Pino Cacucci, “Tina”, Milano, Feltrinelli

tina-modotti2Francesca Turrisi recensisce “Tina” di Pino Cacucci

Uscito per l’Universale Feltrinelli, Tina è senz’altro un libro interessante all’interno del panorama editoriale italiano. Ha il merito di riconsegnarci un personaggio straordinario, a torto dimenticato, che vive una riscoperta tardiva. Tina Modotti o – per dirla col soprannome di uno dei suoi preziosissimi amori – “Tinissima” è stata una donna unica: non solo per la sua crescita umana o per le sue note biografiche, ma soprattutto perché la sua vita coincide con i principali accadimenti della storia politica e rivoluzionaria del pianeta. Continua a leggere

Jeremy Rifkin: la devastazione.

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“Dagli albori della storia a oggi, la cultura ha sempre avuto la priorità sul mercato (…), l’assorbimento della sfera culturale in quella economica segnala un cambiamento radicale nelle relazioni umane, con conseguenze devastanti per la civiltà del futuro”…

Jeremy Rifkin (Denver USA 1943, economista e saggista) L’era dell’accesso.La rivoluzione della new economy – Mondatori 2000

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Italia: “il profondo vuoto morale”.

1999-brasile-nello-studio-della-forestaSergio Michilini, Intervista di VareseWeb, 2000

Lo chiamano “maestro”. E maestro lo è stato davvero per molti ragazzi nei Licei Artistici, durante i suoi lavori di restauro di molte chiese in provincia, a Managua come ideatore e responsabile della scuola di Arte Pubblica.
Sergio Michilini è friulano. Cinquant’anni, gli ultimi dei quali vissuti in America Latina, la sua autentica passione. Continua a leggere

Roy Strong: il carrozzone dell’arte contemporanea.

sir-roy-colin-strongRoy Strong, ex direttore del Victoria & Albert Museum in “The Times”
( in Graffiti, Il Giornale dell’Arte, N.198, aprile 2001):

…”Trovo gli esorbitanti prezzi raggiunti dall’arte contemporanea assolutamente mistificanti….
Certo mai prima d’ora, nella storia della creatività artistica, si sarebbe potuta erigere una tale torre di Babele estetica. Continua a leggere

Mario Sartor: Arte latinoamericana contemporanea.

Ed. Jaca Book, Milano, 2003

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Gran parte della cultura artistica latinoamericana, dalla fine del periodo coloniale ai nostri giorni, è rimasta inesplorata per il mondo europeo ed è stata interpretata all’interno dei paesi che l’hanno vista nascere e svilupparsi in maniera spesso frammentaria.

La necessità di una visione globale dei fenomeni, estesi su un territorio ampio come un continente, ma variegato e fertile nelle sue componenti, ha portato alla realizzazione di questo volume in cui si fa una storia dell’arte “trasversale”, che tende ad associare quelle linee e quelle tendenze che sono riducibili a comuni denominatori, rispettando comunque le singolarità delle soluzioni così come le specificità del fare arte di ogni artista.

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Biennale di Berlino 2001: brevi considerazioni.

biennale-di-berlinoBiennale di Berlino 2001: brevi considerazioni di Sergio Michilini sull’articolo di Marina Sorbello “Una Biennale meno berlinese per artisti piú altruisti”, Il Giornale dell’Arte, N.198, Aprile 2001.

Scrive Marina Sorbello:….”Nella seconda edizione della Biennale di Berlino, la curatrice Saskia Bos boccia la pittura e riscopre il clima anni Settanta, video e installazioni”…..

Considerazione n.1
Nel “clima anni settanta” moltissimi pittori e studenti d’arte in Italia e nel mondo, completamente controcorrente e Continua a leggere

Villa Panza di Biumo-Varese

villa-panzaIntervista a Sergio Michilini su VareseWeb.

Il Guggenheim dopo New York, Bilbao e Venezia approda a Varese. Una riflessione su questo avvenimento?

E’ un avvenimento molto triste, che allontana ancora di più l’uscita dal tunnel, da questa epoca buia per la Pittura e, certo, non contribuisce a creare nelle nuove generazioni quel minimo di indipendenza mentale che possa permettergli di giudicare serenamente le cose e la storia e pertanto di agire positivamente e costruttivamente. Continua a leggere

Federico Zeri: caro professore

caro-professoreFederico Zeri, Caro professore, Di Renzo Editore, Roma 1998.

