Calvino riposa a Castiglione

italo calvinoÈ lì, sepolto nel piccolo camposanto di Castiglione della Pescaia. La tomba, semplice, con una lastra di marmo bianco, è contornata di siepi di rosmarino e timo. Aveva scritto di farla così. Non voleva sfarzo e ci teneva solo a quel profumo forte della sua terra.
Italo Calvino considerava Castiglione come una delle sue patrie. Vi passava tanto tempo e scrisse molto nella casa di Roccamare. Una villa immersa nella pineta appena fuori dal borgo storico.
Da cinque anni la biblioteca comunale porta il suo nome. La direttrice Patrizia Guidi ne va orgogliosa. “Come tanti amo Calvino. Tra secoli verrà ancora patrizia guidiricordato perché la sua creatività non ha tempo”. Nella nuova sede, all’ingresso c’è una carrellata di foto che ritrae il grande scrittore duranti varie fasi della sua vita. In una lo si vede intento a scrivere nel suo studio della villa di Roccamare. Una struttura che rivela tutta la sua sensibilità. Figlio di botanici, amava le piante, gli alberi e non aveva voluto tagliare un pino secolare che sorgeva proprio dove andava costruita la nuova casa. Fece così girare intorno tutte le pareti, lasciando un piccolo giardino all’interno, in modo da preservare il vecchio albero.

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Perché visitare Castiglione della Pescaia?

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Ciao Ferrario

La morte di Roberto Ferrario mi ha colto mentre sto facendo un lungo viaggio raccontato anche sul suo giornale. Un lavoro per La Prealpina, oltre che per Varesenews.
Mi ha telefonato il direttore Angeleri per avvisarmi proprio quando ero di fronte alla tomba di Italo Calvino a Castiglione della Pescaia. Un giornale non è un prodotto qualsiasi. Ha a che fare con la cultura, con la comunità delle persone. Roberto Ferrario viveva nel territorio del suo giornale. La Prealpina era diventata la sua vita e quella della sua famiglia.
Il mio rapporto con lui non è stato facile da subito. La diffusione di Internet all’inizio non fu capita e poi in parte osteggiata, ma fu anche l’occasione per una conoscenza meno superficiale. Così iniziammo a frequentarci anche fuori dai momenti ufficiali o di circostanza. Ci sentivamo per scambiare opinioni sui rispettivi giornali e sulla provincia.
Ci dividevano molte cose, le nostre vite avevano storie diverse, ma questo non era un problema, anzi, era ragione di confronto e riflessione. L’ultima volta che ci siamo visti abbiamo parlato a lungo di web. Stava già molto male, ma non si arrendeva alla malattia. L’affrontava lottando con tutte le sue forze e stava lavorando alla ristrutturazione del giornale e voleva dei pareri, dei consigli. Non farà in tempo a dirigere ancora lui quella nuova impresa, ma porterà lo stesso per sempre la sua impronta.

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Piombino e l’acciaio di Silvia

acciao piombino lucchiniÈ di questi giorni la notizia di un prestito di cinque milioni di euro per dare fiato alla Lucchini, l’acciaieria di Piombino.
Ci sono passato oggi. La descrizione di Silvia Avallone, autrice di “Acciaio“, è perfetta.
«Non c’era il cielo, c’era una voliera. Le fiamme viola dei forni, i bracci delle gru, le tonnellate dei metalli imbragati ai becchi dei paranchi. La serie sterminata dei capannoni delle officine, dei bunker. È un’ossessione autosufficiente. Le ciminiere, quelle attive e quelle spente. Sopra la sua testa crepitavano costanti: fiamme viola, rosse, nere. Giravano i bracci delle gru, gialle, verdi, tonnellate di metallo vorticavano come uccelli, nuvole gialle di carbonio, nere dalle bocche delle ciminiere. Si chiama ciclo continuo integrale».
da Acciaio, di Silvia Avallone, Rizzoli editore

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Dal paradiso all’inferno…

Oggi super tappa di 200 chilometri: da Viareggio a Castiglione delle Pescaia, con Varianti a Baratti, Populonia e poi Piombino per vedere ambientazioni del libro Acciaio. Dal paradiso all’inferno in pochi minuti. Da Baratti e Populonia alle acciaierie di Piombino. Nemmeno dieci minuti di strada, ma fa davvero impressione. Sono entrato in un’area in alto dove stanno facendo una nuova recinzione. Dal vivo si resta ammutoliti: se Dante lo avesse visto…

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Il 3 agosto su Prealpina e RadioNumberOne

Se vi siete persi qualcosa, ogni giorno sul blog ritrovate Prealpina e RadioNumerOne.
Gli audio di RadioNumberOne: Liguria e Viareggio
Prealpina, pagina del 4 agosto: prealpina_cinqueterre_4_agosto

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Dove vai se l’iPhone non ce l’hai….

Dopo cinque giorni posso iniziare a raccontarvi anche qualche aspetto tecnico del viaggio. Due scelte si sono rivelate vincenti per comunicare. Il carica iPhone sotto il cruscotto e il porta iPhone proprio li sopra. iPhone è il cuore della comunicazione. Prima facevo le foto e poi nelle rare pause le caricavo.
Ora invece scatto quasi sempre senza nemmeno scendere e tenendo iPhone collegato al cavo. Magari le foto sono così così, ma le pubblico quasi sempre in tempo reale.
Continua prossimamente…

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A Viareggio, un anno dopo

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Mille peluche per non dimenticare

Sono andato in via Ponchielli, dove la notte del 29 giugno di un anno fa persero la vita trentadue persone.
Nel piazzale all’inizio della via, di fianco a un piccolo supermercato, è stata costruita la “casina dei ricordi” come è stato scritto a fuoco sul legno. Appena entro resto senza fiato. Le pareti sono tappezzate di foto, ritagli di articoli, poesie, disegni di bambini, vignette. Di fronte, su alcune mensole, migliaia di peluche di ogni dimensione.
A occuparsi della casetta, che è diventata un piccolo museo della memoria, sono “Le tartarughe lente“, una banda di una ventina di motociclisti tra i 40 e 50 anni, amici di “Pulce e Scarburato”, due delle vittime di quella notte. Sono proprio come nei film, con toppe, giacche di pelle, ecc. Hanno soprannomi da motociclisti e hanno scelto di chiamarsi così perché, quando vanno in giro, continuano a fermarsi per qualsiasi cosa. Uno spirito fraterno. Lo stesso che avevano con gli amici scomparsi.
La vostra solidarietà ci da forza e calore” è scritto ovunque lungo quella strada. Si lavora intensamente per ricostruire, ma restano tanti segni del disastro. Una porzione di casa, quella che è andata distrutta quasi completamente, è ancora come quella notte. Una vera apocalisse che ha lasciato segni anche sui cartelli rimasti anneriti fuori dalla stazione.
Sono proprio gli amici, il comitato della via, che vogliono guardare avanti, ma senza dimenticare. Perché non accada più una strage così assurda.

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Ladri di biciclette

ladri di bicicletteArrivano da Varese e stanno percorrendo un pezzo del Tirreno in bicicletta. Tomaso, Davide (detto Pulci perché è il più piccolo), Jack, Daniele, Luca e Gigio (il più vecchio, appena 26 anni) sventolano un bandiera e hanno messo in piedi un diario web su Facebook: “Ladri di biciclette”. Sono partiti il primo agosto e staranno in giro fino al 12 campeggiando dove si può, anche se non si potrebbe. «Siamo tutti studenti e ci piace l’avventura. E poi che male c’è?».

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