Batman e l’insicurezza umana del mito

Quando il male ha le sue motivazioni, le sue paure, le sue vendette. Il cattivissimo Bane entra di diritto nella sfera dei grandi cattivi protagonisti della saga di Batman. Con colpevole ritardo dei distributori italiani è arrivato anche da noi Il cavaliere oscuro – Il ritorno, di cui si conosceva praticamente tutto. Ci siamo goduti lo stesso il film, tre ore di grande cinema per un regista che ormai un culto: Christopher Nolan come Terence Malick, Michael Mann, o Paul Thomas Anderson. Ogni loro film è un evento.
Lo stesso nuovo Batman non delude le attese con un protagonista forse meno dark che negli episodi. Ma poco importa. Quello che in questa saga ha sempre affascinato sono i cattivi, gli antagonisti. Sul nuovo Bane, l’uomo con la maschera, c’erano tante aspettative, troppe forse. Tanto che, nonostante la forte presenza scenica di Tom Hardy, sembra essere in difetto: motivazioni e spessore ci sono, decisamente sopra la media rispetto ai “cattivi” di altri film, ma se paragonato a un Jocker o al precedente “Due facce”, sembra mancare qualcosa, una insicurezza che rendeva decisamente più “umani” gli altri personaggi e che ci portava lo spettatore a identificarsi anche con l’antagonista.
Questione di dettagli. Il nuovo Batman non è perfetto, ma è un grande film, la cui saga ha rivoluzionato i Cinecomis. E togliamoci dalla testa le letture politiche e le accuse di fascismo, non c’entrano assolutamente nulla. I film di Batman, tutti e tre, sono un inno alla creazione dei miti e degli eroi, figure di cui il mondo ha da sempre bisogno. In tutte le sue sfaccettature.