THE NURSERY DAY

Buonasera a tutti, vi sto scrivendo da sotto una capannina realizzata con foglie di palma intrecciata, nel bel mezzo dell’oasi dello Loyangalani.
Siamo appena tornati da una piccola pausa dopo cena, a base di qualche soda e Tusker, per rilassarci dopo una lunga, faticosa e calda giornata di lavoro.
Ebbene si, qui fa molto caldo, ieri pomeriggio ho effettuato alcune misurazioni per gestire le variabili climatiche per il progetto, il termo-igrometro segnava 50°C e 18% di umidità alle ore 13:00.
Oggi è stata una giornata importante per noi, abbiamo preparato la nursery ossia il reparto maternità per la semenza. Abbiamo piantato in primis i semi degli spinaci e poi i semi del cavolo verza in due piccole bacinelle riempite appositamente con acqua e nutrienti.
Da qui le prime piantine saranno trapiantate nel nostro laboratorio agricolo, costruito artigianalmente, anche con pezzi di recupero trovati in loco, es. pneumatici d’auto, per la fase vegetativa.
Saranno inserite all’interno di bicchieri, contenenti sassi dall’adeguata porosità, trovati ad Isiolo, fibra di cocco, trovata a Malindi, necessari per dare stabilità e sostegno alla piantina e adeguatamente irrigati, tramite il sistema d’irrigazione, ultimato proprio oggi.
Molti sono stati i test fatti, una volta attaccata la pompa, per verificarne la stabilità, il bilanciamento e verificarne le perdite.
Domani mattina con l’aiuto di Fr. Andrew installeremo i 6 pannelli fotovoltaici che produrranno circa 700 W, per dare corrente elettrica a 220 Volt e 50 Hz alla lampada idroponica, timer e pompa.
Mi dispiace non poter mandarvi le foto di ciò che vi sto raccontando, darebbero maggiore valore alle parole scritte, non appena potrò, lo farò.
Questa notte, c’è luna piena.
E’ tutto cosi molto bello, questi meravigliosi paesaggi visibili ad occhio nudo, illuminati solo dal chiarore della luna, danno una sensazione particolare per chi come noi giungono da altre terre, altri tipi di spazi, altre architetture, altri modi di vivere.
Ho ancora impresso nella memoria il colore, il forte vento caldo, il riflesso del lago di ieri sera, questo paesaggio cosi duro al primo impatto, fatto solo da rocce per la maggior parte di origine vulcanica, nere, più o meno porose, dove camminando puoi calpestare fossili incastrati nelle rocce.
E’ un luogo molto primitivo, cosi come lo testimoniano i riti folkloristici, i ritmi ed i modi di vivere di alcuni abitanti turkana.
Avrò modo di vedere tutto ciò meglio con i miei occhi durante la mia permanenza qui al lago.
Vivrò qui fino al periodo natalizio poi raggiungerò gli altri Simone, Tonino, Lilli a Malindi, per festeggiare insieme a loro il santo Natale.
Un abbraccio a tutti.
Gabriele

ARRIVATI AL LAGO TURKANA !!!

ciao ragazzi, qui è Gabriele che vi parla, siamo arrivati tutto bene. vi sto scrivendo non proprio da una poltrona di velluto ed in comode condizioni. scusate se sarò un pò di corsa nello scrivervi. la connessione internet è molto lenta, ma sono contento che c’è. siamo arrivati ieri sera dopo 13 h di viaggio, lungo e a volte non facile, ma siamo arrivati come si suol dire in certe condizioni e qta è la volta buona di dirlo sani e salvi. leggo tutti i vs commenti, saluto zia Anna, Mary, grazie Elisa, i miei nonni Vittorio e Giannina, papà e mamma, la polla e tutti quanti voi che leggete.

Partiti da Isiolo alle 6:30, ci siamo fermati a Serolippi, per salutare padre Pendenzini, che si trova in Italia. a farci gli onori di casa c’era il vice che ci accolti calorosamente con una bella tazza di caffè caldo.

Abbiamo proseguito per Laisamis, dove abbiamo fatto una sosta di circa 30 minuti, nell’ospedale. Qui abbiamo girato un intervista al responsabile della struttura, un medico chirurgo, non ricordo ora il nome, ho il foglietto di carta col nome nella stanza, ed ale infermiere sue assistenti.

Abbiamo raccolto del materiale molto interessante, con paradossi, carenze, priorità di cui velocemente bisogno, es. hanno una camera per l’operazione chirurgica dotata in parte di strumentazione tecnica, ma gli manca la corrente per farla funzionare. Il vero problema qui in Africa-Kenya è il mantenimento nel temo delle cose, siano esse progetti, materiali, strutture etc. occorre meditare su di questo.

