente che occorre.
P _ Il senso pittorico?
G _ Si il senso pittorico. Cioè quell’intimo aspetto caratteristico delle materie illuminate e colorite della luce, e poi ancora, nel paesaggio la trasparenza e la profonda infinitezza del cielo rispetto alla terra. Nella figura il carattere dell’occhio in violento contrasto con il carattere del naso o della bocca la carne diafana , il legno mummificato, il ferro freddo e pesante anche quando è uno spillo…..e via via.. Cose che pittoricamente si ottengono se l’artista fa l’arte per l’arte e non l’arte per se.
P _ Ancora non ti comprendo.
G _ Ci sono pittori, uno fra i quali è quello per cui siamo entrati in argomento di pittura, i quali prendono le cose alla leggera. Il loro affanno sta tutto nel crearsi una maniera, cioè , tendono con tutta la loro volontà a stabilire una formula la quale differisca apparentemente da quella degli altri. Trovata e ben definita questa formula essi con la massima disinvoltura ti stacciano con essa tutto quello che dall’Universo capita loro sotto mano. Anzi quando hanno la virtù di far passare per quell’angustissimo staccio/formula molte cose diverse si dicono addirittura artisti geniali. E questo succede perché la stragrande maggioranza dei pittori riesce a stento a farsi la formula ma resta sempre al punto di imitare gli altri ed una gran parte di quelli che vi riescono basta a loro il più futile aspetto per ripetere migliaia di volte la solita formula.
P _ Questo pare anche a me, ma però la personalità in un artista è cosa pregevole.
G _ Si la personalità, lo stile, è pregevole ma esso nei grandi artisti è una conseguenza non un fine. I più grandi artisti si manifestano tutta la vita in un arte in continua evoluzione passando per una prima una seconda una terza maniera e in ogni maniera stessa le opere si distinguono per certe caratteristiche successe in seguito all’evoluzione artistica dell’artista. Del resto lo stile, la maniera , è l’uomo. Come tu puoi crescere, dimagrire, ingrassare, incanutire senza perdere i caratteri fisici fondamentali della tua persona i quali saranno sempre riconoscibili, così sarà anche delle tue manifestazioni. Ma questi nostri pittori d’oggi, creatisi una maniera la ripetono all’infinito senza mai più cercare di avvantaggiare ed in arte, come in tutto, chi non cammina muore.
P _ Michelangelo però metteva del suo al vero.
G _ Ecco che anche tu cadi nel solito errore. Molti dicono che Michelangelo è manierato, e barocco. Dicono questo perché non hanno ben compreso l’arte di Lui.
P _ Osservando le sue figure,che sono gigantesche, ci si domanda come abbia potuto trovare simili modelli. Anzi io dubito che abbia avuto dei modelli simili e che soltanto la sua genialità sia stata capace di creare figure simili.
G _ La sua genialità, hai detto bene. Ma il suo genio l’ha adoperato in diverso modo da quello che tu ti figuri. Michelangelo non ha mai spinto il disegno di una figura (nei suoi capolavori) di un millimetro più in la di quanto il vero, cioè, il modello vivo gli ha suggerito, anzi, non voglio dire suggerito ma che il vero lo ha convinto.
L _ Lo ha convinto?
G _ Mi spiegherò. Per poter parlar di ciò è meglio che distendiamo qui sul tavolo tutte le riproduzioni delle opere sue che abbiamo a nostra disposizione, non son tutte ma sono molte e ci possono servire a sufficienza. Guarda, osserva queste. Sono schizzi di progetti fra i quali quelli della Sistina e la tomba di Giulio II°. Per il concetto di composizione nitidi ma guarda come sono, dirò così, timide ed incerte le figure. Le figure degli schiavi che poi sono stati forgiati così poderosi, come qui sono esili. Osserva ora questi disegni di teste ove è evidente la ricerca dell’espressione. Vedi come vago indeciso e impreciso si vede l’andirivieni della matita. E in questi disegni portati a buon punto, si scorgono sotto i primi segni, ora lievi, ora impacciati dall’incertezza ora risoluti, certi e svelti. Poi ecco alcune incertezze di atteggiamento di arto corretto, e man mano che studiando cioè investigando il modello egli si persuade di una data linea, di una data forma coma la imprime con forza. Ma non è finito. Se osservi trovi ancora in questo disegno che in certi punti dopo una persuasione ne avviene un’altra e torna sopra ad un particolare pel quale aveva già presa una determinazione e vi lavora sopra ancora fino al punto che al posto di un segno, di diversi segni, vi si scorge addirittura una macchia. Da queste constatazioni risulta chiara una cosa: l’assenza della manualità e l’assoluto attaccamento al modello vivo.
