PROGETTI E VITA… IL VIAGGIO (parte quarta)

Dopo essere rientrati in Missione dalla poco redditizia pesca, abbiamo cenato e chiacchierato con Padre Andrew, raccontando della giornata e del progetto, comunicandogli che il giorno successivo avremmo installato i pannelli solari. Il suo entusiasmo in merito al progetto era molto attivo quasi tutti i giorni veniva a controllare le piantine e con occhi sbalorditi e increduli le guardava crescere.

Al mattino come anticipato è iniziata la lunga e sudata giornata dedicata ai solari. Alle 8.00 il caldo era già focoso, e il pensiero di salire su un tetto in lamiera non era molto allentante sia per la pericolosità sia perché era già incandescente. Fortunatamente le strutture di sostegno erano state precedentemente preparate e collocate sulla tettoia, dai ragazzi della Missione.

Il compito di posizionare i pannelli è stato svolto da un ragazzo che lavora per Padre Andrew, mentre Tony e Simone da sotto glieli passavano.

Terminato il passaggio dei pannelli siamo passati ai collegamenti, così coraggiosamente Simone e Gabriele sono saliti sulle lamiere e hanno collegato i cavi. Scesi dal forno siamo passati agli allacciamenti interni, con l’aiuto di Padre Andrew abbiamo riempito le batterie di acido e le abbiamo collocate nella stanza, gentilmente offerta per il progetto. 

Il momento successivo è stato parecchio divertente, Tony e Gabri si sono arrampicati su un mobile per tirare e tagliare i cavi che sarebbero serviti a far partire l’impianto. Il caldo di quella stanza era insopportabile e immaginate loro due sull’alto di una credenza sotto ad un tetto in lamiera. Parlavano di come tagliare i cavi mentre le gocce di sudore cadevano da ogni parte del loro corpo,  Gabriele ha lottato ripetutamente contro la caduta dei suoi occhiali mentre Tony gli rispondeva con frasi sconnesse. Una volta scesi si sono lanciati in piscina.

Ma ciò che non era visibile ai nostri occhi, ma che stava da più di ora sul tetto, era quel sant’uomo di Erunye, era lì ad aspettare che finissero i collegamenti per tirare definitivamente il cavo ai pannelli, era sconvolto, e quando è sceso era legittimamente intontito.

Ma qualcosa ci ha dato una mano, probabilmente anche il cielo aveva compassione di noi così ci ha regalato il miracolo della pioggia. In questo luogo piove 5 giorni l’anno… Alzando gli occhi al cielo ho pensato : “La nuvola di Fantozzi ci ha inseguito fino al Lago Turkana, ma questa volta è ben voluta”.

Terminato il lavoro e l’acquazzone siamo andati in città a comprare, l’ormai indispensabile caffè e a cercare le zanzariere per coprire le due strutture, altrimenti gli insetti avrebbero fatto razzia delle piantine. La cittadina dello Loyangalani è situata all’interno di un’oasi ed è molto ben tenuta ed organizzata, anche i negozi sono riforniti bene, anche se i prezzi sono alle stelle per gli standard del Kenya, perché tutto viene ordinato e consegnato tramite corrieri, per cui su quasi tutti i prodotti c’è la maggiorazione del trasporto. 

Camminare per le vie del villaggio è come sempre entusiasmante e pieno di sorprese, fai incontri e incroci sguardi dai quali puoi capire se sei ben accetto o no, ma in questo caso la nostra presenza è stata ben voluta, soprattutto da parte degli immancabili bambini, che quando vedono un bianco si incollano per osservare ogni millimetro del suo corpo. All’inizio questo atteggiamento può sgomentare, ma col tempo diventa un’opportunità, perché permette sia di mettere a confronto due mondi estremamente differenti sia di conoscere meglio la loro cultura. Alcune immagini mi tornano alla mente di quel momento e una di queste è una bambina di 4/5 anni che portava legata al suo minuscolo corpicino la sorellina di circa 6 mesi; la teneva stretta a sé, mentre correva e giocava allegramente con gli altri bambini, senza preoccuparsi di come muoversi o di come parlare, era sicura di ogni suo gesto e movimento, una piccola donna che ha imparato sin dalla più tenera età la responsabilità dell’aiutare il prossimo, senza però dimenticarsi dei suoi bisogni di bimba. Questo ti fa capire quant’è diverso il nostro stile di vita, dove spesso il benessere e le paure vincono sulla fiducia nei riguardi del bambino, il quale attraverso le azioni e gli insegnamenti dei genitori riesce già da solo a mettere in pratica, senza tante difficoltà ciò che gli viene chiesto, diventando fortunatamente autonomo, consapevole dei problemi, dei pericoli, delle gioie e di tutto ciò che può insorgere ogni giorno sul suo percorso, imparando con il gioco e l’esperienza dei più grandi, una lezione dal valore incalcolabile: la vita! La mia non vuole essere una critica o una lezione sull’educazione infantile, a quello ci pensano le tate di SOS tata, ma semplicemente un’occasione per far comprendere che queste creature per quanto sommerse da difficoltà quotidiane e pur non vivendo nel “benessere materiale” sono felici e libere, e fattore ancora più straordinario sono orgogliose e fiere della loro esistenza, apprezzando e gioendo giornalmente di quello che la vita gli offre.  Quando sono diventata consapevole che la mia emotività spesso vinceva sull’effettiva realtà ed esigenza, ho compreso che si può aiutare in maniera proporzionata, senza intromettersi nell’intimo della loro educazione e della loro cultura, realizzando come in questo caso un progetto in grado di migliorarne le condizioni di vita.