…”Anche questo volumetto postumo è un grido di dolore, il suo malcontento investe ogni aspetto della società e non solo l’inadeguata tutela del patrimonio artistico, l’Università, la cultura, la critica d’arte: gli Italiani lo deludono. E’ come se, vivendo in stretta confidenza con Piero della Francesca, con Raffaello, con Masaccio, i suoi contemporanei gli apparissero indegni di quei predecessori, omuncoli pretenziosi senza cultura e, soprattutto, senza spina dorsale”…

Jean Clair: le avanguardie tra terrore e ragione.

jcle-responsabilitaJean Clair, La responsabilità dell’artista, le avanguardie tra terrore e ragione, Ed.Umberto Allemandi & C., 1998, 128 pagine.

…”Quali inquietanti connessioni legano l’Espressionismo e il nazismo? Perché l’Astrattismo è diventato la lingua universale? E perché il sentimento del vuoto, tipico di certa cultura americana, dalla Pop-art al Minimalismo, è stato imposto come stile internazionale? Siamo sicuri che tra le righe di alcuni movimenti degli anni Ottanta, come Neoespressionismo e Transavanguardia, non si celino nostalgie nazionaliste? Jean Clair…sfata il mito dell’artista ribelle e dell’avanguardia come “arte all’opposizione” per rivelare inattese complicità, conscie o inconscie, con i versanti piú oscuri e minacciosi di un secolo tormentato”…

V.Sgarbi:la stanza dipinta

la-stanza-dipintaVittorio Sgarbi, La stanza dipinta, Biblioteca Universale Rizzoli,1993, Lire 15.000

…”E’ giunto il momento di riguardare la storia dell’arte di questa seconda metà del secolo. (…) Siamo vissuti in un lunghissimo equivoco, obbedendo a parole d’ordine che impedivano di vedere la realtà. Solo certi fenomeni sono stati giudicati degni di considerazione, uniche prove legittime dell’arte contemporanea, serenamente ignorando tutti gli aspetti non omologabili. Mai intolleranza fu piú forte e gli artisti considerati puri strumenti di strategie. (…) Si è trattato di una vera e propria guerra, con morti, feriti e dispersi. Assai pochi hanno coscientemente conservato una propria autonomia, e l’hanno pagata con il silenzio e l’indifferenza”…

De Chirico: il terrore della pittura.

de-chiricoDichiarazione di Giorgio de Chirico

…”C’e un fatto ormai sicuro: che mai come oggi gli uomini si sono talmente occupati di pittura e mai come oggi si è parlato cosí poco di pittura. Il critico moderno ha in orrore di parlare di pittura; è un tema che egli sfugge come la peste bubbonica; uno scoglio che cerca di evitare con la massima prudenza.

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V.Sgarbi:la stanza dipinta.

la-stanza-dipinta“…. E’ giunto il momento di riguardare la storia dell’arte di questa seconda metà del secolo, certo il periodo di maggiore incertezza, e insieme di fiducioso dogmatismo, che si sia mai attraversato. Siamo vissuti in un lunghissimo equivoco, obbedendo a parole d’ordine che impedivano di vedere la realtà. Solo certi fenomeni sono stati giudicati degni di considerazione, uniche prove legittime dell’arte contemporanea, serenamente ignorando tutti gli aspetti non omologabili. Mai intolleranza fu piú forte e gli artisti considerati puri strumenti di strategie….…Si è trattato di una vera e propria guerra, con morti, feriti, dispersi. Assai pochi hanno coscientemente conservato una propria autonomia, e l’anno pagata con il silenzio e l’indifferenza…” Continua a leggere

Jean Clair: critica della modernità.

critica-alla-modernitaJean Clair, Critica della modernità, considerazioni sullo stato delle belle arti, Ed.Umberto Allemandi & C., 1984, 160 pagine, 8 illustrazioni.

…”Giammai si è dipinto cosí male come in questi ultimi decenni.
Pullulano nelle gallerie oggetti eterogenei che di artistico non hanno che i luoghi che li espongono e forse le parole di chi li commenta.
La teoria dell’avanguardia ha trasferito nel campo dell’arte i propositi millenari delle Rivoluzioni. La corsa all’innovazione, il perpetuo superamento, sono stati falsamente identificati con la modernità quando non sono che la caricatura della modernità”….