P _ Di questo mi persuado, ma questo non spiega perché le figure di Michelangelo siano così grandiose.
G _ Io sono del parere che il segreto, dell’aspetto grandioso delle sue figure sia tutto li.
P _ Mi pare un pò meschino.
G _ Intendiamoci, dico l’aspetto grandioso del puro disegno o forma, non la grandiosità della concezione, come si rileva dal disegno di questa mano, la quale sebbene sia una semplice mano disegnata accuratamente dal vero ( non solo nel suo contorno ma anche e ben profondamente nelle linee prospettiche ) ha un aspetto grandiosissimo. Il corpo umano è una somma grande di infinite particolarità le quali appariscono più o meno. Michelangelo per me è colui il quale ha sputo entrarvi addentro più di qualunque altro e seppe rilevarle, tradurle in plastica. E’ naturale che questi particolari sono interessantissimi ed ognuno anche il meno rilevabile ha funzioni o atteggiamenti propri e quindi caratteristici, come un qualunque muscolo od ossa dei più conosciuti ed evidenti, ed il genio plastico di Michelangelo consiste appunto nell’aver rilevato gli aspetti di una gran somma di questi particolari. Ora noi quando osserviamo il vivo non abbiamo la capacità di rilevare tutti questi particolari così che noi il corpo umano di proporzioni normali lo vediamo liscio e piatto e non ci si presenta quindi in un aspetto grandioso. Solo l’acutezza di un grande artista come fu Michelangelo saprebbe tradurcelo in plastica (intendo anche disegno) e senza uscir dalle sue giuste proporzioni farcelo apparir grandioso.
P _ E’ una cosa che bisognerebbe provare.
G _ E’ una cosa che i disegni medesimi di Michelangelo provano. Del resto per me Michelangelo è un grande verista che non cercò mai di falsare il vero ma in esso cercò di penetrare il più profondamente e la sua vasta produzione lo dimostra in modo limpidissimo. Infatti dai primi lavori quattrocenteschi alle imitazioni Romane e per il realismo della volta della Sistina approdò al Giudizio: capolavoro umano, unico. Col tempo e lo studio Michelangelo non si formò una maniera ma invece fino all’ultimo ripulì le sue opere da tutto quanto di impuro, di manierato e di convenzionale era ancora in esse, accostandosi sempre di più alla realtà.
P _ E quando parli di pittura vedo che dai grande importanza al soggetto. Ma l’artista non è bravo quando sa dipingere bene?
G _ Si è bravo quando sa dipingere bene, ma quello è semplicemente il mezzo per rivelarsi artista. L’artista é, indipendentemente dal mezzo tecnico, perché quando l’artista é, si manifesta o attraverso la pittura o la scultura o la musica o la poesia ecc. E i sommi artisti pur eccedendo in alcuni di questi diversi rami, seppero manifestarsi in modo elevato in tutti. Michelangelo faceva poesie e Dante dipingeva, é inutile che parli di Leonardo. Ora é certo che il mezzo di esprimersi per il genio di un’artista é una cosa assai piana di fronte allo sforzo immenso della concezione artistica. Il progresso tecnico delle arti é dovuto all’evoluzione delle concezioni artistiche: l’artista si impressiona o attinge dalle sorgenti del vero e più in esso penetra e più si sviluppa il suo concetto. Il concetto sviluppandosi acquista esigenze e necessariamente l’artista é indotto a sviluppare a escogitare nuovi mezzi tecnici per dar forma alle sue nuove concezioni delle quali prima di allora non vi sono esempi. Quando all’artista fu noto il sistema della luce subito immerse li sguardi negli arcani tramonti e tanto escogitò che tecnicamente arrivò al divisionismo, mezzo per cui poté manifestare il senso dei nuovi concetti.
P_ Vedi dunque che é la tecnica che permise gli sviluppi.
