“ Un gran bel gioco di ruolo in puro stile Dungeons & Dragons, che mantiene tuttavia una sua personalità. Graficamente accattivante, longevo, profondo, immersivo e appagante, semplicemente … Dragon Age “
Basterebbe questo a far capire, a chi di GDR fantasy ne mastica, che questo prodotto non lo deluderà Anzi, potrebbe addirittura diventare “Il GDR fantasy” per eccellenza della nuova generazione di videogamers.
Dopo aver giocato, più del dovuto, a questo videogioco, posso dire che ne sono sicuramente soddisfatto. La prima cosa che ho pensato mentre giocavo è stata: “Wow! Sento quel vecchio brio che pensavo solo Baldur’s Gate fosse in grado di darmi”. Per quelli che hanno giocato e amato Baldur’s Gate premetto subito che “il vecchio re è ancora sul trono”. Ad i nuovi “GDR fantasy addicted” dico invece: “Hey… Dragon Age sarà il vostro GDR fantasy preferito”.
Non indugiando oltre, vorrei parlarvi dei vari aspetti che, a parer mio, fanno di questo titolo un capolavoro e di quelli che ne frenano la lunga corsa verso il top.
La grafica: ottima e piuttosto scalabile. Questo lo rende “general pur pose” e adatto alla maggioranza dei PC presenti nelle nostre case. Senza contare poi che, solitamente, gli amanti del genere la considerano l’ultima caratteristica da valutare.
La trama: classica, ricca e originale nello stesso tempo. Ci sono tutti gli elementi fantasy per eccellenza: un eroe, un regno da salvare, storie d’amore, elfi, draghi, nani e altro ancora; il tutto condito da una “salsa speciale Bioware” che riesce a rendere il tutto originale e coinvolgente (e non è affatto cosa da poco di questi tempi).
Il gameplay: solido e metodico. Quello che serve a chi, come me, piacciono le sfide. Preparatevi a dover assimilare parecchie nozioni di gioco, se volete terminare l’avventura alla massima difficoltà. Uno stile già visto in GDR precedenti, ma rivisitato completamente negli elementi che lo caratterizzano, quali: magie, abilità ed equipaggiamenti. Per non parlare delle classi rivisitate ottimamente “modi Bioware”.
La longevità: ampiamente soddisfacente. Le ottanta ore dichiarate aumenteranno, relativamente alla difficoltà scelta (sopra quella normale), senza considerare i futuri DLC e il buon fattore rigiocabilità.
“Che aspettate ?! … andate ora a comprare questo capolavoro”
Bene… ora che (si fa per dire) lo avete comprato e finito, posso scendere nello specifico per parlarvi di quello che non mi è piaciuto al cento per cento.
Primo in lista, non poteva mancare il classico flop videoludico: il combattimento finale. Troppo facile… troppo (anche a difficoltà massima). Non sarebbe stato meglio renderlo scalabile, in termini di difficoltà, relativamente al livello dei personaggi ?
Seguita ad un classico, la classicità all’interno del genere fantasy. Sebbene l’originalità delle varie reinterpretazioni sia un pregio, è pur sempre vero che sono presenti gli stessi elementi. Non era forse il caso di reinventare completamente il reparto fantasy su cui basarsi ? Mi sento di aggiungere che se si continuerà a videogiocare tra draghi, demoni, elfi, nani e palle di fuoco, per quanto questi elementi rivisitabili, dubito che nascerà mai un videogame in grado di superare la saga di Baldur’s Gate: forse ci andremo vicino, come questa volta, ma superarlo sarà dura.
Restando più in contatto col gioco invece, vorrei sottolineare come la difficoltà prenda una piega nettamente più “easy” dall’entrata in campo del guaritore (o meglio dire guaritrice) del party. Forse la questione è stata gestita male, che dite ? Certo, sempre che usiate o meno quel personaggio… anche se, visti i risultati, come farne a meno?
Passiamo alla longevità. Bastano davvero ottanta ore per farvi immergere in un mondo, fino a rendervi parte di esso ? Chi gioca ad un MMORPG sa di cosa parlo. Ottanta ore non bastano a far si che un gioco così, rimanga indelebile nelle menti dei videogiocatori. Forse, considerate le sue future espansioni, ci riuscirà. Non ora comunque.
Problemi di gameplay: si nota la mancanza di equipaggiamenti adeguati per i maghi e in generale di equipaggiamenti di spessore, sfociando così nella generale mediocrità e intercambiabilità degli stessi (salvo rare eccezioni). Il comparto magico andrebbe integrato meglio. Sono presenti le solite comparazioni, “questo è meglio di quello” oppure “questo non mi serve, non lo userò mai”. Mentre tutto dovrebbe servire, tutto dovrebbe essere bilanciato in modo da garantire esperienze di gioco similari, anche con magie sensibilmente diverse.
Uno sguardo anche alla libertà d’azione: effettivamente, non raggiunge livelli eccelsi. E’ possibile intraprendere diverse azioni a seguito di scelte di dialogo differenti, ma mai direttamente. Non è possibile attaccare di sorpresa NPG non ostili, per esempio. Questo porta direttamente a parlare dell’ intelligenza artificiale dei nemici. Qualcuno avrà notato che i nemici distanti, se attaccati con arco e frecce, ingaggiano il party del giocatore, singolarmente (o al massimo in gruppi di due o tre): perché non dovrebbero nascondersi o attaccare in massa ? Mha…
L’ ultima mancanza che citerei è l’ impossibilità di concatenare azioni in sequenza e la, non ben definita, funzionalità delle tattiche. Resta un’opzione per le modalità di gioco più facili, diventando inopportune per stili di gioco più avanzati.
Concludendo, visti i fatti, non posso comunque discostarmi dai voti che più o meno tutti siti e le riviste specializzate del settore affibbiano a Dragon Age: Origins, insieme al probabile titolo di gioco dell’anno. Dragon age è semplicemente bellissimo.
Scritto dal lettore di VG-Factor Stefano ” Xiphias ” Mariani
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