L’Uomo ragno entrerà a Eurodisney

uomoragno_starcomics_1Topolino compra l’Uomo ragno, la Disney ha acquistato la Marvel. La seconda da qualche anno si era anche lanciata, con grande successo, nella produzione di film tratti dai propri fumetti, soprattutto per quelli nati dal genio di Stan Lee. Risultato: una rivoluzione per tutto il mondo del cinema fantastico con i protagonisti dei film per ragazzi che, come nei fumetti, hanno profonde ferite. Non solo le edificanti storie della Disney degli ultimi anni (quelle dei primi anni volute ad Walt Disney erano profondamente più inquietanti), bensì storie di personaggi tormentati, come un isolato Superman che cerca la normalità assomigliando agli umani; oppure uno Spiderman costretto a rinunciare alla vita privata e mosso dai sensi di colpa per la morte del nonno; o ancora gli eroi di X-men costretti loro malgrado a difendere un’umanità che dà loro la caccia.

Non sono mai stato un estimatore, Uomo ragno e Fantastici quattro a parte, dei fumetti della Marvel. Ma devo riconoscerlo: hanno sicuramente “stregato” e cresciuto più di una generazione.

Disney ha conquistato un’altra fetta di pubblico, sicuramente non indifferente, ha raccontato storie per grandi e piccoli. E non solo con finali edificanti. Ma l’aurea della Disney è sicuramente quella della favola.

Ora cosa succederà? Semplicemente, non cambierà nulla. Disney e Marvel terranno il loro marchio, faranno i loro fumetti, i loro film, terranno le abitudini dei diversi personaggi. Esattamente come accaduto con l’altro braccio della Disney, la Pixar che negli ultimi hanno ha creato i capolavori di Nemo, Monster & C., Cars e Wall-E.

L’unica cosa che cambierà, e qui cito il chiaro e semplice commento di un amico, l’Uomo ragno entrerà ad Eurodisney.

I protagonisti della realtà (cinematografica e non)

campbellIl cinema è ovunque, anche sulle imbarcazioni di immigrati alla deriva. Mai come in questo periodo ne sono convinto. Secondo la narrazione, studiata a livello antropologico da Joseph Campbell negli anni ’50, ogni essere umano alla fine vuole sentirsi raccontare la stessa storia: ebrei, induisti, cristiani, mussulmani. Le gesta dei loro leader ripercorrono sempre un viaggio verso la speranza.

La narrazione codifica così degli archetipi, dei personaggi che assumono un ruolo e su questo ruolo predefinito determinano le proprie azioni. È il caso del protagonista, motore della storia, e dell’antagonista, che si oppone al raggiungimento dell’obiettivo del protagonista.

In questi giorni sui giornali, sulla questione immigrazione, sembra proprio di assistere a un film, alla narrazione di una storia. A un escalation narrativa volta al raggiungimento di un obiettivo. Ma chi è il protagonista? Il malcapitato cittadino italiano benestante che combatte lo straniero antagonista? Secondo coloro che avremmo aletto a governarci, sì. L’antagonista va combattuto, schiacciato, annientato, torturato.

Ma se noi spettatori fossimo anche “personaggi”, potremmo anche assumere il ruolo di un altro archetipo: il mutaforme. In questo siamo bravi. Normalmente questa figura ha un’accezione negativa: si presenta come amico del protagonista portandolo invece sulla via sbagliata.

Tutti quelli che sono stati quindi amici di coloro che si credono protagonisti della Storia di oggi, forse potrebbero prendere coscienza che possono anche cambiare ruolo. Il viaggio per la speranza, per una vita, non è solo quello compiuto sui barconi verso la terra promessa, ma anche quello che si cerca di raggiungere essendo fieri di quello che siamo, rispettando tutte le altre persone. Pensiero che il protagonista di ogni bella storia cerca di raggiungere.

La stessa storia che ognuno di noi vuole sentirsi raccontare ogni giorno.

Torneremo alla visione collettiva?

up3Il cinema affronta l’emorragia di spettatori (tra cui io!) a suo modo, con una vera e propria rivoluzione: il cinema 3D. Motivo in più per tornare al cinema e a quella meravigliosa esperienza di visione collettiva.

Dopo i primi casi isolati dell’anno scorso di distribuzione di film in tre dimensioni (Viaggio al centro della terra e San Valentino di Sangue), che hanno ottenuto un discreto successo al botteghino, la prossima stagione che inizia a fine agosto si appresta ad essere quella decisiva per la svolta.

 

Considerando i titoli che da settembre usciranno nelle sale, con versioni in 3D, è quasi sicuro che in breve tempo saranno molte le altre sale che si doteranno di questo speciale sistema di proiezione. Sistema che non si basa più sull’utilizzo di più proiettori e brutti occhiali colorati, bensì basta uno speciale proiettore e occhiali che possono anche essere riutilizzati. Unico inconveniente, il prezzo del biglietto di ingresso che può arrivare anche a 10 euro.

Dopo la chiusura delle monosale, dovute al moltiplicarsi dei multiplex e al diffondersi della pirateria online, ecco che il cinema potrebbe vivere una nuova stagione d’oro, in quando i film in 3D non sono, per ora, riproducibili in tv. Saranno un sistema esclusivo dei cinema.

