Tra le nuvole tutto troppo perfetto

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Due volte al cinema in una settimana. Per chi come me aveva abituato gli occhi al televisore di casa, questo è un vero avvenimento. Peccato che, dopo il bel Avatar, l’aspettativa di tanto entusiasmo sia stata smorzata da un film che, seppur bello, abbia reso non come si sperava. Non fraintendiamo, Tra le nuvole di Jason Reitman, è decisamente sopra la media, è un bel film, godibile e intelligente. Ma dopo un inizio molto originale, cattivo, scoppiettante, nella seconda parte scade in un moralismo che poco aiuta quella vena di cattiveria già avviata con Juno dal giovane regista. Certo, anche quel film aveva un moralismo di fondo. Moralismo che però si confondeva con la speranza e che soprattutto affrontava il tema della “vita”.

Tra le nuvole osserva le relazioni umane, le seziona, le comprime, fino a farle esplodere in due personaggi solo apparentemente agli opposti. Il film racconta del tagliatore di teste che combatte il sistema per poter licenziare di persona i dipendenti delle aziende in crisi, piuttosto che essere sostituito da un sistema di chat. Un lavoro, quello del tagliatore di teste, che prende piede soprattutto grazie alla crisi economica e che ha un obiettivo: evitare possibili cause legali all’azienda che licenzia. Clooney nella parte è come al solito fenomenale, il regista usa lo stesso stile fresco e giovane di Juno. Musiche ottime.

Ma quella seconda parte di film, dove il tagliatore di teste Clooney è costretto a fare i conti con i suoi di rapporti personali che aveva “licenziato” anni prima, scade nel banale. Mentre in Juno vi era originalità anche nelle scelte finali della protagonista, in Up in the air (titolo originale del film) proprio il finale non riserva particolari sorprese, tutto è in linea con una classica commedia drammatica. La speranza c’è, la tristezza anche. Tutto è perfetto, forse troppo.

2 pensieri su “Tra le nuvole tutto troppo perfetto

  1. Non condivido: è interessante proprio il ribaltamento di prospettiva sul personaggio… all’inizio appare come un cinico strumento del capitalismo a stelle e strisce, alla fine lo si scopre un uomo che vive quasi una vocazione. un loser non redento, che ispira comunque com-passione

  2. certo, sono d’accordo. dico semplicemente che mi sarei aspettato qualcosa di più… cattivo. è sul “non redento” che non condivido: il personaggio ha la sua evoluzione, anche se ha comunque la sua delusione. concordo anche che il film è bello e decisamente sopra la media. Mi aspettavo un grande film, ma ho visto “solo” un bel film.

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