Fino al 15 Aprile 2012 un evento assolutamente da non perdere: la Mostra “Van Gogh e il viaggio di Gauguin” in Palazzo Ducale a Genova .
E’ un evento che consiglio da non perdere assolutamente, primo perchè dagli USA è arrivato per la seconda volta in Europa il capolavoro di Gauguin “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”, e chissà quando mai tornerà, secondo perchè ci sono varie tra le migliori opere di Van Gogh e terzo perchè Van Gogh e Gauguin sono ormai entrati nelle nostre vene e fanno parte delle nostre vite e delle nostre storie…io ho cominciato a dipingere con loro (e con Modigliani) e “il viaggio” continua.
Pero’ non mi pare che il loro fu solamente un “viaggio di natura spirituale” o, come il curatore Marco Goldin suggerisce, “un viaggio dentro la propria interiorità”, quanto piuttosto un viaggio VERSO LA VERITA’ e il cui inizio (verso il 1887-88) si origina da una Parigi e Francia profondamente in crisi con le grandi frustrazioni dei valori espressi dalla Rivoluzione Francese e dalla Comune di Parigi.
Quello di Van Gogh e di Gauguin è un viaggio da pionieri, che hanno fatto in molti e che ancora oggi si continua a fare, dalla metropoli alla periferia, dal sistema egemonico borghese al mondo primitivo e ancestrale, dal mercantilismo e dall’incipinete industria capitalista al mondo contadino, dal materialismo consumistico alla soddisfazione delle necessitè primarie, dalla anonima massa di salariati e oppressi alla comunità familiare o tribale, dal Nord al Sud del mondo, dalla corruzione/vizio/inquinamento alla purezza e alla luce solare….dall’apparenza alla autenticità…e così via….cercare e forse, a volte, trovare il SENSO del tutto….
Insomma i viaggi di Van Gogh e Gauguin avrebbero potuto suggerire ben altre selezioni di artisti dei secoli 19 e 20, rispetto a quelli che fanno da corollario a questa mostra (magari invece che sull’asse Europa/USA, su quello più logico NORD/SUD. Penso per esempio ad Armando Reveron , a Candido Portinari , al Dr. Atl (Gerardo Murillo) , a Goitia , o agli stessi José Clemente Orozco e Diego Rivera , a Benito Quinquela Martín e a moltissimi altri.
Ma su questo argomento apriremo un capitolo a parte (spero).
Per il momento vorremmo sottolineare comunque la straordinaria importanza di questa mostra, e come introduzione riproduciamo alcune riflessioni di un recente visitatore della mostra, l’amico e collega pittore Gianfranco Tognarelli.
“Sul quadro di Gauguin (ho evitato di parlare di altri dipinti)…aggiungo 2 foto tratte dal libretto del curatore Marco Goldin : una incredibile dove si vede un disegno di scuola di Rembrandt, e la seconda riguarda dipinti più o meno coevi, è interessante notare che a monte di tanta modernità c’è sempre Puvis de Chavannes!”
“Genova Gauguin Van Gogh…..
Sabato 10 dic., sono stato a Genova a vedere il “Da dove veniamo? chi siamo? dove andiamo?” ed è stata una grande emozione!!!.
Per la verità ero un pò prevenuto, lo immaginavo un quadro molto voluto, descrittivo, molto elaborato ….( è un dipinto che misura 175 x 375 cm).
Invece è una cosa molto fresca, quasi di getto e direi la rappresentazione del suo sogno (quello che immaginava essere il mondo primitivo,… dove basta alzare le mani per … mangiare …)
E’ una sinfonia di colori, di caldi, di freddi, toni bassi ed alti orchestrati magistralmente.
E’ l’applicazione, sentita, delle teorie del “contrasto simultaneo” (1) ma con grande libertà, sensualità e direi musicalità.
E’ incredibile la libertà che riesce ad esprimere. Senz’altro è anche un lavoro pieno di simboli, che io lascio in secondo piano. La cosa strana è la scelta di andare da destra a sinistra, (dalla nascita alla morte), forse a Tahiti si scrive così. …
Naturalmente pensando anche alla situazione personale , il grave stato di salute, la mancanza di mezzi (la tela è scadente e grossolana), l’isolamento morale ed affettivo, il dolore per la morte della figlia Aline ,…in cui è stata dipinta, pare che fosse il suo testamento “artistico e spirituale” e al termine del lavoro sembra la decisione era di suicidarsi!!! (anche se fosse leggenda la situazione era quella) è incredibile trovarsi di fronte a tanto splendore di pittura!
E’ si un orchestrazione bassa cupa, con toni di blù/verde profondi ma contrastati poi da gialli e rossi risonanti e pieni di vitalità. Parla di vita vissuta serenamente senza troppa filosofia … (pensare al confronto con tanta arte attuale angosciata dal fatto che forse si deve morire ….)