G_ No! Fu il concetto nato dalla scienza della luce che sviluppò la tecnica. La necessità derivò dalla concezione artistica di voler dare forma all’arcano sublime svolgimento di quel processo cromatico che é un tramonto il quale gli fu noto, nel suo intimo per mezzo della scienza. Michelangelo per dar forma alla sua concezione umana studiò profondamente l’anatomia nel senso più esteso della parola, come i moderni celebri per dar forma alle loro concezioni luminose studiarono profondamente la scienza della luce. Quel che più mi convince é questo, che i più grandi artisti innovatori manifestarono concetti ed aspetti che le tecniche prima esistenti non erano sufficienti a rappresentare. Segantini aperse un campo nuovo all’arte e più ancora il Previati. Ed é certo che i più virtuosi nelle concezioni sono anche i più virtuosi nella tecnica. Perché insomma sarebbe inconcepibile che un cervello od un cuore concepisse una cosa grandiosa senza trovare un mezzo qualunque per manifestarla.
P_ Però molti artisti non la pensano come te, Rodin dice che lui é scultore e sbagliano coloro che da lui pretendono opere filosofiche.
G_ Mi dispiace che tu abbia accennato a Rodin, il più grande degli imitatori. E Rodin si é contraddetto con la “Porta dell’inferno ” il “Pensatore”, e i “Borghesi di Calais”.  Del resto non si pretende della filosofia ma del pensiero e quello che possano rappresentare le arti plastiche non possono rappresentarlo né la musica, né la poesia, né la filosofia, perché certi aspetti del vero sono essenzialmente plastici e nessun altro mezzo può rappresentarli sufficientemente (e cosi si dica delle altre arti) e l’acume dell’artista é giust’appunto nel rimanere nel proprio campo senza sconfinare. Ora la pittura (come la scultura) é l’arte del senso visivo, e bene quanti pensieri possono suggerirti le cose che tu vedi! La frase di Rodin come tu vorresti intenderla é sciocca! Per noi che viviamo nel clima di Michelangelo, Raffaello, Leonardo non si può concepire l’arte disgiunta dalla fratellanza di Dante, Galileo e Macchiavelli.
P_ Ma io vedo che sono apprezzati certi dipinti rappresentanti animali oppure semplici fiori ecc. Cose nelle quali vi é dentro poco pensiero.
G_ Si, cose in cui vi é dentro poco pensiero, ma allora potresti dire che con un cavolo puoi riscuotere ammirazioni, é ammissibilissimo, ma quella non é arte ma artifizio cioé un voler far apparire un oggetto che non é, dunque dell’illusionismo fatto per appagare anime candidissime. Ma l’uomo esige altro, ha bisogno d’altro dall’arte e va ad essa per ricevere un ristoro edificante, l’uomo chiede all’artista qualche cosa di sublimemente umano. Purtroppo molti pittori che si presentano come artisti ignorano la missione di un artista, e con le loro manifestazioni inaspriscono la vane passioni.
P_ Non dici più niente?
G_ Ma! Pensavo al tecnicismo, al semplicismo moderno il quale per la sua facile praticità ha allargato smisuratamente l’accesso al campo pittorico ove entrarono una immensa moltitudine di intelligenze volgari senz’anima e senza cuore, i quali si fanno chiamare tutti artisti e invece sono dell’arte i becchini. Questo grande fiorire di tecnicisti (tecnicisti perché il loro fine pittorico e non artistico) é il risultato dell’impoverimento del concetto artistico ed un semplice imitatore tecnico si presenta, accolto, come artista. E’ davvero avvilente!
P_ Come spieghi tu questo impoverimento?
G_ Cosa semplice e profonda. I Romani ebbero l’Impero, i cinquecentisti il Papato. Ed oggi! La democrazia é formata da migliaia di piccoli imperi. Imperatori sorti dal popolo ed incoronati di peso, questi imperatori sono i capitalisti buona gente tutti affaccendati a consolidare il proprio piccolo impero. E l’arte ha dovuto frantumarsi onde far si che almeno queste piccole regge fossero ornate da qualche suo coccio.
P_ Raffaello però ci metteva del suo.
