Una giornata “in vespa”

Entro nel Sud ed entro nel viaggio. Non che fino ad ora ho scherzato, ma adesso quegli aspetti che all’inizio erano anche una preoccupazione, sono diventati quotidianità.
Vi racconto così l’organizzazione della giornata. È solo una curiosità, ma diverse persone me lo hanno chiesto.
Sveglia alle 7. Mi lavo, riordino parte delle cose e inizio a scrivere, a guardare meglio la tappa della giornata, le strade, i contatti.
Alle 9 colazione. Alle 9.30 primo collegamento con Radio Number One. In genere poi torno a scrivere o a fare i primi invii del materiale.
Alle 11-12 partenza. Viaggio in genere fino alle 16-17 a seconda delle tappe. Niente pausa pranzo, ma solo della frutta e un caffè. Lungo la strada mi fermo per fare video e foto. Quelle con iPhone le carico direttamente dall’applicazione di Facebook (ed ecco perché hanno una qualità a volte discutibile….)
Alle 17.10 secondo collegamento con radio Number One
All’arrivo della tappa cerco un posto dove dormire: doccia, cambio ed esco per incontrare i miei contatti, o per cercare notizie del posto. In genere resto fuori direttamente fino alle 22 circa.
Rientro in albergo e inizio a scaricare le foto e i video. Scrivo quanto più mi riesce. Rispondo alle email che richiedono maggior cura (le altre le gestisco direttamente con iPhone), aggiorno il blog (a volte) e metto giù il piano del lavoro cercando di non lasciare troppe cose della tappa appena fatta al mattino successivo.
Alla una e mezzo nanna.
In questi giorni sono entrato nell’acqua del mare solo a Monterosso per mezz’ora e ho preso il sole un’altra mezz’ora, sempre lì.
Il viaggio è un’emozione assoluta, ma di questo ne riparlerò in un altro post.  Il ritmo e l’organizzazione sono la base essenziale per poter gestire tutto senza crisi. Sono stato fortunato perchè finora ho preso solo due gocce d’acqua. Fortunato per una miriade di incontri davvero ricchi. E anche di questo ne riparleremo.

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Ciao Lazio, siamo al Sud

Due tappe, Ostia e Sperlonga – Gaeta e un totale di 370 chilometri.
Il litorale del Lazio si divide nettamente in tre zone. Quella del viterbese è per lo più selvaggia e libera con le sole eccezioni di Tarquinia e Montalto e rari campeggi. Poi inizia tutta la sequenza di paesi da Civitavecchia a Ostia e oltre. E per finire la zona di Latina con le belle cittadine di Sperlonga e Gaeta.
Pessima davvero Ostia (foto) che potrebbe esser presa come uno degli esempi dell’assenza di visione.
Più procedo nel viaggio e più mi convinco che molti politici non vivono più come la gente normale e si capisce proprio dai luoghi del tempo libero.

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Il secondo bucato

lavanderiaSono fortunato, lo ammetto. Per la tappa di Vico Equense, prima di partire da Gaeta, avevo prenotato l’albergo, convinto che avrei faticato a trovarne uno libero. Bello, accogliente e gentilissimi. Mica è finita qui.

A Vico ha appena aperto una lavanderia a gettone. Mi ci fiondo. Non ho molto da lavare, ma da stasera riparto con tutto pulito. Erano 4 magliette, 4 paia di mutande e un paio di pantaloni.
Tranquilli quelli che stanno facendo i conti. Avevo già lavato diverse cose (vedi le mutande).

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A Scauri c’è il mare, ma Sperlonga…

chiara valerio

7 agosto, Sperlonga - Chiara Valerio, autrice di "Spiaggia libera tutti"

Scauri, Gaeta, Formia, Baia Domizia e Sperlonga: tutto quello che volete sapere di un pezzo di costa quasi intimo che si è trasformato in una scomposta Las Vegas borghese con le palme intermittenti di plastica. Da Fabrizia Ramondino a Winston Churchill, dalle spiagge affollate alla roulette con i porcellini d’India, dall’abuso all’immaginazione, la grazia del vivere in provincia (introduzione a “Spiaggia libera tutti” di Chiara Valerio).

Ieri ho incontrato a Sperlonga Chiara Valerio. Non è stato casuale perché a luglio ho letto il suo libro appena uscito “Spiaggia libera tutti“. E’ stata una coincidenza. Tutto è nato dalla curiosità per il titolo, l’editing e soprattutto dal fatto che questo testo mi poteva aiutare a conoscere una zona dove avrei fatto tappa.
Chiara è deliziosa. Ho dovuto fare una corsa, modello “mission impossible”, per non perderla, ma alla fine ne valeva davvero la pena. Simpatica, preparatissima, diretta, acuta, mi è stata di grande aiuto dandomi il là per qualche storia. altre poi me le sono trovate, comunque lei è stata preziosa. Ho assistito alla presentazione del suo libro a Formia e si seguito trovate anche un video con lei. 