Lasciata Laisamis, ci siamo avventurati nella vera savana- deserto, direzione Marsabit.

La notizia più brutta che abbiamo ricevuto è stata quella che non volevamo sentire: la PIOGGIA. la pioggia nel deserto significa sabbia mobili ed impantanamento, difficle poi da uscirne. Consci di ciò, abbiamo deciso per una strada secondaria più lunga di circa 100 km, evitando l’area delle piogge.

Ci siamo fermati per una brevissima sosta dopo 8 h di viaggio mangiando asparagi bianchi (Ale 🙂 ), carne in scatola (pessima-stomachevole), pan carrè, nescafè e via pronti per affrontare 3 deserti.

Il primo è stato il deserto del chalbi, il secondo il deserto della tribu dei Rendille, che costeggia south hor per concludere in gran bellezza con il deserto dei sassi.

Paesaggi mozzafiato ci sono comparsi davanti agli occhi, terre mai viste, colori bellissimi, se riuscirò caricherò delle foto giusto per darne un’idea.

Verso le 19 circa ci appare quasi magicamente questa interminabile distesa di acqua, oramai sul calare del tramonto,  quasi come fosse un assaggio per noi, quella visione, come se volesse dire ragazzi vi ho aspettato, è stato un bel momento.

Dopo 5 minuti Lilli è stata attaccata da una cavalletta gigante tipo 10 cm, abbastanza impaurita è volata fuori dalla macchina come un fulmine, premetto avevamo parcheggiato per scattare due foto a questo bellissimo paesaggio.

Ripresasi, siamo risaliti sulla jeep e siamo scesi verso il lago, costeggiandone la riva est e dopo pochi minuti 19:45, siamo giunti all’oasi Loyangalani.

Incredibile se ripenso a quanti km abbiamo viaggiato , affrontando immensi deserti, solo con sabbia, sterpaglie aride, piccole tribù in mezzo al nulla per poi arrivare davanti al lago e perdipiù in un oasi con piante verdi e vegetazione.

Questo è un luogo dove poche persone, soprattutto muzungo, i cosidetti bianchi, sono arrivati e lo si capisce da come le persone che ci abitano ti guardano, si comportano nei tuoi confronti.

E’ stato un viaggio lungo e a tratti non facile, ma terminato bene. Domani domenica 28 inizieremo a costruire il progetto idroponica, molto apprezzato da padre andrew e i suoi collaboratori, abbiamo un bel tifo.

un saluto a tutti

Gabriele

 

 

ON THE ROAD

« “O frati,” dissi, “che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia

d’i nostri sensi ch’è del rimanente
non vogliate negar l’esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,

ma per seguir virtute e canoscenza”. »

(vv. 112-120)
Finalmente sulla strada! due righe per augurarvi un buon viaggio ragazzi! che so bene è meraviglioso ma anche difficile e faticoso, un viaggio nel cuore dell’africa nel bene e nel male! che non si puo prendere alla leggera. vi auguro di non dover spingere troppo la macchina, viste le previsioni incerte e che tutto vada bene…tanto fin che ci sono le scatolette con gli asparagi bianchi di Simo siete serviti meglio che all’hilton! vorrei tanto essere li con voi! non vedo l’ora di raggiungervi tutti!
SAFARI NGEMA RAFIKI YANGU!!!!!

LAST DAY IN ISIOLO TOWN !

Eh si siamo arrivati sani e salvi dopo giorni de fuego a tutta birra per preparare il progetto da portare al lago Turkana nel villaggio Loyangalani.

Siamo tutti quanti esausti per questi giorni di intenso lavoro, io e Tonino carenti di energie, abbiamo fatto l’ennesimo test della malaria prima a Malindi, ora presso l’Isiolo central medical lab services investigation card tutti quanti con esito negativo. Poi abbiamo girato con Tony ed Irugne in giro per la città alla ricerca di materiale che non abbiamo trovato, forse ci arriverà questa sera, attendiamo la chiamata di Harish, il ragazzo indiano.

Squilla il telefono, proprio ora, è Harish, mi dice che non ha trovato il cavo che ci serve, notizia che tutto sommato ci aspettavamo anche se la speranza è l’ultima a morire.

Passeremo al piano B utilizzando un solo cavo, che collegheremo all’inverter del fotovoltaico, per poi attaccarci due timer che comandano a loro volta due elementi essenziali, il primo le lampade, il secondo le pompe.

