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Quanto ci mette l'ambiente a smaltire i rifiuti

inserito il 30/6/2009 alle 11:00

La biodegradabilità è la proprietà delle sostanze organiche che permette il regolare mantenimento dell’equilibrio ecologico del pianeta.

La biodegradazione avviene quando una sostanza decomponibile viene attaccata da alcuni batteri, detti saprofiti, che ne estraggono gli enzimi necessari alla decomposizione in prodotti semplici, dopodiché l’ elemento viene assorbito completamente nel terreno. Una sostanza non decomponibile (o decomponibile a lungo termine), rimane nel terreno senza venire assorbita, provoca inquinamento e favorisce diverse problematiche ambientali. Il problema è che la maggior parte degli oggetti che utilizziamo ogni giorno è formata da materiali che contengono materiali non decomponibili.

Tutti i composti organici naturali, come la carta, sono facilmente decomponibili.Al contrario tutti i prodotti sintetici moderni (esclusi alcuni speciali, come la bioplastica, meglio conosciuto come Mater-bi, marchio registrato) non possono essere decomposti dalla natura, poiché nessun batterio è capace di elaborare un enzima che semplifichi il materiale.

Ecco perché un materiale non biodegradabile contribuisce all’inquinamento della zona dove si trova; tuttavia, e per fortuna, non tutti i composti non biodegradabili sono pericolosi: esistono tipi di composto che non danneggiano la vita dell’ ecosistema, e che quindi lasciano immutata la situazione.

A noi quindi la responsabilità di abbandonare un rifiuto. Vediamo quanto l’ambiente ci mette a “digerire” i nostri rifiuti più comuni:

- Scatoletta di metallo: 50 anni
- Lattina di alluminio: da 20 a 100 anni
- Mozziconi e sigarette: da 3 mesi a 1 anno
- Accendino di plastica: 100 anni
- Bottiglia di vetro: 4000 anni
- Contenitore di polistirolo: 1000 anni
- Card plastificata o telefonica: 1000 anni
- Sacchetto di plastica: da 100 a 1000 anni
- Resti di frutta e verdura: da 3 mesi a 6 mesi
- Pannolini usa e getta: 450 anni
- Piatti, bicchieri e accessori di plastica: da 100 a 1000 anni
- Bottiglie di plastica: da 100 a 1000 anni
- Fermalattine: 450 anni
- Giornali e quotidiani: da 3 a 6 mesi
 

Categoria: Rifiuti
Commenti dei lettori: 3 commenti -
Tante di queste cose, possono benissimo essere riciclate e rimesse in circolazione, bisognerebbe proibire i materiali che non possono essere riusati così si puo' evitare l'inquinamento, credo che sia questione anche di buona volonta'-
Scritto da Angelo il 1/7/2009 alle 10:10
Da chimico di professione, devo dire che in tutti questi discorsi sulla degradazione e sullo smaltimento delle materie plastiche (in fondo anche sulla raccolta differenziata) c'è sempre una SBAGLIATA semplificazione di fondo: quella secondo cui PLASTICA è una qualcosa sempre IDENTICO dal punto di vista chimico. Nulla di più sbagliato ! Ci sono tantissime materie PLASTICHE, tutte differenti come proprietà chimiche e degradative, in funzione del manufatto che con esse verrà prodotto
Scritto da Cesare Guaita il 1/7/2009 alle 14:49
C'è un errore di fondo nell'articolo: la bioplastica non si chiama Mater-Bi. Il Mater-Bi è una marca di bioplastica come altre. Le bioplastiche sono polimeri da fonti rinnovabili che devono essere conformi alla Norma EN 13432 per essere utilizzate per la produzione di manufatti idonei ad essere smaltiti nella raccolta dell'umido organico a fine ciclo vita. Più precisamente si dovrebbe parlare di bioplastiche bio-compostabili .
Scritto da Giovanni Salcuni il 15/7/2009 alle 16:25