 

Per l’anno prossimo la vera rivoluzione, grazie ai titoli in 3D più attesi, quasi tutti americani. Il primo film della stagione uscirà il 28 agosto e sarà il terzo episodio dell’Era glaciale dal titolo L’alba dei dinosauri.

Poi spazio ai grandi autori. Come Tim Burton che con il suo attore feticcio Johnny Depp propone Alice nel paese delle meraviglie, rivisitazione fantastica dell’omonimo libro. Oppure il nuovo atteso, e quasi sicuro capolavoro, della Pixar, dal titolo Up, storia di un anziano e un bambini che sollevano la casa grazie a migliaia di palloncini.

La vera svolta del 3D, quello che potrebbe assumere la stessa valenza del primo film a colori (Il mago di Oz del 1939), arriverà forse a Natale con l’uscita di Avatar, il film di James Cameron che dopo Titanic del 1997 torna dietro la macchina da presa. Cameron è stato un pioniere degli efetti speciali digitali (con Terminator 1 e 2) e il film promette scintille proprio per essere stato girato interamente per il 3D, con apposite telecamere create per quel tipo di riprese.

 

Intanto un altro punto a favore della svolta nelle tre dimensioni saranno le riedizioni dei film. Attesa per rivedere su grande schermo gli eroi di Toy Story 1 e 2, Shrek, lo stesso Titanic, il musicale Stet Up, oppure gli horror come Final Destination. E molti altri ancora.

La prossima stagione cinematografica, dopo i deludenti incassi e le sempre minori presenze di spettatori degli anni scorsi, potrebbe tornare a nuova vita. Un colpo di coda che potrebbe far risorgere la magica esperienza collettiva della visione cinematografica.

Il cinema è nei serial tv (non italiani)

boston_legal_s2_boxL’altro giorno un amico mi ha detto che non condivide che io abbia scritto che non ci siano fiction italiane “belle”.
Quella stessa sera mi sono imbattuto in un recente serial americano. Non tra i più conosciuti, non i solidi “modelli” (seppur inimitabili) del Dr.House o Csi o Lost o Gre’s Anatomy. Ma un più modesto Boston Legal. Serie con protagonisti degli spregiudicati avvocati: il taglio cinematografico la fa da padrone, niente lungaggini, pochi tempi morti, dialoghi veloci e dinamici, riprese sempre in movimento, trame che affrontano temi e dibattiti sociali.

Tutto il contrario della nostra fiction. Dove le contraddizioni sono messe il bando, l’originalità dei personaggi è stereotipata secondo modelli nazional-popolari, i colpi di scena non sono nemmeno svolte narrative. In Bosto Legal , dove attori come James Spader dominano la scena con il loro carisma, tutti i personaggi hanno la loro pazzia, a volte grottesca, ma sempre con uno sfondo di umanità non banale che li rende reali nel loro distacco cinematografico .

In Italia, è vero, c’è anche della buona fiction. Poca. Molto poca. Oltre al già citato Montalbano, ci sono le fiction recentemente create da Sky, su tutte Romanzo criminale e la splendida, scorretta e irriverente sitcom Boris. Il resto della produzione Rai e Madiaset  è la solita minestra di buonismo, retorica, luoghi comuni. A parte il recente Tutti pazzi per amore, dove gli autori hanno cercato di dare un proprio “piglio” personale alla serie .

Tutto il resto è solo propaganda, dove il cinema non ha niente a che fare con questo tipo di senso dell’immagine. Mentre negli Stati Uniti e in Inghilterra  (basti pensare al serie Hustle, con protagonisti simpatici e ideologici imbroglioni) sono i serial televisivi che fanno da traino al cinema, in Italia non si può nemmeno dire che sia il contrario, considerando la scarsa considerazione dei prodotti di qualità nostrani.

Cinema e realtà

 

La locandina di Espiazione

La locandina di Espiazione

Non vado al cinema da quasi due anni. Per fare lo snob potrei dire che il cinema non è più quello di una volta. Ma non è così. (nell’immagine la locandina di Espiazione, l’utimo film che ho visto in una sala cinematografica). 

Il cinema è forte e vivo. Contrariamente a quanto dicono i numeri degli incassi e delle presenze in sala, costantemente in calo negli ultimi dieci anni.

Il cinema sta cambiando. Tutto quello che ci circonda è cinema: la comunicazione, sempre più “immagine in movimento” da parte di pubblicità e promozioni; la televisione, dove soprattutto le serie tv americane stanno facendo scuola al cinema hollywoodiano e non; i giornali sempre più “visivi” con regole che sembrano davvero costruire una narrazione più diretta al lettore.

Il cinema non è solo quello in dvd o videocassette (chi le usa ancora? Ne ho circa 700 da portare in discarica…).

Il cinema non è solo la moda, ma tutto quello che è narrazione, che è “lettura” della realtà.

Anche questo blog vuole essere cinema. Il mio cinema, i miei film. Le mie visioni.

Un blog dedicato a un amico: una volta mi ha detto che per me la realtà non esiste se prima non è passata da uno schermo, da una televisione, da una sala cinematografica. Aveva ragione.