Il nostro mezzo di trasporto, una jeep Toyota land cruiser caricata come un mulo è pronta per partire domani all’alba alle ore 5:00.

E’ stata caricata con il materiale del progetto, frutta e verdura, acqua, benzina.

Il viaggio, lungo 430 km, durerà se tutto va bene 12 ore con la speranza che non piova. Attraverseremo diversi tipi di paesaggi partendo dalla savana per arrivare sulla rovente sabbia del deserto del Chalbi per ritornare nella savana e successivamente di nuovo nel deserto.

Ai nostri occhi si presenterà un deserto fatto completamente di sassi lungo svariati chilometri per poi giungere finalmente alla nostra meta finale il lago Turkana. Fr. Andrew ci aspetterà sulla soglia del villaggio Loyangalani per darci il benvenuto. Proprio qualche minuto fa padre Andrew ci ha contattato annunciando che ci aspetta per domani sera, è entusiasta per il progetto.

Abbiamo finto di cenare, una bella pasta in bianco con un po’, quel che è rimasto d’olio con dei peperoncini verdi molto piccanti.

Fra poco andiamo tutti quanti a letto per il grande viaggio che ci aspetta domani.

Un caro saluto a tutti

Gabriele

Penultimo giorno ad Isiolo e poi partenza…

Ciao a tutti quanti,

inizio il mio articolo ringraziandovi per la costanza con la quale state seguendo la nostra avventura in Africa.

Siete sempre più numerosi, riceviamo sia nei nostri indirizzi di posta elettronica apprezzamenti per il nostro gesto in questa parte di Africa e sia commenti direttamente sul blog.

Questo ci fa molto piacere, perché ci permette di avere sempre un confronto aperto con voi tutti e un punto di vista della situazione europea sul nostro progetto africano.

Dico questo perché l’atmosfera, i modi di vivere, i ritmi di vita sono molto diversi dai nostri, italiani.

Ora che sono qui in Kenya da un mese esatto ed ho avuto la fortuna di cambiare più paesaggi e stili di vita mi sento in minima misura parte di questo modus vivendi.

Come tutte le cose ci sono pregi e difetti, ma di questo ne voglio parlare in un prossimo articolo.

Mi scuso con voi, se non sono stato presente gli ultimi due giorni, ma il primo ero molto stanco.

Il lavoro di preparazione per la realizzazione del progetto idroponica, sta portando via a tutti noi molte energie, difficile da descrivere, perché in gioco ci sono molto spesso idee contrastanti soprattutto tra me e Simone, ma che si rivelano costruttive, perchè servono a migliorare la realizzazione della struttura del progetto.

Altre variabili in gioco sono il caldo secco che ti trafora la pelle all’ombra mentre se stai al sole ti squami in 15 minuti, la difficoltà di reperimento dl materiale nei negozi e l’estrema lentezza con la quale ti servono perdendosi via innumerevoli volte con altri clienti e cosi l’attesa per comprare dei tubi, viti, tire up, snodi a T, etc. può durare anche 3 ore, oh beata efficienza dei commessi europei vieni a benedire i tuoi fratelli africani.

Il secondo giorno, cioè ieri, non sono stato bene, niente di grave per carità.

Ho avuto problemini di stomaco dopo aver fatto colazione.

Ho mangiato un po’ di latte di capra appena munto e fatto bollire molto bene e poi due biscotti con la mitica nutella, tempo 5 minuti ho sentito dentro di me un trailer della 3 guerra mondiale e via discorrendo.

Mi sono anche ritrovato dentro al negozio di ferramenta di Arish, un ragazzo indiano ed uscire 5 minuti dopo, chiedendo aiuto per trovare un bagno libero, cose che capitano…meglio se non capitassero.

Simone dice che la colpa sia da ricercarsi nel latte+nutella+caldo, effetto bomba per lo stomaco se ci si ritrova nel bel mezzo dell’equatore.

Anche oggi è stata una giornata di duro lavoro per ultimare le due strutture base del progetto, allego qualche fotina che possa rendere l’idea.

Partiremo per il villaggio dello Loyangalani venerdi mattina alle ore 4:00.

Domani caricheremo la jeep in tutti i suoi più remoti spazi perché abbiamo molte cose da portare, partendo dal materiale della struttura del progetto alle provviste per il villaggio alle taniche di benzina alla mia valigia e per ultimo se non ci dimenticheremo…noi stessi, sempre se troveremo un posticino.