Guggenheim: il sofà della Sig.ra Peggy

“LE COMMISSIONI DELLA SIGNORA PEGGY” di Piero Bargellini (Il Mattino 11-3-1949) peggy

Dunque la collezione Guggenheim è nel Palazzo Strozzi, o per essere piú esatti, nei sotterranei del palazzo fiorentino. In questi giorni, attorno a quel palazzo, c’è chi urla scandalizzato, e c’è chi gongola compiaciuto. Gli scandalizzati danno di provinciali ai gongolanti, e i gongolanti danno di provinciali agli scandalizzati.

Invece di fare incetta di canini di varie razze o d’idoletti cinesi, la cara signora ha messo insieme, con raffinato e perverso gusto, pezzi rari d’artisti cubisti, astrattisti, prunisti, simultaneismi, neoplasticisti, costruttivisti, supremalisti, dadaisti, surrealisti, neoclassicisti, primitivismi, e chi piú n’ha, piú ne metta.

Se poi, sempre l’onesto e schietto provinciale volesse sapere chi sono e come sono fatti cubisti, astrattisti, prunisti,simultaneismi, neoplasticisti, costruttivisti, supremalisti, dadaisti, surrealisti, neoclassicisti, primitivismi e via dicendo, gli consiglierei di non preoccuparsi troppo di tanta diversità di nomi, e di considerare tutti questi artisti fratelli siamesi da museo degli orrori o da baraccone delle meraviglie.

Finalmente, se il solito e rispettabile provinciale mi chiedesse se si deve scandalizzare o congratulare dinanzi alla Collezione Guggenheim, io lo esorterei a non fare né l’una né l’altra cosa, per non passare davvero da provinciale.

La Collezione Guggenheim è una cosa molto sgradevole, ma d’altra parte è una cosa molto comprensibile. Anche le croste dei vaiolosi credo che siano sgradevoli, e anche le piaghe dei lebbrosi. Croste e piaghe sono manifestazioni e conseguenze d’una malattia. E la malattia che ha prodotto la forfora dei cubisti, prunisti, simultaneismi, neoplasticisti, costruttivisti, supremalisti, dadaisti, surrealisti, neoclassicisti, primitivismi e simili, non è piú un mistero per nessuno. Si chiama Estetismo. Gli specialisti sanno precisamente quando s’è prodotta, e come s’è sviluppata. Conosciamo anche chi gli dette il nome, che è, se non sbaglio, il tedesco Baumgarten.

L’Aesthetica del Baumgarten segnó il glorioso svincolamento dell’arte da ogni soggezione estranea. Fino allora l’arte era restata in una specie di tenebroso Medioevo, nel quale anch’essa era stata serva, come la sua sorella maggiore, la Filosofia, della Religione. Non solo, ma anche della politica, della morale e persino della didattica.

Questo pauroso asservimento aveva prodotto quei miseri iloti dell’arte che rimangono nella storia come tristissimi esempi d’incoscienza artistica, coi nomi di Cimabue, Giotto, Masaccio, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Tiziano, Tintoretto.

Fortunatamente l’Estetica veniva ora a liberare l’arte dalla sua vergognosa schiavitú, promovendo quella provvidenziale rivoluzione, durante la quale vennero solennemente proclamati i “diritti dell’arte”. Cosí l’arte fu dichiarata “autonoma”, ovverosia indipendente dalla religione, dalla società, dalla morale. Le supreme leggi dell’autonomia dell’arte vennero formulate in quel gioiello tautologico dell’ “arte per l’arte”, diventato popolarissimo, e al quale cosí bene si sono ispirati gli artisti cari alla signora Peggy.

Infatti, se l’arte, secondo il responso della Dea Aesthetica, non ha nessuna funzione né religiosa né sociale né morale né educativa, se l’arte è fine a se stessa, si capisce benissimo come una riga rossa sopra una superfice celeste o un baffo giallo accanto a una macchia verde possano “fare arte” possono “essere arte” e adempiere pienamente i sacri canoni dell’Estetica.

E’ dunque fuor di luogo scandalizzarsi dinanzi alla Collezione Guggenheim. E’ fuor di luogo, fuor di tempo e fuor di moda. Non siamo tutti convinti dell’autonomia dell’arte? I nostri chiarissimi professori non l’insegnano da tutte le cattedre? I nostri egregi storici d’arte non lo ripetono a ogni pagina dei loro libri? I nostri esimi critici non lo dichiarano in ogni loro articolo?

Quand’è cosí non resta che inghiottire la Collezione Guggenheim. E’ dura ad andare giú? Coraggio. Dov’è passata l’Estetica pura deve passare anche la Collezione Guggenheim!