Ma tornando al racconto, durante quei minuti mi sono seduta sotto un albero e i bambini mi hanno sommerso di domande ed era divertentissimo vedere le loro espressioni quando gli rispondevo in swahili, non so fare un discorso al 100% ovviamente, ma il linguaggio dei bambini è molto semplice e diretto, per cui ne sono uscita vittoriosa, altrimenti mi avrebbero preso in giro per tutto il tempo. Gabriele e Tony si sono invece dilettati nel giocare a calcio con un altro gruppo, la palla era costruita con sacchetti di plastica appallottolati, corde recuperate in giro e pezzettini di tessuto; è a tutti gli effetti una palla, ma che ha un’arma nascosta…. Non si buca sulle tante spine che ci sono per terra! Il match non è durato molto perché i bambini sono abituati al caldo, Gabriele e Tony un pochino meno, per cui vinti e sudatissimi, sono venuti sotto l’albero.

La foto che troverete qui sotto rappresenta uno dei giochi che insieme alla palla regalano gioia e spensieratezza ai bambini.

Sono moltissime le sfaccettature che si riescono a cogliere durante una semplice passeggiata, e come in questo caso sapere che spesso la chiave d’accesso per la conoscenza verso chi ti trovi di fronte è la pura ed onesta umiltà, ti fa capire che ogni tanto il ritornare nei panni di uno spensierato bambino che in quanto tale ha pochissime paure, determina una libertà di pensiero molto ampia, trasformando e arricchendo ancora di più il  viaggio che stai compiendo.

Un abbraccio a presto

Lilly

4 pensieri su “PROGETTI E VITA… IL VIAGGIO (parte quarta)

  1. Cara e dolce Lilly, come stai?
    …attendevamo con ansia e curiosità il proseguo della storia.
    Mi sono commossa per il racconto , ho pianto e ho sorriso per le vostre fatiche e le vostre soddisfazioni. Condivido e apprezzo il tuo pensiero sull’educazione e il tuo porti con rispetto e umiltà davanti a un’altra cultura
    cercando di cancellare gli stereotipi ‘ del povero africano da aiutare’.
    Che dire poi delle foto? Belle e significative, lo sguardo si è soffermato in particolar modo sul “miracolo della pioggia” e sulla “macchinina trainabile”
    bellissime! Sono contenta di aver visto Erunye avrei gradito anche conoscere padre Andrew e le sister (magari hai qualche loro foto).
    Ti spero e vi spero bene un abbraccio materno 🙂 anna

    • Grazie anna sei sempre gentilissima, sono felice che quanto scrivo ti fa emozionare, vuol dire che sono riuscita a trasmettere quello che provo. Le foto delle suore e del padre arriveranno presto. Un abbraccio

  2. grande lilly pollice alto per l’articolo!!!! leggerlo mi ha ricordato di quella missione dispersa nel desrto e di quanto abbia voglia di tornarci assieme a voi 🙂 sono sicuro che il lavoro che stiamo facendo andrà bene, perchè vedere la pioggia in quel posto so bene che è quasi come vedere un ufo…. quindi se è arrivata a bagnarvi, qualsiasi cosa o persona ci sia lassù è ben disposta verso la nostra idea folle! mvua ni baraka!!!!!!!!!!!!!!
    sto già contando i giorni che mi separano dal raggiungervi 🙂
    un abbraccio…. a presto, rafiki zangu!

    • Dai manca ormai pochissimo Ale :), comunque credo anche io in una benedizione speciale riguardo al progetto!!! Un abbraccio ci sentiamo presto

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