G_ Si, Raffaello ci metteva del suo. Ad osservarlo bene si é indotti a dire che egli non si maturò mai. Fra le sue opere si cerca invano una passione umana. Egli é rimasto sempre un fanciullo. Disdegnò sempre costantemente le manifestazioni violente. Quando era davanti al vero e ne ritraeva una certa somma, si scorge in esse qualche cosa di ostile, qualche segno che il vero che esprimeva, qualche segno necessario che Egli dovette ritrarre ma che disdegnava e che poi nell’opera ove riprendeva la sua libertà, eliminava oppure lo limava tanto da imprimergli un aspetto ben diverso. Raffaello era un fanciullo pieno di idealità e di amore, e si manifestava con delle forme assolutamente estetiche. La realtà non lo attraeva se non per quel tanto che aveva in se che suggeriva atteggiamenti e linee armoniose.
P_ Mostrami qualche cosa
G_ Subito. Osserva questi schizzi. Vedi, egli in questi cerca di aggruppare la Madonna col Bimbo e poi col Battista. Guarda come continua a spostarsi pur rimanendo nella prima idea. Egli non si cura del particolare, anzi è molto sommario. Questi sono gli studi definitivi, sono poco sensitivi, anzi sono abbastanza materiali. Vedi questo piedino, lo ha ripetuto per ben sei volte e si può rilevare che quello che cercava era la grazia della massa e non certo i particolari sintetici. E questo è dimostrato se tu osservi l’opera per cui servirono questi studi. Questo piede dipinto è molto meno di aspetto reale che non quello dello studio, nel dipinto ha forgiato il piedino dandogli una certa forma, starei per dire decorativa. Infatti egli richiama involontariamente alla mente la foggia di una qualche foglia, del resto come quasi tutti i piedi delle sue Madonne.
P _ Hai esagerato un poco. Ma dimmi , è questa una cosa che menoma l’arte di Raffaello?
G _ Ah no! Anzi è la qualità dell’arte di Raffaello, intendo dire dal lato plastico. Non bisogna mai dimenticare che Raffaello fu soprattutto esteta inteso nello spirito e nelle manifestazioni.  Osserva tutte queste Madonne. Sono molte, e tutte le ho poste con la testa sotto una medesima luce, cioè , di fronte ed in alto, è meraviglioso il risultato. Il viso acquista in simmetria e la luce trova modo di spandersi sull’ovale del viso sperdendosi in squisite finezze. Gli occhi, il naso e la bocca diventano dei graziosissimi ostacoli ove la luce gioca con l’ombre in modo ineffabile. A non turbare una tale armonia Raffaello sacrificò spesso il tono delle sopracciglia ed invece lo accentuò nella massa dei capelli dietro il capo ove pare che la dentro vadano a finire tutte le irradiazioni.
P _ Ciò è evidente.
G _ Osserva ora l’ultimo studio di questo quadro. Anche qui di fronte al vero dimostra di ritrarlo con noia, questi panni sono assai monotoni, più che studi io li chiamerei memorie. Non potrebbe essere altrimenti. A questo punto bisogna ammettere che la memoria rappresentativa di Raffaello era straordinaria perché quì si osserva che nell’opera vi é più carattere di realtà che non negli studi.
P_ Tu ti contraddici.
G_ Sembra ma non é. Voglio dire che vi é più carattere nel senso della materia e qui si discorre di panni e fra studio e opera. Discorrendo ancora di quest’opera puoi osservare la massa di luce che investe i modello e cioè lo studio dal vero ed invece la distribuzione che ne fece Raffaello nell’opera. Nello studio é tutto quasi uguale, nell’opera guarda pur osservando le ombre delle forme come ampiezza, pure alcune le alleggerì tanto da rilevarle appena ed altre le intensificò. L’artificio é magistrale come é magistrale e possente tutta questa grande penombra che sparse in questa gran parte del quadro e questi ancora arditissimi giochi d’ombre sulle figure e specialmente sul nudo di Gesù.
P_ Tu Parli del chiaro/scuro come se fosse la sua grande qualità.
G_ Ti ho già detto che la grande qualità di Raffaello é l’estetica, la quale si manifesta per mezzo della composizione. Composizione é anche un semplice atteggiamento di una figura. La composizione di Raffaello si caratterizza per la sua semplicità (quindi verso la perfezione) e non ti devi meravigliare se aggiungo, ingenuità. Non meravigliarti ti dico, osserva bene le sue opere e nelle più vedrai che dispone le figure e le masse con una costante assimmetria o addirittura simmetria. Io me lo raffiguro un fanciullo che ha degli ostacoli forgiati simmetricamente e li dispone con ordine in alto e in basso mettendoci tutta la sua anima per farli star bene.
P_ E’ troppo semplice.