Una volta che realizzeremo la struttura tutti insieme, Simone, Tony e Lilli ripartiranno dopo qualche giorno per Malindi, ridente cittadina sulla costa dell’oceano indiano, mentre io starò su per seguire il progetto, in questa terra a detta di molti la “culla dell’umanità”, proprio lì qualche anno fa, è stato ritrovato lo scheletro di Lucy.

Buona serata da questo paese immerso nella savana africana.

Gabriele

KARIBU ISIOLO!

Sì viaggiare
evitando le buche più dure,
senza per questo cadere nelle tue paure
gentilmente senza fumo con amore
dolcemente viaggiare
rallentare per poi accelerare
con un ritmo fluente di vita nel cuore
gentilmente senza strappi al motore.
E tornare a viaggiare
e di notte con i fari illuminare
chiaramente la strada per saper dove andare .
Con coraggio gentilmente, gentilmente
dolcemente viaggiare.

(Si viaggiare – Lucio Battisti)

Che viaggio! Abbiamo raggiunto Simone e Gabriele con un giorno di ritardo partendo da Malindi alle 19.45 e da lì è partita la nostra “Simpatica e lunga Odissea”. A metà tragitto un camion si è ribaltato bloccando il traffico per circa 2 ore ritardando così il nostro arrivo a Nairobi! Comunque alle 10.00 del giorno dopo siamo “sbarcati”,  fisicamente stravolti per il viaggio e per aver dormito all’incirca 7 secondi a causa del caldo soffocante e di quei simpatici insetti che per tutto e dico tutto il viaggio ci hanno accarezzato la testa!! Questo perchè ci hanno assegnato la prima fila sul pullman e sopra alle nostre teste c’era un mega schermo che proiettava film di intrattenimento ma che allo stesso tempo grazie alla sua luce richiamava anche tutti i nostri amici ai quali mancavano solo i pop corn e una birra tra le zampe per essere degli spettatori al cinema! Arrivati a Nairobi abbiamo recuperato i bagagli: 2 pale, un sacco enorme contenente fibra di cocco e non sappiamo ancora perchè anche dei cocchi, canne da pesca e un trolley! Sembravamo 2 dei sette nani, direi Pisolo e Gongolo! Dopo aver trattato il prezzo con un taxista abbiamo raggiunto Simone e Gabriele per ripartire alla volta di Isiolo! Un viaggio stupendo dai panorami incantati che si trasformano di km in km passando dalla trafficata ed inquinata Nairobi alle splendide steppe africane. In questo periodo è davvero suggestivo il paesaggio, le piogge portano con loro una tavolozza di colori per dipingere e colorare fiori, erba e alberi, i letti dei fiumi secchi si riempiono di nuovo di vita, tutto ciò che fa parte della natura si risveglia regalando questa incredibile metamorfosi! Dopo aver viaggiato per alcune ore, lasciamo il giorno e arriviamo ad Isiolo a casa di Simo di sera. Scesi dalla macchina una fiumana di sentimenti iniziamo a prendere forma in saluti, abbracci, baci, pianti e strette di mano! Siamo arrivati dalla nostra seconda famiglia! Dopo un sonno ristoratore ecco spuntare il dì con i suoi suoni, gli uccellini cinguettano di continuo donandoti un sorriso in contemporanea all’apertura degli occhi. E poi fuori casa dove ritrovi tutti, ragazzi che hai lasciato bambini, amici e amiche che ti salutano con affetto e curiosità, felici di vedere che sei tornata! Tutto è iniziato da qui, da questa piccola frazione di Isiolo a Kambi ya juu, tutto ciò che mi circonda mi ricorda quanto ho desiderato di anno in anno tornare qui, la fatica per avere quelle tre settimane per fuggire da quella vita che non riuscivo più a tollerare e che non faceva altro che rendermi triste e poco incline a crearmi qualcosa di solido, riducendo la mia voglia di vivere ad una routine autodistruttiva, così lottavo perchè sapevo che sarei tornata e che avrei ritrovato la mia serenità, abbandonando tutti i pensieri ma sopratutto ricaricando le batterie! Comunque sentimentalismo a parte in questi giorni stiamo mettendo in pratica il progetto e per farlo ci imbattiamo quotidianamente in situazioni alquanto insolite come sprofondare nel fango :)! Penso che le nostre scarpe non torneranno mai più del colore naturale e che neanche un super lavaggio in lavatrice riuscirebbe a rimuovere questo surrogato del cemento! Per cui tra recupero materiali, misurazioni di PH e tagli vari per realizzare la struttura direi che le giornate stanno volando! Ci stiamo divertendo davvero tanto e lavorando con tanta motivazione ognuno di noi ha un ruolo e questo ci permette di vivere in maniera serena questa esperienza! Ci sono momenti in cui le nostre teste si scervellando per trovare una soluzione ai problemi che insorgono a man mano che il progetto avanza, ma fortunatamente siamo 4 piccoli Meg Gaiver! Oggi è stata una bellissima giornata e fortunatamente le piogge ci stanno dando una tregua, facendoci lavorare all’aria aperta, circondati dai tanti bambini che vengono a casa di Simone per giocare… non vedevo l’ora! Adesso vi saluto vado fuori ad ammirare il sorriso di questa splendida luna che fa una luce incredibile e che permette a Gabri di raggiungere serenamente la sua camera senza finire nell’orto!

