Il VideogiocAttore

Ogni riferimento a fatti, persone o periferiche di gioco di prossima generazione è puramente casuale.

Ieri sera una sessione di gioco particolarmente prolungata alla demo multiplayer di Alien vs Predator (PEGI 18+, in uscita il prossimo 19 febbraio su PC, PlayStation 3 e Xbox 360) mi ha provocato un sonno agitato e ricco di variazioni del tracciato elettroencefalografico (oltre che di movimenti soprattutto in senso orizzontale dei bulbi oculari, ecc. ecc. ecc.). In poche parole è stata una notte ricca di sogni, ed uno in particolare mi è rimasto impresso nella memoria: in questo sogno, in un futuro neanche troppo lontano la maniera di videogiocare era completamente diversa da come la intendiamo oggi; non c’erano più joypad o controller vari a fare da interfaccia tra l’utente e la piattaforma di gioco, ed era sufficiente posizionarsi di fronte ad una avveniristica telecamera per interagire in maniera diretta con il proprio videogioco preferito.

Un futuro senza più joystick, joypad, tastiere, mouse…pensate all’innovazione! Il corpo umano che diventa esso stesso un vero e proprio controller, un mezzo grazie al quale immedesimarsi totalmente con il proprio avatar visualizzato (o meno) a schermo! E non sto parlando soltanto di un’interazione fisica, basata sui mille movimenti dei quali il nostro corpo è capace (anche se con l’età la faccenda si fa decisamente più complicata, e ve lo dico io che sono videogiocatore anziano…): pensate ad esempio ad un gioco di ruolo nei quali l’intonazione della nostra voce o addirittura l’espressione del nostro volto siano in grado di interfacciarci con il mondo di gioco virtuale, di modo che noi si possa trasmettere al gioco le nostre stesse emozioni, causando reazioni di un tipo piuttosto che di un altro.

Un brigante minaccia dei poveri viandanti? Guardiamolo con sguardo torvo e truce, e il losco figuro scapperà a gambe levate! Uno dei nostri compagni di avventura ci racconta una delle sue imperdibili storielle? Ripaghiamolo con una bella risata, ed il bardo sarà soddisfatto della nostra amabile compagnia!
E gli esempi sono infiniti…o meglio sarebbero infiniti, purtroppo proprio sul più bello il cane mi ha svegliato e quindi dovrete accontentarvi degli esempi esposti poco sopra. Appena il sole mattutino mi ha baciato in fronte (e si sa che il sole bacia solo i belli) mi è però balenata in testa una fragorosa domanda: quanti giochi, nella mia lunga carriera di videogiocatore, sono stati capaci di emozionarmi veramente? Quanti giochi sono stati capaci di coinvolgermi, di rapirmi al punto da suscitare in me rabbia, ilarità…un’emozione vera?

Ricordo quando, nell’ultima missione di Hidden & Dangerous, il mio cecchino preferito non riuscì a saltare al volo sull’aereo in fase di decollo che rappresentava l’agognata salvezza: l’eroico soldatino restò sulla pista, a coprire la fuga dei suoi compagni, armato solo di una pistola e di una manciata di proiettili…un finale indimenticabile, un sacrificio che ho virtualmente sentito mio. O ancora ricordo l’emozione provata quando Tommy, in Prey, si trova ad assistere al martirio del povero nonno, spremuto come un limone dagli alieni super-cattivi: quanta rabbia, quanta voglia di vendetta avevo provato in quegli istanti! O infine mi viene in mente il giorno in cui (avendo il mio personaggio raggiungo un “livello” sufficientemente alto) riuscii a gonfiare come una zampogna quel bullo ricattatore che in Gothic 2 mi aveva fatto nero e depredato dei miei averi in più di un’occasione: un ricordo reso ancora più dolce dal fatto che quella fu l’ultima volta che qualcuno sentì parlare del bullo ricattatore. E poi? Poi ricordo tanti giochi belli, coinvolgenti quanto volete, ma davanti ai quali sicuramente sarò restato impassibile come davanti alle estrazioni dei numeri del Superenalotto la sera che non hai giocato il tuo € di prammatica.

Cosa succederebbe se, in un futuro neanche troppo lontano, dovessi affrontare quei giochi utilizzando solo il mio corpo e le mie emozioni come controller? Sarei in grado di fingere quelle emozioni che, per un motivo o per l’altro, il gioco non è stato in grado di suscitare spontaneamente in me? In altre parole: se e quando ci troveremo di fronte a quella avveniristica telecamera avremo la sfortuna di imbatterci in un videogioco incapace di emozionarci, dovremo imparare a…recitare?
L’Oscar per il miglior videogiocatore va a…Gerardo Sempavor!“: non suona male, ma se devo dire la verità tremo al pensiero di poter diventare, un giorno, un VideogiocAttore.

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Sempavor
Fanbit

Informazioni su Sempavor

Gerardo Sempavor, personaggio leggendario della storia del Portogallo. Di proibite origini nobili, Sempavor decise ben presto di abbandonare agi e ricchezze, e si mise in viaggio verso il sud del paese, allora occupato, alla ricerca di avventure e...bottino. Resta impressa nella memoria collettiva la riconquista della città di Evora (1165). Oggi si occupa di videogiochi e buon cibo.
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