G_ Anche il sistema solare é semplice. Molte cose non bisogna andarle a cercare nelle nuvole. Ma tu mi dicevi del chiaro/ scuro. Raffaello ne fa un grande e buon uso anche nei particolari. Anche da chiari/scuri levò quel che gli piacque e difficilmente si trovarono nelle sue opere ombre limitate da un taglio; non pretendo un taglio netto ma neanche un poco violento. Gli piacquero invece e usò molto le siluette e molte sue figure sono di contorno nitidissime.
P_ Come lo consideri Raffaello?
G_ Ecco, é un sublime ottimista, e può esserlo perché non approfondisce in nulla. Ama il bello e il buono e si fugge il brutto e il cattivo. Michelangelo incute suggestione, Raffaello da confidenza e si fa amare. Tutti questi caratteri generali informano anche il lato puramente tecnico artistico. In esso é disinvolto (ottimista) non bada per il sottile in fatto del vero ma non tollera cosa che non sia assolutamente estetica.
P _ A me pare che tu lo menomi un pò.
G _ Mi guarderò bene di avvilirmi ad un punto simile. Ma se tu farai come me, cioè ragionerai di Raffaello senza mai perdere di vista Michelangelo, allora vedrai che io non menomo di nulla questo grandissimo artista che considero ben in alto, quasi all’altezza del solitario Michelangelo. Che se di Lui fin qui non potrei dire cose umane sono però tentato di dir cose celesti. Ma qui usciamo dal nostro campo. Infatti Raffaello ce lo hanno involato i poeti e di qui anche il perchè della sua universalità.
P _ Oggi sono stato alla Biennale Nazionale.
G _ Nazionale? Importazione ! Importazione!
P _ Tu l’hai sempre con l’Importazione!
G _ Si perchè è una delle cause della degenerazione dell’arte. L’arte è per così dire lo scandaglio della natura e più essa è tale tanto più quanto è profonda. E’ naturale che l’artista si trovi a suo agio nel paese d’origine ove gli è più facile interpretare la natura dei luoghi nei quali egli si sviluppò. Conoscerà e saprà rilevarne i caratteri più salienti meglio di un altro artista di pari capacità che capiti lì di fresco. E’ cosa notissima la variabilità del senso del bello che esiste nelle diverse razze umane. Quello che noi stimiamo una bellezza, vediamo in altre razze essere considerato come un antipaticissimo difetto. Ora se convivendo con una razza a noi diversa, continuassero a mostrarci tipi tenuti in conto di bellezza, alla fine potremmo anche noi con la ragione ed il discernimento, scegliere fra un gruppo un tipo tenuto in conto di bellezza. Ma non potremo mai gareggiare con uno della stessa razza perchè noi nella scelta saremo guidati dal discernimento basato sul freddo ragionamento, egli invece in più avrà la simpatia e la commozione, il senso. Fra parentesi è curioso questo che noi abbiamo più simpatia dei selvaggi per il loro aspetto, che non loro per noi, cioè metta in dubbio chi abbia maggior senso del bello, noi o loro. Qui mi si affaccia all’immaginazione l’arte Egiziana. Una cosa che ho osservato da noi è la poca simpatia che hanno i nostri montanari per la carnagione delicata dei nostri cittadini.
P _ Mi pare che tu sia andato fuori dell’argomento
S _ Stammi attento che non divago. Ho voluto porre in evidenza come i gusti fra una razza e l’altra siano ben differenti e come in una stessa razza, anzi in uno stesso raggruppamento nazionale meno ancora regionale sia divergente e spiccato il gusto. E’ quasi utile farti rilevare che l’uomo nel paese di origine è perfettamente intonato sotto ogni rapporto all’ambiente naturale. Ora è cosa piana ammettere che l’artista cresciuto o educato nel suo paese d’origine svilupperà nelle sue manifestazioni l’intimo, il caratteristico, la parte diversa del senso di natura e concezione di vita che il suo paese ha in contrasto con gli altri paesi.
P _ Nazionalismo!