LALA SALAMA RAFIKI!!!!

 

 

 

 

 

SUNDAY 21 OCTOBER :)

Ciao a tutti 🙂

Vi scrivo dal soggiorno della casa di Simone in Isiolo, qui con me c’è Luigi, il figlio del fratello della moglie di Simone con mum and dad and his brò, Simone.

Ripenso alla giornata di oggi, domenica 21 ottobre.

Sveglia alle 6:30, saluto gli anziani della famiglia e passeggio un po’ in giardino, assaporando la frescura che sale dalla savana circostante, dopo una nottata di gran pioggia.

La notte, al contrario della passata, è stata piacevolmente riposante.

Fin dal primo risveglio, ho sentito respirare un atmosfera diversa da quella di ieri, un’aria di festa, di colori, di abiti eleganti, un via vai incredibile di persone, amici, conoscenti, parenti hanno invaso la casa di Simone.

Oggi è domenica, ho pensato.

Finita colazione, mi sono organizzato con Mama per andare insieme a messa, nella chiesa poco distante da qui.

Inizio messa h 9:00, fine messa h 12:30.

Abituato alla classica nostra ora di messa canonica, a prima occhiata 3 ore e trenta possono sembrare infinite, ma cosi non è stato.

Il segreto del trascorrere del tempo in bella maniera è stato penso io il canto.

La messa è tutta cantata, dall’ingresso del prete all’uscita dello stesso.

Canzoni dal testo a me incomprensibile, cantate in doppia lingua swaili e turkana.

Amen = amine

Mungu = god

Queste le due parole che ho compreso, durante la celebrazione eucaristica folkloristica costruita su suoni bellissimi da ascoltare.

Una volta finita la funzione religiosa, ritorniamo a casa.

Saluto e gioco con alcuni bambini, c’è chi è più timido e chi meno, gli stringo la mano, dicendo:

Mimi naitwa Gabriele, nawewe ?”, penso che sia umanamente impossibile ricordare i nomi di tutti i bimbi che ho visto e conosciuto oggi.

Dopo pranzo abbiamo giocato tutti insieme, sotto un bel sole uscito dalle mattutine nuvole che minacciavano pioggia.

Nel frattempo sempre più persone accorrevano nel giardino e da qui si disperdevano nelle due case per salutare i loro cari.

Ci siamo poi ritrovati tutti insieme per discutere del progetto, siamo entrati in contatto con una onlus di Roma, che ha detto che ci aiuterà personalmente, abbiamo tirato un po’ il fiato J.

Abbiamo elencato le difficoltà che possiamo incorrere durante la costruzione della struttura portante, del materiale che è necessario per il montaggio, il materiale di scorta da portare nel caso si guastasse qualche parte, realizzato una prova del pompaggio dell’acqua e analizzato alcune tipologie di pietre, trovate qui ad Isiolo, per verificarne la compatibilità col progetto, soprattutto sotto l’aspetto del pH e della conducibilità elettrica.

Giunge l’ora della cena.

Ognuno ha un suo compito, chi taglia delle cipolle di una potenza lacrimogena indescrivibile,

provata sui miei occhi, chi apparecchia, chi cucina.

Menù del giorno: fusilli al ragù, formaggio, zucchine e cipolle.

Due sono i momenti che mi sono impressi nella memoria di questa giornata:

il primo, i canti della messa, il secondo, il giocare con i bimbi, tutti insieme.

Buona notte a tutti quanti.

Gabriele&C.

ARRIVO AD ISIOLO :) SECONDA TAPPA, PER IL LAGO TURKANA, COMPLETATA !

Partiti da Nairobi venerdì 19 ottobre alle ore 14:00, tutti quanti insieme, io, Lilli, Tony e Simone ci siamo diretti ad Isiolo, tappa molto importante per il viaggio verso il lago Turkana.

