Negli anni ’60 due geniali artisti italiani hanno esaurito le “ricerche” delle Avanguardie con opere insuperabili ed insuperate per la loro pregnanza concettuale e spettacolare.
Lucio Fontana, raccogliendo ormai il disagio di moltissimi avanguardisti rispetto ai vincoli bidimensionali della tela, ha bucato e tagliuzzato la stessa andando definitivamente fuori (al di là) della superficie pittorica.
Secondo il critico d’arte, curatore e Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro 
“Nel Mon Faust, del 1940, Valéry (…) dichiara: “Sarei forse all’apice della mia arte? Io vivo. Non faccio altro che vivere. Ecco un’opera…”. Queste parole le cito anche in epigrafe al mio libro su Duchamp. Vi si puó già ravvisare il prototipo della creazione contemporanea, di cui l’esempio piú eclatante è quello di Beuys, il quale, alla fine degli anni sessanta, proclama: “Ogni uomo è un artista. Tutto ció che fate è arte”.
Sfogliando lentamente le 100 pagine del catalogo “Beaux Arts. Hors Série – Éditions du Centre Georges Pompidou – Paris 2000” ci si rende conto di come negli anni ’60 sia successo qualche cosa forse al di sopra e al di fuori del mondo dell’arte che ha sancito la “defenestrazione” della Pittura. Praticamente la Storia della Pittura arriva fino a pagina 60 del catalogo (che stranamente coincide proprio con gli anni ’60) con Fontana e Klein…….e poi da pagina 61 spuntano gli Arman, i César, i Cristo, i Raysse, i Tinguely e via via fino ad oggi……senza piú Pittura!
…”17 opere di arte contemporanea sono state acquistate per 5 miliardi di lire dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, allo scopo di destinarle al Castello di Rivoli e alla Galleria Civica d’arte moderna e contemporanea. Si tratta di uno straordinario nucleo datato agli anni caldi dell’Arte Povera (…) L’acquisizione è stata effettuata nell’ambito del progetto per l’arte moderna e contemporanea a Torino, varato lo scorso anno dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino con un finanziamento record di 9 miliardi (…)