G _ Naturalismo. E’ inutile che tu semini in tutto il nord gli aranci come è inutile che tu ti ostini a cavar granito in cerca di ferro. Ogni clima dà quel che può dare. L’artista è sincero e profondo nel suo clima. Così si vede nella nostra nazione. Un napoletano che ti fa dello spagnolismo, un lombardo del germanismo e un’infinità d’altri fra i quali molti ti presentano il pariginismo sciocco e goffo; ed il più deplorevole è che questi aspetti di ambienti stranieri sono stati camuffature fatte apposta e non ritratte dall’ambiente reale. Il napoletano, il suo quadro l’ha studiato da un ambiente ove il sole sfavillava limpidissimo e par far del nuovo, cioè secessionismo ha intorbidito tutto dandogli un aspetto d’ambiente bavarese. E il romano ti ha vestito una ciociara alla spagnola e te l’ha messa in fondo allo studio nella penombra senza farti capire la necessità di tale ambiente perchè non ci trovi dentro di quell’intimo d’ambiente che è così suggestivo nei quadri o semplicemente in qualche fotografia veramente spagnola. I nostri buoni (critici) nostrani nel trovare queste novità sono felicissimi e se ne congratulano con gli artisti per il loro rinnovamento dell’arte. Ma per colui che ha potuto ammirare dei lavori sorti nel loro clima e quindi pieni di senso del vero,queste contraffazioni non possono altro che disgustarlo.
P – A me pare che gli artisti di ogni paese facciano bene a studiarsi a vicenda e approfittare di ogni progresso.
G _ Studiarsi a vicenda non è imitarsi
P _ Ma insomma loro faranno col fine di riunire in un’opera le migliori qualità
G _ Questo sarebbe già un nobile intento; ma è vano un simile fine se si cerca di raggiungerlo con mezzi simili, cioè mescolando le qualità di diversi climi. Ma io ripeto che i nostri importatori sono degli imitatori e null’altro. L’artista concorre immancabilmente al progresso dell’arte tanto quanto approfondisce e sviluppa i caratteri del proprio paese; e l’arte dei diversi paesi con i suoi diversi aspetti, sprigiona quel senso superiore artistico…. Io son del parere che l’arte non può essere riassunta in una sola opera, che se così fosse sarebbe ella meschina, e l’importanza che dò al clima è perchè mi rappresento l’arte come un senso astratto infinito al quale i diversi capolavori servono di base e l’artista per grande che sia e per eccelsa che sia la sua opera non può altro che essere beato di offrirla come piccolo omaggio al supremo senso artistico universale.
P _ Cosa intendi come supremo senso artistico universale?
G _ Leonardo dice che il giudizio dell’artista deve essere sempre superiore all’opera. Con questo stabilisce che l’artista concreta nell’opera una parte del suo concetto. Un celebre pittore moderno dei Paesi Bassi disse che i suoi migliori quadri furono quelli che pensò, e che mai fece, vicino al caminetto di sera mentre fumava. Quando l’artista pensa un’opera è un fatto che la vede nella mente già ben definita. Ma le cose obbiettive viste con la mente per quanto siano ben definite come pensiero, non si scorgono affatto nella loro materialità. Se tu stai con una persona a te cara e notissima e la guardi in viso e quindi chiudi gli occhi tentando di raffigurartela, vederla, ti accorgerai che sebbene la tua memoria ti renda noto le sembianze non può rendertele note con quella nitidezza con cui le vedi con gli occhi. Ed infatti se tu apri gli occhi e guardi la figura a te cara e notissima vi troverai sempre qualche cosa di nuovo e curioso. In ogni modo ti persuaderai come gli occhi vedono e rendono ai tuoi sensi…al tuo senso la figura nella sua concretezza e come l’immaginazione sia tanto debole. Ampliando e approfondendo questi ragionamenti si viene a concludere che l’opera è inferiore al concetto ed il concetto al vero.
P _ Che cos’è il tuo vero?
G _ E’ l’Universo. L’Universo naturale e l’Universo astratto. Io mi raffiguro gli artisti d’ogni paese ( del resto come gli scienziati ) tutti intenti ad ascoltare contemplando l’arcano vero. Dante dice “Io son un che quando more sfiora, noto, e ciò che dentro detta fuor vo significando”. Ampliamo il già vasto pensiero. Quel che gli artisti notano o subiscono nelle loro contemplazioni e quel tanto di nuovo che aggiungono ai loro capolavori. Ed ancora mi raffiguro gli artisti in piedi sopra ai loro capolavori. Quel che hanno concretato a loro più non basta perchè quello si è già consolidato col mondo conosciuto. E là sulle loro eccelse basi, sensibilissimi fissano beati la loro mente nell’Universo. E’ la dove si sprigiona e spira il supremo senso artistico universale!