Quando l’arte era, poveretta lei! schiava, cioè non ancora liberata dall’Estetica, nel loro servaggio religioso, sociale, pedagogico, i poveri pittori conducevano una vita molto scomoda, a ridosso di muri, quando non lavoravano addirittura, come quel disgraziato di Michelangelo, supini su dure tavole con la barba imbrodolata di colore. Tra gli artisti incatenati al palco e costretti al pennello, e i galeotti, non c’era quasi differenza, tolta la trascurabile ispirazione.

Persino nel liberale Ottocento i pittori continuarono a trascinare la palla al piede del ritratto, che il borghese filisteo pretendeva somigliante, nonostante che fosse già stata promulgata l’autonomia dell’arte anche dalla somiglianza.

Soltanto col Novecento gli artisti hanno conquistato interamente la coscienza dell’autonomia dell’arte, e hanno cosí potuto ottenere le superbe affermazioni del cubismo, dell’astrattismo, del prunismo, del simultaneismo, del neoplasticismo, del costruttivismo, del suprematismo, del dadaismo, del surrealismo, del neoclassicismo, del primitivismo; e poiché ogni artista ha il suo degno committente, a un certo momento, e precisamente nel 1939, si è capito che la vera committente di questa arte era stata la signora Peggy Guggenheim.

Non conosco la signora Guggenheim e non vorrei essere scortese con lei. La immagino coltissima e simpaticissima. Penso che sia una donna di molto spirito, se invece di divertirsi coi canini pechinesi o coi giuochi di società, ha scelto come svago la collezione d’arte. Ella ha reso un grande servizio alla storia dell’arte, perché si è assunto il compito della nuova committente. La sua figura e il suo nome resteranno certamente nella storia.

E’ giusto e logico che una signora molto spiritosa metta insieme opere d’arte senza preoccupazioni religiose, senza scopi sociali, senza fini pedagogici. La formula “l’arte per l’arte” le sta perfettamente a viso, come per altre signore van benissimo quelle del canino per il canino o del bridge per il bridge. Ella ha tutto il diritto di giocare, coi suoi diletti artisti, all’astrattismo, al prunismo o al simultaneismo, e nessuno, dico nessuno, puó muovergliene rimprovero.

Certi svaghi non potevano permettersi i gravi Abati dei monasteri con Buffalmacco che pure era un burlone, né i Priori dei conventi con Giotto che pure era un uomo spiritoso, né i consoli delle arti con l’Orcagna, che pure era estroso, né i signori col Botticelli che pure era sofistico, né i Papi con Michelangelo che pure era ardito, né i Dogi col Tintoretto che pure era spregiudicato. C’era allora di mezzo quella maledetta responsabilità morale che metteva sempre un poco in soggezione tanto il committente quanto l’artista.

Ma con l’autonomia è un’altra cosa: e per soddisfare la nuova committente basta una trovatina, è sufficiente un lazzettino, un ghiribizzo, un grillo, una frascheria, un lambiccamento, un capriccio, una girella, una parabola, una baía. E gli artisti, col loro pronto intuito, hanno avvertito che il mondo era cambiato, e che i committenti non erano piú i Papi, i Sovrani, i Consoli, i Priori, il Popolo, ma le signore Peggy esponenti di una piccola e ristretta società raffinata e svogliata, oziosa e scettica, capricciosa ed equivoca.

Essi han fatto di tutto per essere invitati nel salotto della signora Guggenheim, e oggi il salotto della signora Guggenheim è stato invitato nel Palazzo Strozzi. Tutto qui.

A guardar bene, quei tremendi “ismi” che formano la collezione della signora Peggy, si riducono a un fenomeno di gagaismo mondano.

Gli artisti sono contenti d’esser finiti dai palchi della Sistina al sofà delle signore Peggy? Contenti loro contenti tutti, ma poi non si lagnino se il mondo volta le spalle all’arte! Perché nel mondo non ci sono soltanto le signore Guggenheim.

Piero Bargellini

“Piero Bargellini, saggista e scrittore scomparso nel 1980, importante divulgatore di letteratura e d’arte è stato Sindaco di Firenze nel 1966 ed è per questo che è da molti ancora affettuosamente ricordato come il “sindaco dell’alluvione”.Tra le sue opere più importanti edite da Vallecchi ricordiamo: “Pian dei Giullari. Panorama storico della Letteratura Italiana”, “Belvedere”,”La splendida storia di Firenze”, “Pagine di una vita”.