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CEOs ON CSR: la corporate social responsibility è solo un cinica tattica PR?

inserito il 19/3/2009 alle 22:13

Lo stimolo...

Da un articolo di Yahoo Finance, una breve e interessante riflessione sul ruolo che la corporate social responsbility (CSR) può e deve avere (oppure no) nelle grandi multinazionali e nelle imprese in genere.

Sono riportate alcune interviste ai capi di alcune aziende, a economisti e investitori istituzionali.

Can public companies solve the world's problems? Do they have an obligation to try? The idea that corporations can--and should--work toward solving some of the world's most challenging problems like climate change, poverty and disease is at the core of a movement known as corporate social responsibility or CSR. CSR is controversial. Proponents insist that companies should take into account the interests of society as a whole while conducting business and claim they can do so profitably. Critics say only people can have moral obligations, and that companies are already helping the world by providing jobs for workers and goods for consumers. Others dismiss CSR as cynical marketing by rapacious, profit-maximizing multinationals. To try and get at some answers we asked some prominent CEOs for their thoughts on CSR. We also solicited input from academics and money managers. Perhaps unsurprisingly, the CEOs were the most bullish on CSR, while investors were the least enthusiastic.

 

... 3 esempi ...

1. Money manager Steve Milloy said business has no place getting involved in sustainability. "Shareholders do not hire CEOs to be the U.N., to act like a government or to be a charity," says Milloy. "They were hired to make money for shareholders. Business is society's wealth-creation machine. If these guys stick to what they should do--make money--they will create wealth that will benefit the rest of society."

2. "No business can separate itself from the affairs and challenges of society. We believe the long-term success of Whirlpool Corp. is tied in part to the health and well-being of society in general. However, business alone cannot solve the challenges of climate change, poverty and disease. They are everyone's challenges and will require a collaborative approach to solve them." Jeff Fettig, Whirlpool.

3. Ronald A. Williams, CEO of Aetna "No single group can solve the world's problems, but public companies can move the collective needle by using their human and financial resources to innovate in ways that benefit both private interests and the public good."

Alcune riflessioni personali...

a) nei casi migliori, i benefici delle aziende e dei loro stakeholders (consumatori, dipendenti e azionisti) sono allineati con quelli sociali. Un esempio abbastanza chiaro è quello dell'efficienza energetica, in cui si può creare un circolo virtuoso tra gli investimenti in tecnologie e prodotti che trovano un mercato pronto ad acquistarli per risparmiare costi energetici e l'ambiente ne beneficia, cioè tutti. Quando c'e' questo allineamento, forse non si dovrebbe parlare strettamente di CSR.

b) Ci sono casi in cui invece le aziende decidono di sostenere questioni sociali non direttamente correlate con i prodotti o servizi che loro stesse sviluppano e commercializzano o con la qualità "sociale" dei proprio processi produttivi. In questi casi, si possono perseguire obiettivi di immagine aziendale (good citizenship) che direttamente o indirettamente beneficiano il valore dell'azienda (e quindi gli interessi dei dipendenti e degli azionisti); oppure obiettivi di sostegno del tessuto sociale in cui si opera al fine di mantenere e migliorare la qualità di vita dei propri dipendenti (fornitori, partners etc.). In questo secondo gruppo di circostanze forse si può parlare più propriamente di CSR, o meglio la questione CSR diventa più interessante da analizzare. C'è qualcosa di intrinsecamente negativo o nocivo dal perseguimento di una migliore immagine aziendale o da investimenti per sostenere "il territorio" da parte delle aziende? Non mi sembra in linea di principio. Mettere il simbolo del WWF sulla propria pubblicità di prodotto per comunicarlo ai consumatori va giudicato allo stesso modo del resto della comunicazione: è un messaggio differenziante, rilevante, coerente con il marchio che si vuole trasmettere? La questione invece diventa di governance. Le aziende hanno una missione e un ruolo produttivo solitamente molto chiaro e che evolve lentamente. Se però le scelte di CSR sono mutevoli, incoerenti, funzione di egotismi personali e dell'extra budget disponibile, allora le organizzazione che ne beneficiano non possono avere un impatto profondo e benefico sulla comunità. Le aziende devono insomma riflettere attentamente sulle scelte di CSR che vogliono e possono perseguire e darsi un sistema di gestione di questi investimenti assolutamente alla pari con quello di tutte le altre risorse aziendali. In questo modo il ruolo sociale dell'azienda, piccolo o grande che sia, si può davvero integrare e completare con quello degli altri attori pubblici o privati che siano per creare risultati sostenibili. Un ultima questione: il ruolo dei dipendenti. Soprattutto quando le scelte di CSR sono orientate al sostegno dei territori in cui lavorano e da cui provengono la maggior parte dei dipendenti, è auspicabile un loro diretto coinvolgimento di orientamento di quelle scelte e anche di partecipazione diretta nella loro realizzazione. Questo garantisce un più forte diritto di cittadinanza dell'azienda e certamente di concretezza ed efficienza nella realizzazione.

... in sintesi

1. meglio se il beneficio sociale e aziendale sono allineati, ma qui non c'e' la questions CSR, si tratta solo di good business sense;

2. bene anche se gli interventi sono di "immagine", sempre che ci siano benefici concreti e costanza delle scelte di investimento; 3. ancora meglio se i dipendenti orientano e sono coinvolti nelle scelte.

Riflessioni altrui benvenute.... e necessarie.

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