P _ Sempre poesia.
G _ E già, è l’argomento, perchè tu sai come io sia piuttosto pratico. Ma è secondo come si vogliono vedere le cose. Un giorno in Brianza stavo con un mio amico contemplando ammirati lo spettacolo sublime del cielo nel quale immense nubi minacciavano un terribile temporale. Era di mattina e del sole arrivavano fra quei fantastici cumuli di nubi dei raggi rossastri. Predominava così il il rosso e il verde con tonalità intense e cupe. Qualche cosa di soprannaturale. Io, senza accorgermene non finivo di esclamare: Magnifico, bello! bello! Ma un contadino di nostra conoscenza che ci osservava ed ascoltava finì per perdere la pazienza e con una voce nella quale risuonava l’accento canzonatorio , ironico e quasi stizzito esclamò: Bello? Bello? Mi par pazzo, vedrà fra poco che bel tempo! A lui certamente e a buona ragione premeva il suo raccolto. Ma ritornando all’argomento mi passa or ora per la mente questa considerazione: l’arte è nata col pensiero umano. L’artista non esiste, e non esiste lo stile, e non esiste l’epoca, e allora non esiste l’arte, ma esiste il supremo senso investigatore dell’ Universo.
P _ Olà che astrazioni !
G _ Tieni conto dell’argomento e pensaci su bene. Quando l’uomo cominciò a pensare sentì la voglia di comunicare, di mostrare al suo simile quel che sapeva in più ( ma quel che voleva comunicare era l’idea, il concetto, non la materiale dimostrazione – l’opera -) E cominciò a germogliare, dirò così, l’albero del concetto artistico. Raffiguriamoci che il concetto artistico germogliò in grandi alberi sparsi per il mondo sbocciati dal segno della verità; intorno la collettività degli uomini artisti lavoravano e plasmavano gli stili; ora questi come una corteccia inconseguente con enormi protuberanze : la bellezza è nel concetto, nel vero. L’opera è….l’escremento!
P _ Matto! ma allora?!
G _ Non spaventarti. L’opera è necessaria, ma è una base; e l’artista (il quale non esiste che nella infinita collettività) stende da essa la mano agli umani che vogliono salirvi. E gli umani se fisseranno ove indica l’indice dell’artista si beeranno nella prossima futura verità
P _ Ormai sei venuto a tener poco conto delle opere del passato.
G _ Non mi scorderò mai che “non si fa scienza senza ritener lo inteso” . Le opere dell’arte passata è necessario tenerle in gran conto e studiarle. Ma bisogna saperle studiare. Se noi siamo convinti che è il concetto che crea l’opera e che è il vero che da il concetto, bisogna raffigurarsi il vero come una sorgente (una vena, il midollo) che alimenta i diversi cervelli i quali concepiscono e creano l’opera. L’ opera allora è la superficie (la crosta, le foglie) quando noi dobbiamo studiare le opere passate non bisogna fermarsi alla superficie (stile, maniera, personalità) ma bisogna penetrare fino alla sorgente (La scienza dell’opera) per scoprire come alimentò i cervelli; ci sarà facile seguire poi il concetto e la creazione. Molti pittori dell’epoca moderna, celebrati, si attaccano agli ultimi ramoscelli delle diverse fioriture come se quelli fossero il fior fiore dell’arte, non dubitano neanche che quei ramoscelli superficiali (guizzi, ornati, figure) fossero ultime e deboli fioriture del grande e complesso assieme sviluppatosi dietro la spinta della possente concezione.