Di seguito lo stralcio di un capitolo del libro.
“La provincia pontina è un luogo di sperimentazioni e di strafalcioni, linguistici e architettonici, di stratificazione, di approssimazioni e di sommatorie di approssimazioni, e di molti condoni, quasi tutto è annoverabile sotto l’etichetta un po’ goffa di spaghetti western.
Gianni andava già a Sperlonga prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale, che qualcuno cominciasse a studiare perché il dialetto di Sperlonga somiglia tanto a certi dialetti pugliesi, che Raf Vallone comprasse una villa a Sperlonga, se ne innamorasse, vi invitasse Albet Camus che trovava Sperlonga particolarmente simile all’Africa e Merlene Dietrich che adorava il mercato in piazza perché le piaceva cucinare, e soprattutto prima che Raf al Corriere della sera dichiarasse: “Me ne andrò a Sperlonga, dove ho una casa, a sentire il mare, la sua musica, la sua fantasia, le parole di Dante e Leopardi… Sperlonga sarà il mio io ritrovato”.
da Chiara Valerio, Spiaggia libera tutti, Laterza

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«Salutatemi Lauri quando lo vedete»

Giuseppe Ventrone«Dai, forza che c’abbiamo il profumo di Shakira. Waka waka donna e porca vacca uomo. Chanel, caffarel, sciaccarel. Prego signò guarda quant’è bello forza». Sta lì, dietro alla sua bancarella di profumi. Grida, imbonisce, gioca con le parole.
Gli chiedo se posso riprenderlo con la telecamera. Si mette in posa e si impegna anche di più.
«Ma da dove venite?» Mi chiede a un certo punto. Quando gli racconto il giro in vespa e la mia partenza da Varese, si illumina. «Ma allora conoscete a Lauri? È amico mio. Siamo stati insieme in Nazionale e so’ pure venuto a combattere a Varese».
Giuseppe Ventrone, abita a Maddaloni in provincia di Caserta, ha avuto alcuni momenti di gloria negli anni Novanta combattendo per tre volte le fasi eliminatorie degli europei e due dei mondiali.
«Nel ’96 ho fatto pure le qualificazioni alle olimpiadi».
Figlio d’arte, suo padre ha fatto la boxe con il padre dei Lauri. D’estate gira con la sua bancarella di profumi per sagre, feste e fiere di ogni genere. «Mi piace stare in mezzo alla gente. Mi fa sentire libero. Poi a settembre torno in palestra, perché adesso faccio l’allenatore e sto sempre in mezzo alla boxe. E salutatemi i Lauri quando li vedete»

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La nave di Hitler a Gaeta

Georgette RanucciA Gaeta c’è una nava appartenuta a Hitler. Il perchè, ce lo racconta la proprietaria…
L’antefatto. Nella notte del 31 maggio del 1916 a Skagerrak, un braccio di mare tra la Danimarca e la Scandinavia, si combatté la più importante battaglia navale della prima guerra mondiale. Oltre ottomila morti. Uno smacco per la marina inglese che ne perse seimila contro quella tedesca.
Hitler decise di farsi costruire una nave per partecipare alla coppa America. Una due alberi con il  nome di quella cruenta battaglia per veleggiare e conquistare l’ambita gara . Lui su quella barca non è mai salit . A guerra finita finì in mano inglese come bottino e rimase a Brema per diversi anni.
Georgette Ranucci è una narratrice incredibile e ti fa assaporare anche le atmosfere di questa storia. «Skagerrak arrivò nel Mediterraneo attraverso i canali della Francia e venne acquistata da un imprenditore italiano più per sfizio. Finché un giorno mio padre non la vide al porto di Anzio e fu subito innamoramento. E nel 1963 l’acquistò. Da allora la usiamo noi e c’è un pezzo di Hitler a Gaeta».

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Più di 1000 km, li sente anche “lei”

….la vespa perde qualche pezzetto! Tranquilli, niente di allarmante, ma oggi, una volta lasciato il Lazio, mi sono accorto che domani urge un controllino!
Non avevo ancora mai provato venti chilometri sui sampietrini e il pavé. Un’esperienza…
Speriamo che la vespa non se la sia presa troppo a male. Oltretutto ho già perso un bullone del bauletto e il secondo sta andando anche lui. Domani la sistemo. Serve o la Piaggio o almeno un meccanico…

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E a quando 1000 su Facebook?

Questo risultato dipende molto da voi. Io posso solo lavorarci e chi mi sta aiutando è fantastico (ve ne parlerò presto).
Dai metteteci un po’ di voglia e…condividete, condividete, condividete….così prima di Ferragosto saltiamo oltre mille!

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Quota mille a Ostia

Partenza contachilometri su 4.470. A Ostia stamattina 5.491.
Suggerimento perfetto quello di Manuel. I chilometri! Diamine, stiamo o non stiamo facendo il giro d’Italia? E allora, vabbè la cultura, vabbè i libri, vabbè le foto, vabbè i personaggi (e lì se avete da ridire…). Ma sti chilometri si fanno o no?
Certo che si fanno e appena riesco faccio un resoconto e poi, prometto proverò ad aggiornare. È che sembra semplice, ma nell’ordine serve:
1) tempo (non scarso, scarsissimo)
2) connessione (siamo messi anche peggio del tempo)
3) voglia (quella è sempre tanta, ma…)
Vabbè, comunque i mille sono stati raggiunti a Ostia.

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L’eros etrusco è vivo

etruschiCi hanno accompagnati dalla foce dell’Arno a Pisa, fino a quella del Tevere a Ostia.
“Gli Etruschi furono gli unici, tra i popoli antichi, a non disprezzare le donne, ma le rispettarono come persone e le amarono come compagne. Coltivarono i piaceri della vita più della guerra: amarono le feste, la musica, i banchetti, i giochi, il sesso…”. Le parole del professor Giuseppe Moscatelli fanno capire, meglio di ogni altra presentazione, il perché dell’attualità di questo popolo.

C’è tutto un filone di ricerca e di pubblicazioni che tratta questi aspetti. Ricordo che da bambino, altri tempi, non ci permettevano di vedere alcune tombe. Erano “vietate ai minori” per le troppe scene di sesso.
Nei giorni scorsi a Tarquinia è stata ritrovata la più antica tomba etrusca dipinta. Risale alla metà del settimo secolo avanti Cristo. Appartiene ad un principe importante tanto da far balenare perfino l’ipotesi che possa appartenere ad un antenato (se non al padre stesso) del quinto re di Roma, Tarquinio Prisco.

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