Scorsese e la mafia, un binomio sempre vincente

boardwalk_empire_titoliScorsese è sempre Scorsese. È vero, ho un debole per la sua cinematografia. Ed è anche vero che ormai le innovazioni visive e narrative passano dalle serie tv. Ma vedere Boardwalk Empire, il serial ambientato negli Stati Uniti al tempo del proibizionismo, sembra di tornare ai tempi, alla vitalità, alla cattiveria, di Quei bravi ragazzi e Casinò.
Martin Scorsese non è solo un narratore di mafia, è uno dei pochissimi autori americani nell’ambito del cinema (insieme a Paul Thomas Anderson, Terrence Malick, Clint Eastwood e Michael Mann). Tutta la serie è prodotta da Scorsese insieme a Mark Whalberg, l’attore che era già stato diretto dal regista americano nello splendido The Departed. Inoltre, il massimo lo si raggiunge nel primo episodio, dove Scorsese si mette pure dietro la macchina da presa: carrelli, movimenti, personaggi, il tutto in poco più di un’ora, con luci ed ombre dei protagonisti che emergono lentamente. Soprattutto ombre, perchè seppur in un’apparente innocenza (le donne), tutti i protagonisti di questo racconto hanno fortissimi lati oscuri, desideri che non si possono definire certo “di buoni cristiani”.

Come lo stesso regista definisce nel libro “Il bello del mio mestiere”, si sente affascinato dal quel lato del mondo non edulcorato. Emerge in tutti i suoi film, da Taxi Driver fino a The Aviator (forse il meno riuscito, ma comunque interessante). Emerge alla grande in questa serie tv. È vero che già la seconda puntata, non sua la regia, non ha il tenore della prima, ma stiamo comunque parlando di altissimi livelli: il momento dell’interrogatorio del poliziotto sul lettino di un dentista (ep.2) è da manuale.
Scorsese nonostante molti dicano che è passato, a 69 anni è più presente che mai. Lo ha dimostrato al cinema con Shutter Island (per niente banale!) e lo ha dimostrato in tv con Boardwalk Empire. Da non dimenticare i protagonisti: Steve Buscemi sprizza ironia e compostezza come mai fino ad ora, mentre il sempre antipatico Michael Pitt (il protagonista di The Dreamers di Bertolucci) è insopportabile anche qui, ma almeno fa parte del personaggio. Nel complesso, una serie da non perdere.