P _ Un’altra cosa ti voglio far osservare. Mi pare che tu renda più difficile di quel che già è il concetto informatore dell’arte
G _ Sembrerà o sarà anche, ma per me è chiaro e limpido! Educare l’animo rendendolo sensibile (nobilitarlo) contemplare ed ascoltare il vero, traducendolo il più somigliante possibile. Un lato della nobiltà dell’animo dell’artista sta nel non portare nel confusionismo. Il confusionismo si evita col non contraffare o ripetere o approfittare di cose già state dette o fatte a sufficienza ed insorpassabili. (Dante diceva che era inutile difendere i vecchi, poichè erano già stati difesi sufficientemente, e Leonardo si lamentava di essere giunto tardi sul mercato (letterario) e si accontentava di raccattare quel che gli altri avevano lasciato). Bisogna che l’uomo artista educhi il suo animo rendendolo il più possibile virtuoso. Un animo umano, saggio e virtuoso è adatto per accostarsi alla realtà (natura) e alla verità (Dio). Ma la saggezza e la virtuosità dell’uomo artista si fanno palesi quando egli si volta indietro verso gli umani e dimostra il suo nuovo alto concetto con l’opera. L’opera sarà eccelsa e virtuosa quando l’artista avrà espresso con essa l’eterna verità il meno contaminata dal mortale concetto. Vedo che tu dimostri ancora una buona dose di scetticismo, ma rallegrati che sto per dire quel che tu vuoi e ridiscendo alla pratica. Il più modesto pittore, se è sincero, ha la sua piccola parte di vero da svelare, ce lo renda!. Ecco finita nobilmente la sua missione. La verità esiste dappertutto e la più vicina è quella che esiste in noi. Nel riprodurre il gesto di un gattino deve rendere la sensazione di quella finalità che l’istinto naturale gli ha imposto. Il commovente è la natura che si rivela attraverso l’istinto manifestato con un gesto o un atteggiamento. E ora passiamo al lato tecnico. Quello che sarà necessario ritrarre saranno i segni essenziali senza i quali un oggetto non si rappresenta. Dopo i segni essenziali si può togliere dal vero i segni che più contribuiscono. Per quanti il pittore ne ritragga non saranno mai quanti ne esprime il vero. Ma se il pittore ne aggiunge di quelli che il vero non esprimono allora incomincia nell’opera il confusionismo, il falso, il torbido, l’impiastricciato. E veniamo ancora alle generali. Per me l’arte è la religione del vero e gli artisti sono i suoi sacerdoti. Ma quanti sono i mercanti nel tempio?!! La maggior parte dei pittori dipingono per dipingere cioè il loro fine è la pittura con la quale rappresentano cose piacevoli si, ma per la loro falsità o addirittura immoralità. E per tecnica e per soggetti stimolano i più raffinati vizi e le perverse ambizioni. Questi pittori sono loro stessi falsi, ambiziosi e presuntuosi. Presuntuosi al punto di poter credere di poter dettar leggi al vero. Lasciamo andare. Cose di questo mondo.
P_ Ma l’arte non deve piacere?!
G _ Oh si! e molto! Ma l’arte di questi signori piace come piacciono i liquori e i dolci, ma i primi lentamente ti avvelenano ed i secondi ti ingombrano e peggio. Gli uomini quando veramente hanno sete bramano la purissima e dolcissima acqua e quando hanno veramente fame il pane saporoso. Come sono necessari il pane e l’acqua! quanto e sempre si gustano! Oh se tutta l’arte fosse tale che gli umani si accostassero ad essa per trarne quel ristoro per una parte dell’anima, come ne traggono per il corpo, per il corpo dal saporoso pane e dalla dolcissima acqua!
Anton Luigi Gajoni

———————————————————————————————————————-

Per approfondire la conoscenza del Maestro:

ANTONIO LUIGI GAJONI: opera inedita. Chiesa SS.Annunziata di Sturla- Genova

ANTONIO LUIGI GAJONI: affreschi nelle Provincie di VARESE, COMO, LECCO, MILANO E PAVIA

ANTONIO LUIGI GAJONI: i murali in Toscana 1940-1966

ANTONIO LUIGI GAJONI: la concezione costruttiva del colore

1 pensiero su “ANTONIO LUIGI GAJONI, scritto inedito:” Dono ad un giovane pittore”

  1. A mio parere, Antonio Gajoni va al nucleo della questione: la vera opera d’arte è fatta dall’artista che sa cogliere la verità di ciò che vede, che si commuove davanti ad essa nel percepire l’unicità e la presenza del momento nell’infinità del prima e del dopo. Questa costituisce una rivelazione e il Gajoni dice al pittore: “smettila di agitarti inutilmente a rincorrere questo o quell’altro effetto: sìì semplicemente (se lo sei) colto, curioso, umano e sensibile”.
    Altro merito del manoscritto è quello di vederci riproposti i grandi miti della pittura (Michelangelo e gli altri) indicandocene l’umanità e per qualche verso anche la fragilità inserite nella loro tecnica.
    Mi sembra quindi un grande aiuto per chi vuole capire l’arte in generale e la pittura nello specifico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *