Sabato 8 dicembre 2012
Riporto la lettera scritta dalla catechista Manuela della parrocchia del Cuoricino, Cardano al Campo, inviata qualche giorno fa.
Come promesso rispondo alle vostre domande, colgo l’occasione per dire a Gabriele T., che ho ricevuto la tua mail e ti ringrazio, in settimana risponderò alle domande poste.
Ciao Gabriele,
sono Manuela, una catechista della parrocchia del Cuoricino.
Ho raccontato ai miei bambini di catechismo (un gruppo di 14 bambini di 8/9 anni che nel prossimo mese di maggio ricevera’ per la prima volta l’eucarestia) cio’ che tu e i tuoi “colleghi” fate in Kenya, ed ho chiesto loro se avevano domande da farti… te le giro cosi’ come me le hanno dettate:
1- Hai fatto fatica a lasciare la tua famiglia? Ti e’ dispiaciuto?
Ho 26 anni, sono un ragazzo maturo, che ama l’indipendenza e la libertà. E’ stata una mia scelta personale venire in Africa, ho sentito dentro di me una forza che mi ha spinto a partire per aiutare persone che veramente hanno bisogno di aiuto, di sostegno e supporto.
In Italia, molto spesso ho fatto carità a persone povere, che mi sembra avessero bisogno di aiuto, ma col tempo ho scoperto che erano solo imbroglioni.
Vi racconto un episodio per comprendere meglio la situazione.
Ho lavorato a Milano per un anno circa, vicino alla stazione di Gallarate, ogni mattina incontravo gente bisognosa, i cosiddetti barboni, bene una mattina mi sono deciso a fare un offerta.
Di corsa perché in ritardo corro verso il treno che per poco perdo.
Il mattino successivo ripasso per la stessa strada per prendere il treno e trovo le stesse persone del giorno prima a cui ho fatto carità a bere tranquillamente sedute al bar cappuccino, brioche e fumarsi una sigaretta.
Grande è stata la delusione e mai più farò un offerta a costoro.
Solo qui allo Loiyangalani, ho avverato chi veramente ha bisogno di aiuto, qui le persone non hanno nulla se non sassi e pietre, i bimbi, dovete e dico dovete perché mi sembra il minimo per persone che hanno tutto, conoscere anche questo tipo di realtà, vivono con poco, quasi con nulla.
Tanti sono i problemi: la salute, l’igiene sanitaria, l’abbigliamento, una corretta dieta alimentare.
Qui quando faccio del bene, lo posso vedere con gli occhi e sentire col mio cuore che lo faccio a persone veramente bisognose di aiuto e per una giusta causa.
Spesso compro 100 caramelle in 5 minuti finiscono perchè il profumo delle caramelle corre più del passaparola qui allo Loiyangalani.
Accorrono bimbi da tutti gli angoli di questo piccolo villaggio a prenderle e corrono via contenti gridando per la felicità, con i loro vestiti, sporchi, tutti stracciati, che cadono a pezzi.
Se avrò modo vi mostrerò le foto di quello che ora solo a parole vi sto raccontando, cosi che anche voi possiate essere partecipi e condividere con me questa realtà cosi lontana dal nostro stile di vita, lontana da tutti i nostri agi, comforts e vizi.
2- Perchè proprio li’? Non e’ l’unico paese povero in Africa, ed anche in Italia ci sono posti poveri.
Ho scelto il Kenya, tra tanti, aggiungo io, troppi paesi poveri dell’Africa perché ho una conoscenza Simone, il ragazzo con la quale ho realizzato il progetto dell’idroponica, che vive proprio in Kenya, tra Malindi ed Isiolo.
Avendo questa possibilità di collaborazione ho scelto di venire qui in Kenya, nella parte nord, dove realmente si muore per denutrizione, mancanza di igiene sanitaria, credenze primitive. Ogni giorno aiutando le suore italiane ed una brasiliana nel dispensario, è una struttura simile all’ospedale, mi accorgo quanti problemi di salute ci sono.
Arrivano persone molto malate, con febbre alta, magre magre, magari dopo aver percorso molti km anche20 apiedi sotto il sole a 50 gradi, malate di malaria, o con problemi respiratori o gastro-intestinali, molto diffuse sono anche le infezioni alle orecchie e agli occhi per via della polvere e della sabbia del deserto, alzate ogni giorno dal forte e perenne vento del lago Turkana e del monte Kulal.
Ho visto con i miei occhi un ragazzino di 12 anni con numerosi tagli da coltello sul fianco e lungo il dorso e l’addome, tagli fatti dal padre per far uscire gli spiriti cattivi e guarire il figlio, cose primitive che hanno solamente peggiorato lo stato di salute del figlio.