Lasciandoci così alle spalle il confortevole alloggio della Consolata, dopo ben 6 ore di viaggio, attraversando paesaggi naturali molto belli, dalle sconfinate distese di ananas di proprietà Del Monte alle risaie di Karatina per costeggiare il grandioso Monte Kenya.

Siamo giunti venerdì in giornata alle ore 20:00, dopo aver percorso circa 250 km, per il 90% su strada asfaltata, la restante parte su sterrata.

Una volta giunti, la famiglia di Simone ci ha accolto calorosamente, aiutandoci a scaricare i bagagli, il materiale per il progetto e salutandoci con abbracci, strette di mano e saluti in swaili: “Karibu, asante sana”.

Dopo aver mangiato un piatto di pollo e un po’ di formaggio, stanchi dal viaggio, ognuno di noi ha preso la propria stanza, accomiatandosi col salute della buonanotte “lala salama”.

LA NOTTE

E’ stata una notte difficile per me, dopo aver chiacchierato con alcuni cugini di Simone, mi reco a letto.

Butto a terra i numerosi insetti che si trovavano sparsi sul materasso, in questi giorni ce ne sono moltissimi perché è il periodo delle piccole piogge, preparo alla belle e meglio il materasso foderandolo con un lenzuolo, tiro la lunga zanzariera che copre tutta la superficie del letto.

Spruzzo l’autan tropical che personalmente lo trovo efficace al 50%, qualcosa fà, certo non è il DDT.

Tolgo le scarpe, respirando questa buonissima miscela gassosa di aria+veleno (autan, non le mie scarpe ;)) e mi addormento.

Ore 3:00, sento un dolore molto acuto e immediatamente un bruciore che metà basta per dire molte parolacce.

Mi preoccupo un po’, la stanza è buia, non ho nessuno che può aiutarmi e sono immerso da insetti.

Subito, mi calo i pantaloni e con la luce del cellulare controllo la puntura/morso che mi ritrovo, zona inguinale, che fortuna !

Il dolore ed il bruciore è un crescendo, se sfioro la parte morsicata è peggio.

Cerco l’insetto affannosamente, mi giro e rigiro nel letto, trovo alcuni maggiolini di varie dimensioni e colori, neri e marroni, moscerini lunghi 1-3 cmnel materasso che camminano, cerco di ucciderne la maggior parte.

Arrivano le 4:00, cado nel sonno della stanchezza.

Ore 5:00, sento un digrignare di denti fuori dalla porta, non è un bel suono.

Immediatamente mi risveglio, mi metto accovacciato sul letto, con nelle mani il cellulare ed un pugnale, la mia mente mi riporta le immagini ed i flash di quando Tony, Lilli e Simone si ritrovarono un branco di iene sotto casa, forse è il mio momento.

Orecchie tese e ben allungate sento il digrignio smettere, facendo posto al canto dei galli ed al suono della radio.

Buona giornata tra me e me, mi dico, è stata la migliore nottata della mia vita.

Il sole sorge, sono le 6 ed io felice di vedere nuovamente cosa succede attorno a me, mi alzo, indosso le scarpe e finalmente esco dalla stanza del “sonno”, meravigliandomi della semplice bellezza che appare ai miei occhi.

Aspetto il risveglio dei miei compagni di viaggio ed alla fatidica domanda, “dormito bene ?”, sorrido, rispondendo “Alla grandissima”.

Racconto a loro, l’intera nottata, Lilli, la nostra Farmacista on the road, mi dà della crema antinfiammatoria da applicare intorno alla ferita, la metto, si riaccende il focolare del bruciore, che sedo con una bella tazza di latte e cioccolata in polvere, giusto un deterrente, che mette gioia alle mie papille gustative.

Or ora mentre vi sto scrivendo, a volte mi giungono delle fitte, ma penso che il peggio sia passato.

Si pensa che sia stata un mantide religiosa femmina oppure un niungani, una sorta di animaletto che vive nel tessuto, punge e ritorna nella sua casa, come se niente fosse successo, mannaggia a lui.

In mattinata siamo andati sulla main road di Isiolo, per parlare con Arisha, un indiano che vende pannelli fotovoltaici, inverter e batterie. Siamo in leggera difficoltà economica, lo ammetto, ma siamo positivi e andiamo avanti col progetto.

Allego sotto alcune delle foto che possano trasmettervi la sensazione del nostro viaggio, per farlo insieme a noi.

Un abbraccio a tutti

Gabriele

ECCOCI ARRIVATI A NAIROBI :)

Eccoci qua, arrivati nella immensa, inquinata, caotica, vivace, colorata capitale del Kenya, Nairobi !

Si presenta cosi la city, agli occhi di un musungo, che ha visto per la maggior parte capitali europee.

Partiti dalla oramai vissuta Silvers sands of Malindi, località Vasco da Gama, con un bus locale della Dreamline, alle ore 19:30, dopo un lungo viaggio con 3 soste, giusto per avere il tempo di fare pipì, mangiare un boccone veramente volante e bere qualcosa di fresco, siamo arrivati a Nairobi alle 5:00 del mattino.

Tutto sommato il viaggio seppur lungo, durato 10 ore, è stato piacevole, inizialmente ho sudato 7 camicie dal caldo e dall’umidità “effetto vinavil”, poi entrando sempre di più nell’entroterra e col passare delle ore, ho trovato una sorta di equilibrio psicofisico, seppur molto precario, di benessere. Viaggio di 10 ore per 600 km, ho verificato sulla mia pelle che siamo in Africa.

Giunti alla piazza mercato di Nairobi, con una taxi siamo andati all’edificio della Missione Cattolica della Consolata.

Alle 7:00, Simone ed Io, ci siamo dati la buonanotte o meglio il buon riposo, puntando la sveglia per le 9:30.

Dopo essermi rotolato nel letto per circa un miliardo di volte, sono riuscito a chiudere entrambi gli occhi penso giusto per pochi minuti, perché il soave suono della sveglia mi ha chiamato ad alzarmi, con disumana celerità.

Ma come si dice qui “HAKUNA MATATA o HAKUNA SCIDA” !

La mattina l’abbiamo passata a cercare i timer e l’argilla necessaria per il progetto.

Dico subito che l’argilla qui a Nairobi, non sanno cosa sia, abbiamo provato in tutti i modi, e.g. udungo, clay & nothing else.

Con i timer diciamo che siamo stati più fortunati anche grazie al prezioso aiuto di Kariuki, amico di Simone.

Abbiamo camminato molto, abbiamo girato molti negozi alla ricerca dei nostri bisogni, c’è stato un piacevole intermezzo con un bel bicchiere di tropical juice, mango, arancia, lime, che  ci a rimesso un po’ in sesto, perlomeno col fabbisogno vitaminico.

Ci siamo recati inoltre alla sede della Rai International Africa, dove ci ha atteso il direttore Enzo Nucci. E’ stata una piacevolissima conoscenza, abbiamo potuto parlare tutti insieme delle problematiche e delle speranze del Kenya, una nazione in via di sviluppo.

Siamo tornati alla Consolata verso le 19:30, dove una bella doccia calda ed un buon pasto, ci attendevano.

