Elezioni europee: “Seguite il vostro cuore”

Davvero i giovani di oggi non votano? Come non farsi ingannare dal demagogo di turno? Risponde Antonio Orecchia, giornalista e professore di storia contemporanea.

Dopo i gloriosi epiteti di “bamboccioni” e “figli di papà”, i millenials italiani conquistano l’appellativo di astensionisti cronici, sempre pronti ad esprimere la propria opinione quando si tratta di un sondaggio su Instagram ma ben restii dall’esporsi quando devono esercitare un proprio diritto. Abbiamo chiesto al professor Antonio Orecchia, giornalista e docente di storia contemporanea all’Insubria di Varese quale sia il suo giudizio sul tema “giovani e diritto di voto”.

Spesso i giovani italiani sono accusati di passività politica. È d’accordo con queste accuse?
Non particolarmente. Se si volge lo sguardo all’indietro, alla Storia, l’impegno diretto in politica ha sempre coinvolto una minoranza (certo, più o meno ampia), ma ieri come oggi dipende
ovviamente da “giovane” a “giovane” e dalla sensibilità di ognuno.
Vi sono stati altri periodi segnati da un forte disimpegno “politico” degli studenti – penso agli anni Ottanta –  ma questo non significa essere apatici: vi possono essere interessi verso altre aree culturali non direttamente legate alla politica, penso al volontariato o al tema dell’ambiente.

Che impatto ha sulla società l’impegno politico di ognuno di noi – o la sua mancanza?
Ovviamente la politica può piacere e appassionare più o meno. Ma ciò non toglie che sia
necessario informarsi e conoscerne le dinamiche, perché poi attraverso le elezioni si sceglie
chi deve prendere in mano in Paese. E da queste scelte dipende quindi il futuro del Paese
stesso.

Perché votare non è solo un diritto ma anche un dovere?
Come è scritto nella Costituzione (art. 48), votare è soprattutto un dovere civico. E votare
significa anche, volendo, lasciare la scheda “bianca” o “nulla”. Astenersi quindi è certamente
una facoltà, che non è sanzionata. Tuttavia, io ritengo che la democrazia sia anche
partecipazione (la “libertà è partecipazione”, cantava Giorgio Gaber), anche perché l’Italia ha
conosciuto periodi bui in cui il voto non era libero. E per costruire la nostra democrazia e
garantire la possibilità dei cittadini di decidere il futuro del Paese, molti hanno pagato con la
vita.

In che modo i giovani, soprattutto quelli che votano per la prima volta, possono orientarsi tra
i vari partiti politici?
Informandosi, guardando i telegiornali ma soprattutto leggendo i giornali: l’ideale è leggere due
quotidiani che hanno linee politiche diverse, e confrontarli.

E come non essere tratti in inganno?
Stesso discorso, più si legge e ci si informa meno sono le possibilità di “cascarci”. E quando si ascoltano i politici chiedersi sempre: “sì, ma come?”. Vi faccio un esempio: oggi tutti dicono di voler cambiare l’Europa. Bene: però non basta. La domanda infatti deve essere: “Come? Come intendono cambiarla?”. Dalla risposta (ammesso che la diano) si potrebbe iniziare a
ragionare sulla scelta.

Un ultimo consiglio ai neo votanti?
In bocca al lupo: seguite il vostro cuore, e i vostri ideali.‎

Elisabetta Cattalani

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