Quando siamo rientrati dalla passeggiata la cena era in tavola, per cui abbiamo atteso Padre Andrew e ci siamo trasferiti alla mensa. Terminato siamo usciti e ci siamo seduti sotto il portico, oltre a noi quella sera era presente anche il guardiano, e Gabri appassionato di armi bianche ha notato subito il suo arco, così si è fatto spiegare come tirare e siamo rimasti lì a ridere e scherzare mentre si lanciavano frecce… Durante quei minuti il Watchman (guardiano) ci ha raccontato delle sue azioni notturne per difendere la missione e vi assicuro che quando ci siamo diretti verso le nostre stanze, avevamo paura che ci arrivasse una frecciata. Per tutto il soggiorno se a qualcuno veniva sete di notte (come ha scritto Gabriele nei suoi racconti) prima di recarsi in cucina contava fino a 100, così magari si riaddormentava… Questo perché la guardia ha lasciato capire dalle sue storie che se qualcosa si muoveva durante la notte lui era pronto a scoccare la freccia senza esitazione! Data la buona notte, siamo andati a dormire nel nostro fornetto sperando che la sete non si facesse viva, e soprattutto augurandoci che Robin Hood non colpisse nessuno… Alle 3.00 Tony mi chiama e mi dice che ha il palato gonfio e che ha una forte nevralgia al dente… Non speravo di meglio… mi sono alzata controllando con il cellulare il pavimento per evitare incontri spiacevoli, arrivata all’interruttore, la luce ci ha inondato e gli ho controllato in bocca notando che un carinissimo ascesso era cresciuto alla velocità della luce sul suo palato… EVVIVA!!! Così con la maestria di due chirurghi lo abbiamo inciso con un ago da cucito sterilizzato con la fiamma dell’accendino e correndo come due gazzelle inseguite da un leone siamo andati in cucina a prendere l’acqua per sciacquare la bocca, per fortuna Robin non ci ha sentito! Il dolore gli era passato così siamo tornati a dormire, confidando nella fortuna e desiderando che nient’altro a parte il caldo recasse disturbo al sonno.
Al mattino abbastanza provata dalla nottata, sono andata in piscina e mentre stavo entrando in acqua i miei occhi hanno visto qualcosa di strano… molto strano… uno scorpione abbastanza grosso sul fondo della vasca… altro salto olimpionico, ma fortunatamente non nuota ed era morto, così con il retino lo abbiamo tirato fuori dall’acqua lasciandolo in balia del ciclo della vita. Da quel giorno, prima di fare il bagno facevo una ronda intorno al bordo della piscina per prevenire ed evitare spiacevoli incontri.
In questa giornata come nelle successive il lavoro principale del progetto riguardava la preparazione e l’installazione della seconda idroponica ed il controllo delle due nursery. E’ stato emozionante vedere come crescevano le piantine, diciamo che erano come i nostri bambini perché giunti all’altezza desiderata le abbiamo collocate nei bicchieri che a loro volta sono stati inseriti nella struttura. Azionata la pompa abbiamo dato loro l’acqua e da lì le abbiamo controllate e monitorate tutti i giorni, ma eravamo consapevoli che senza la luce artificiale difficilmente sarebbero potute sopravvivere, ed infatti come ha scritto Gabriele non sono riuscite a crescere come dovevano. Il problema è stato causato da un cavo che abbiamo ordinato ma che non è mai giunto a destinazione, siamo certi che con la luce anche la prima idroponica avrebbe terminato il ciclo di crescita. L’importante è sapere che l’idroponica funziona, adesso aspettiamo i pomodori.
Durante i giorni trascorsi al lago Turkana spesso ci siamo recati a pescare, era bellissimo vedere il lago in tutta la sua magnificenza e osservare come cambiava il colore dell’acqua di ora in ora. Così una volta preparate le canne ci siamo diretti dove Peter, il tutto fare della missione, ci aveva suggerito. Arrivati a destinazione sono rimasta sbalordita come sempre dalla bellezza del luogo e dal giovane pescatore che ha insegnato a Gabri a pescare solo con filo e amo.
Quel giorno, dopo aver promesso che non avrei lanciato sassi, sono andata insieme ad Erunye a passeggiare. Camminare al lago è sorprendente, tutto scricchiola come quando si cammina su un sottile strato di ghiaccio, tutto si sgretola sotto i tuoi passi lasciando che la tua impronta divenga parte del suolo come se fosse un fossile. Ho toccato perché incredula quella crosta e tutt’ora sento il suo calore e il suo pungere, perché in questa massa di terra si formano dei cristalli di sale duri e sottili come aghi.
Spostandomi a piedi mi sono accorta di quanta vita e morte regna in questo territorio, ogni tanto dal nulla spunta un albero color smeraldo circondato da pietre rosse come rubini o una libellula che sbatte le ali mentre cattura un insetto.
Abbassando lo sguardo verso il terreno scopri invece ossa di vario genere: lische di pesce, corna di mucca, ossa di chissà cosa e piccoli fossili di conchiglie.
Ma ancora più sorprendente sono le distese di sassi fossili… stavo camminando nella preistoria.
Quando sono tornata dal gruppo mi sono soffermata ad osservare il giovane pescatore intento nel suo lavoro, pescava con una grande abilità e sopratutto a lui i pesci abboccavano!!!
Ma dopo qualche minuto anche i nostri tre pescatori sono riusciti a tirare fuori dall’acqua qualche pesce… per fortuna, altrimenti non saremmo tornati in missione dalla vergogna!
Il tramonto ci aveva ormai inondato con i suoi colori e tutto fiero si lasciava fotografare…
Il pescato lo abbiamo regalato al nostro pescatore, che felice e contento è salito in macchina con noi, così oltre ad aver accumulato qualche pesce in più si è anche, per una volta, evitato parecchi chilometri a piedi. Tornati in missione i nostri “Sampei” camminavano a testa alta, fieri della loro pescata e pronti ad assaporare la cena.
Il titolo è nato per omaggiare la natura che durante tutto il viaggio è stata la regina indiscussa delle nostre esperienze, ci ha fatto ridere, spaventare, sognare ma soprattutto ricordare quanto sia bello vivere a contatto con lei. Molto spesso a causa del nostro stile di vita non ci soffermiamo molto a conoscerla, ma di una cosa sono certa, per quanto i nostri pensieri offuschino la nostra mente e per quanto cemento e catrame provino sempre più a ricoprire la terra, la natura cercherà comunque di farsi notare. Il nostro sguardo verrà attirato dai suoi segnali, come quando sull’asfalto o su un muro compare all’improvviso un ciuffetto d’erba, dimostrando che la terra appartiene alla natura e noi siamo parte di essa, diventato anche se per pochi istanti un tutt’uno.
A presto Lilly
Lilly carissima,
ti e vi spero tutti bene, ho letto e riletto con immensa gioia il tuo scritto.
Volevo attraverso te far sapere a Simone che sono finalmente riuscita a vedere il film da lui consigliatomi girato propio al lago Turkana. ( apprfitto per ringraziare Luca per averlo dopo lunga ricerca trovato)
A parte la storia in se l’ho seguito come un vero e propio documentario e ho potuto meglio capire ciò che Simone ad agosto e in seguito Gabriele mi avevano raccontato. Un abbraccio materno a tutti voi e un buon lavoro,attendiamo sempre vostre notizie…:) anna