Di fronte alla tragedia, di fronte al lutto, perchè di questo parliamo, le reazioni sono personalissime. Difficile consigliare, criticare… Certo si può, e si deve, pretendere delicatezza da uffici marketing (che pure, normalmente, adoro) che usano la sofferenza come una parola qualsiasi, o da politicanti che la strumentalizzano. Freddi silenzi o risate isteriche, pur irritanti, fanno parte delle reazioni umane.
E le reazioni, si sa, viaggiano in rete e si concentrano su un obiettivo, perchè è mediaticamente grandioso e perchè simboleggia quella che sembra la causa di ogni male: lo Stato.
Ah, certo, sono presuntuose queste forze dell’ordine che sfilano, mica tanto simpatiche, e non da oggi. Ma nel mio essere un po’ superficiale, non mi riesce di condividere al 100% la polemica. Riuscirà a quegli amministratori locali che hanno stappato costose bottiglie per le elezioni locali? Riuscirà a quelli che in questi giorni festeggeranno coi sacri crismi compleanni e cerimonie & co?
Mentre io posto comodamente, qualcuno delle forze dell’ordine sta aiutando un terremotato. Sbaglio? Forse si può evitare una parata che – intendiamoci – certamente stona (e, in periodo di crisi, sarebbe comunque eccessiva. Ricordandoci però che i soldi per la parata sono già stati spesi, lo sa chiunque abbia organizzato anche solo una festa per bambini), e, perdonatemi l’orribile parola con cui ci sciacquiamo quotidianamente stile acqua di colonia, organizzare con sobrietà una celebrazione pubblica, sollevandola al suo valore civile di riscoperta di orgoglio e Unità nazionale e via acqua di colonia invecchiata 150 anni)? sarebbe troppo esemplare in questo momento?
Forse no. Sarebbe irrispettoso e, giustamente, lo sostenete tutti. Ma… non so, scriverlo ora, pur triste per chi soffre, ma comunque comoda, al calduccio, tra quattro mura che non tremano, continua a sembrarmi un po’ ipocrita.
Condivido parola per parola quello che scrivi! Non mi era riuscito di esprimere così bene il mio pensiero!
Io il terremoto lo vivo molto da vicino, tanto vicino da dormire in una tenda, sebbene non così vicino da esserne colpita materialmente. Io sono tra i contrari alla parata, intesa come sfoggio festoso e come dispendio di soldi che, però, hai ragione, sono già stati spesi. Tuttavia sperimento sulla mia pelle l’importanza di trovare una dimensione di “normalità”. Poter pendolare, anche solo poche ore, fino al lavoro, più lontano dal sisma, già mi alleggerisce. Forse, anche una parata, mesta e sotto tono, può essere utile… forse.
Non è che si possa dire granchè: in questi giorni è difficile evitare (anche di contribuire ad allargarli) fiumi di retorica. Poi, però, c’è chi come te la vive davvero. E pur dormendo in tenda non si lamenta! Soltanto, ti abbraccio. In attesa di un po’ di meravigliosa normalità.