Vi scrivo dalla terrazza del seazone pub, dove di notte la vista si perde lungo l’oceano, illuminato dal chiarore di questa bellissima luna piena, cosi bella da sembrare il volto di una ragazza, tanto da ammirare quanto da voler accarezzare.
Vicino a me siede una bella ragazza keniota, tutta tirata, vestita bene e truccata, come se fosse una vamp ma c’è qualcosa che la contrasta, è il suo comportamento, il suo continuo muoversi, cercando la sicurezza che le manca in inutili gestualità.
La brezza marina ti solletica le guance, il sottofondo composto da voci femminili e maschili, ritmato dall’armoniosa musica reggae, ti inebriano le orecchie.
Ogni tanto il tuo sguardo corre ad inseguire uno dei tantissimi tuc tuc che popolano questa città, riportando a casa l’ennesimo turista sazio di un leggiadro e cosi fugace piacere fisico.
La mia notte a Malindi scorre cosi, tra una chiacchera e l’altra con l’uno e l’altro pescatore, sono a ridosso della spiaggia.
Ecco allora che incontri capitano Banana, capitano Burrasca e the Last but not the list, capitan Omar. Parla benissimo l’italiano, compresi alcuni vocaboli dello slang più stretto che si possa trovare nella periferia di grandi città come Milano, Roma, Napoli.
Tutto ciò mi lascia basito. Non dovrei esserlo. Malindi è un città prettamente italiana
Poi arriva Steven e la serata continua cosi, curiosando tra le mie foto del laptop.
“What’ s your name ?
Steven M muli
I’m a Seazone pub guard.
I’m a Kenyan, I’m 26 years old…”