Ora, sabato 8 dicembre, il ragazzo sta meglio, ha reagito bene alla flebo, antimalarica, paracetamolo per injection ed è stato detto ai genitori di spedirlo all’ospedale di Marsabit per le necessarie analisi del sangue, chissà se lo faranno.
Qui la vita di un figlio vale meno di quella di una capra, cosi a volte i genitori scelgono di non curare il figlio, accompagnandolo alla morte, salvando in questa maniera la vita di una capra.
Mentalità e cultura assai differenti dalle nostre che vanno prima vissute, poi comprese ed in seguito, eventualmente, criticate.
Diverso è anche il concetto di morte, tutto avviene molto più liberamente, più naturalmente senza attaccamento maniacale alla vita, si nasce, si vive e si muore, si ritorna alla natura cosi come sei nato e vissuto.
Si prova dispiacere in quel giorno, per genitori, parenti ed amici ma poi dal giorno successivo tutto torna regolare, cosi come il sole, la sera tramonta, al mattino risorge.
Mi domando nella mia testa se la situazione in Italia può essere paragonata a questa tragedia che tutti i giorni inesorabilmente si ripete e se è ancora il caso di parlare di gente povera in Italia utilizzando questo aggettivo così come lo utilizzo in questa terra dimenticata da molti.
3- Che sentimenti provi ad aiutare gli altri?
I sentimenti che provo ad aiutare gli altri sicuramente sono tutti positivi e belli.
I miei sono gesti spontanei di altruismo e generosità.
Cerco sempre di aiutare prima i bambini e poi gli anziani, per ultimo i ragazzi più grandi.
Regalo loro qualche vestito, caramella, qualche soda, insegno loro a dipingere e a rispettare le regole del gioco, pochi giorni fa abbiamo organizzato una partita di pallone, vorrei scrivere un articolo dedicato a questo, compro qualche collanina, braccialetto, andiamo insieme a pescare al lago, mostro loro le foto sul telefonino, per loro è una cosa nuova che genera stupore e gioia.
A volte con Fr. Andrew andiamo nel villaggio qui vicino, chiamato El Molo a portare cisternette da 20 litri alla catechista locale, che provvederà a distribuirla alle varie famiglie.
4- Quante persone hai aiutato finora ?
Ho strappato un sorriso sul viso di qualche bambino questo sì, il mio aiuto consiste in una gioia momentanea, magari di una mezza giornata se organizziamo una partita di calcio o di pallavolo, non faccio niente di più di questo.
Più importante dal punto di vista vitale è assistere sister Agnese e Mouridi, l’infermiere locale, nel curare i pazienti che giungono al dispensario.
Mi piacerebbe poterli aiutare in maniera più consistente ma per ora non posso.
Se ragioniamo insieme in questi termini, non so quante persone ho aiutato, anche perché molte volte i visi dei bimbi si assomigliano cosi tanto che scambio uno con l’altro.
Per quanto riguarda il dispensario presto semplicemente la mia assistenza alla sister, posso dire che i casi a cui sono stato più legato direttamente sono stati due, una mama arrivata quasi in punto di morte ed il ragazzino con la malaria.
Grazie per avermi dato la possibilità di far conoscere un po’ di più questa realtà grazie alle vostre semplici ed intelligenti domande.
Spero di aver risposto a voi tutti e se ne avete altre, Manuela me le girerà.
Un grande saluto a tutti voi dall’Africa
Gabriele from Loiyangalani
Ciao Lele ,i tuoi racconti sono come macigni nella coscenza di tutti noi ,
Questa lettera andrebbe pubblicata in prima pagina su tutti i quotidiani
per cercare di rimettere a posto le azioni i pensieri e le coscenze di tutte le persone che hanno perso l’orizzonte e il valore della vita .
GRAZIE ,un abbraccio Gianluca.
Ciao Gariele,
grazie per le bellissime ed esaurienti risposte. Grazie anche da parte dei bambini. Riferirò loro ciò che hai scritto.
Continua ad aggiornarci, perchè siamo curiosi di conoscere e far conoscere quello che succede nel mondo, al di là di quello che i nostri occhi possono vedere.
Buon lavoro a tutti.
Un abbraccio.
Manu
questo post è uno dei più belli ke io abbia letto fino ad ora e nella sua semplicità uno dei più commoventi. Non riesco a passare spesso di qui, ma ogni volta che butto l’occhio trovo parole fantastiche che non potrebbero descrivere meglio il mondo che stai vivendo e che proprio non riescono a non farmi venire la pelle d’oca…
…ti abbraccio forte!!!!
un bacio
Mary
ps. come posso fare per avere il tuo indirizzo e-mail??? =)