Anche la costruzione del dipinto dove lo spazio non troppo profondo, è diviso da tre verticali tra loro collegate, da giochi di diagonali e orizzontali con colori utilizzati in modo arbitrario, è tranquilla, riprende vari suoi temi ed il tutto è come le sue parole, in una intervista del 1895, avevano preannunciato: “Per via di disposizioni di linee e colori, con il pretesto di un soggetto qualsiasi preso dalla vita o dalla natura, ottengo delle sinfonie, delle armonie che non rappresentano niente di assolutamente reale nel senso volgare del termine, non esprimono direttamente nessun idea, ma che devono far pensare come fa pensare la musica …..”
E dopo la sala trasformata in capanna come doveva essere la capanna di Gauguin, con in fondo il grande dipinto, iniziava il percorso di disegni e dipinti, una 40ina Van Gogh !!! Per me una delle più alte espressioni d’arte!
Ogni tanto ci vuole un ripassino.
Se anche è l’applicazione delle teorie di allora sul “contrasto simultaneo“, è incredibile la libertà che riesce ad esprimere……. anzi direi proprio che quando dipinge se le scorda.
Un coloratissimo saluto”
(1) (Nota)Legge del contrasto simultaneo da una lettera di Van Gogh“ Per essa i colori complementari(blu-aranciato, verde-rosso, violetto- giallo) presi in ugual valore e giustapposti, risultano esaltati uno sull’altro, mentre risultano distrutti uno nell’altro quando si mescolano. La mescolanza fatta a valori diseguali da il “tono rotto”, in genere una varietà di grigio che può entrare in un nuovo e diverso contrasto col complementare puro da cui deriva. Inoltre v’è un’altra legge: quella della concordanza degli analoghi. Per cui due analoghi (blu scuro e blu chiaro) giustapposti, contrastano in rapporto alla differenza d’intensità, ma concordano ed armonizzano in ragione alla somiglianza. Anche qui l’ulteriore armonia-contrasto può essere data dalla giustapposizione del tono puro col suo analogo “rotto“. (lett.401)
Questo AUTORITRATTO Gauguin lo ha dipinto nel 1896, solamente un anno prima del “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”. E’ all’inizio del suo secondo viaggio a Tahiti ed esprime chiaramente il suo pessimo stato di salute física e morale. In Maggio del 1896 riconosce che è vicino al suicidio (“cosa ridicola da fare, pero’ probabilmente inevitabile”). In Luglio viene ricoverato come indigente nell’ospedale militare di Papeete e scrive: “Sto nell’ospedale coloniale….non mi rimane che dirti….continuo dipingendo quadri che sono grossolanamente repellenti”. Questo tragico AUTORITRATTO fu incontrato insieme ai suoi ultimi lavori nella capanna di Gauguin dallo scrittore Victor Segalen che era andato nell’isola di Hiva Oa quando aveva ricevuta la notizia della morte del Maestro.
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Lo scrittore Mario Vargas Llosa seduto sulla tomba di Paul Gauguin nell’isola di Hiva Oa, arcipelago delle Isole Marchesi . La sua novella `El Paraiso en la otra esquina‘ (Il Paradiso è altrove) racconta di due vite parallele, quella di Gauguin e quella di sua nonna materna Flora Tristán, agitatrice sociale e proto-femminista, entrambi alla ricerca di giustizia, bellezza, libertà e amore su questa terra …..(più che “un viaggio dentro la propria interiorità” come ha suggerito il curatore Marco Goldin per la mostra di Genova).
Vale la pena leggere un riassunto della parte finale del “viaggio” di Gauguin (tratto da wikipedia)… alla ricerca della VERITA‘ (giustizia, bellezza, libertà e amore su questa terra):
“La sua ostilità contro le autorità coloniali e la missione cattolica cresce al punto da fare propaganda presso i nativi perché si rifiutino di pagare le tasse e non mandino più i figli nella scuola missionaria: «La scuola è la Natura», proclama, e la sua opera di persuasione ha successo, tanto che la grande maggioranza degli abitanti dell’isola aderisce al suo invito. Egli denuncia un gendarme, tale Guichenay, accusandolo di favorire il traffico di schiavi e questi lo denuncia a sua volta, accusandolo di calunnia e di sovversione. Il 31 marzo 1903, il tribunale multa e condanna Gauguin a tre mesi di prigione.
Non sconterà la pena: la mattina dell’8 maggio il pastore protestante Vernier lo trova morto, disteso nel suo letto. Gauguin era ammalato di sifilide. Il vescovo Martin, accorso alla notizia, si preoccupa di distruggere quelle opere che giudica blasfeme e oscene: poi assolve la salma e gli concede una sepoltura senza nome nel cimitero della chiesa della missione, che appariva – immagine trascurabile e lontana, eppure incombente dall’alto – nella tela dipinta pochi mesi prima, “Donne e cavallo bianco“, una valle di paradiso naturale dove Gauguin volle fondere ancora in un’armonia senza tempo l’umanità e gli animali di Hiva Oa.
Pochi nativi assistettero alla sua sepoltura: presto dimenticata, la sua tomba fu ritrovata venti anni dopo e gli fu posta una lapide con la semplice scritta «Paul Gauguin 1903».
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Assolutamente da non perdere! Audioguide con un percorso dedicato per i bimbi, che possono gustar ancora meglio la mostra: buona visita!