by gabriele

Lettera inviata dal nostro carissimo Carlo: Lago Turkana

Ciao, Gabriele! Naturalmente saluto, insieme a te, Simone, Tonino  e Lilly. So
che tra poche ore  partirete per Isiolo e che da li’ proseguirete per il Lago
Turkana.Il mio non e’, dunque. un  saluto come i tanti che ci siamo finora
scambiati. E’ un saluto espresso con grande emozione, perche’ il vedervi fare i
preparativi, mi fa rivivere la mia partenza, per la stessa meta, nel dicembre
di due anni fa, con Simone, Leba ed altri amici, E rivivo le difficolta’ e il
fascino del viaggio,dalla durata di un intero giorno, caratterizzato, certo, da
un po’ di apprensione, dovuta principalmente ai racconti uditi da chi aveva
compiuto lo stesso percorso , nei quali non mancava mai il riferimento
all’estrema fatica ed anche ad una certa pericolosita’. Ma un viaggio,anche,
interessantissimo e stupendo per la verginita’ dei luoghi che si attraversano,
per i paesaggi davvero inconsueti, per i contatti che si hanno con le fiere
popolazioni dei villaggi che si attraversano: contatti brevi e fugaci , ma
talmente intensi  che restano indelebili nella memoria. Emozioni che in me si
riaccendono al solo ricordo. E con il ricordo ritorna anche l’angoscia, che
provai gia’ forte, allora,  dovuta al pensiero sul domani di quella primordiale
regione del Kenya e, ahime’, temo che un tale pensiero si possa estendere a
molte altre regioni dell’ Africa. Un continente in trasformazione! Si’, ma che
tipo di trasformazione? Quella in cui, finalmente, comincia a diminuire il
numero di persone, soprattuto bambini, che muiono per fame, o per malattie,
inizialmente non gravi, ma che diventano tali e poi mortali,per mancanza di
medicinali? No! Quel numero resta agghiacciante! Aumenta, anzi, giorno dopo
giorno. Una trasformazione, forse, in cui i Paesi piu’ ricchi del mondo non si
limitano piu’ ad una politica di aiuti a queste popolazioni, di cui si e’
sempre favorito il permanere nella passivita’ piu’ assoluta,ma vanno
finalmente, coalizzati, per avviare un processo  di autonomia, fornendo mezzi e
scuole di formazione  agraria e tecnologica?    Magari! Niente di tutto questo.
Ancora, come sempre, solo  interventi, nella sostanza, speculativi, nei quali
risulta palese che il Paese che viene ad operare in questo straordinario
continente lo fa pensando quasi esclusivamente ai propri interessi.Basti, come
esempio, la neocolonizzazione in corso da parte della Cina, molto presente in
Kenya; e anche nella regione che inizia a nord di Isiolo e si estende appunto,
attraverso i territori dei Samburu, in direzione del lago Turkana. Persone come
me e come voi, che caparbiamente credono che le cose debbano e possono
cambiare. anche se preoccupate dei disastri ambientali derivanti da autostrade
ed altre infrastrutture, cercano di capire se cio’ possa comportare almeno la
soluzione di qualcuno dei tradizionali e drammatici problemi di questa Terra,
madre dell’umanita’. Ma, per quanto si rifletta, non si riesce a scacciare il
timore che il tutto servira’ a dar vita ad un turismo di elite, oltre che a
favorire, in forme piu’ moderne, l’usuale sfruttamento.Queste considerazioni
amare possono spiegare bene perche’ io plaudo a questa vostra straordinaria
iniziativa: un progetto che si prefigge di iniziare, e far progredire la
produzione di ortaggi, con tecniche di avanguardia, come nel caso della coltura
del pomodoro con il metodo dell’idroponica. Perche’ ho condiviso il vostro
entusiasmo subito dopo aver preso visione del vostro progetto? Semplice: e’ un
progetto che collima perfettamente con l’idea che, vivendo in Kenya da qualche
anno, ho maturato circa il tipo di volontariato costruttivo, quello, per
intenderci, che da’ vita ad un processo di autonomia. Ed e’ bene che i
benefattori che vorranno fornire il contributo economico affinche’ il Progetto
prenda corpo e si sviluppi, prendano coscienza,grazie a voi, che amare l’Africa
e voler fare per essa qualcosa di fattivo e duraturo, significa partire da
questa idea del volontariato e di ogni forma di cooperazione:  basta con gli
aiuti-elemosina, spedizioni di denaro a mega organizzazioni caratterizzate da
mille rivoli di dispersione. Concentrarsi su delle realta’  concrete,limitate,
ed operare in modo da favorire lo sviluppo di un intero gruppo etnico per volta
e non, come accade, generalmente, privilegiare un esiguo numero di persone al
suo interno, andando oltretutto a frantumare quello spirito di solitarieta’
esistente tra poveri, con il rischio, concreto, di alimentare sentimenti
d’invidia che possono sfociare nell’odio. Un gruppo di persone animate
dall’ideale di operare direttamente in queste realta’, nelle quali ognuno dei
benefattori, che spero siano sempre piu’ numerosi, potra’ venire a constatare,
come il proprio contributo venga utilmente impiegato. Al mio saluto si
accompagna l’auspicio che questa vostra bellissima idea si concretizzi e si
sviluppi; avendovi conosciuti ed ammirando il vostro fervore, sento che le
premesse ci sono tutte. A me , che sto per compiere i 70, e che opero da quando
andai in pensione,dieci anni fa, nell’ambito del “Progetto Kenya” di cui faccio
parte, fa bene il vostro entusiasmo. Quanto al nostro comune amore per
l’Africa, e per tutte le altre regioni del mondo in cui ugualmente vivono
esseri umani privi di ogni mezzo per la sopravvivenza, mi piace rafforzarlo
parafrasando tre versi di una profonda poesia di Hikmet,un sensibilissimo poeta
turco: ” Finche’ ci sara’ nel mondo/ un uomo in catene in nome della liberta’/
non mi riterro’ un uomo libero”. Ecco, adattandoli a questi vostri, e miei,
ideali, gli stessi versi potrebbero recitare: “Finche’ ci sara’ nel mondo un
essere umano/ che a causa dell’indigenza non puo’ conoscere la dignita’ di
esistere/ non potro’ ritenermi un essere umano dignitoso”.
Carlo