Il video gira

La presentazione che userò domani, in apertura dell’incontro alla festa di Varesenews, sta iniziando a fare il suo giro. L’Unità lo ha pubblicato sulla propria pagina di Facebook e in pochi minuti ci sono già commenti e giudizi.
Diffondiamolo. È un omaggio ai tanti luoghi e volti del nostro Bel Paese.

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Un sogno grazie a tanti

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Appuntamento sabato pomeriggio

la mia vespaIl giro è finito e ora si racconta.  Niente paura, nessuna serata con diapositive. Sabato alle 15 alla Schiranna, all’interno della festa di Varesenews, ci sarà un incontro per rivivere insieme le emozioni del viaggio in vespa. Con me anche Giancarlo Angeleri, Luca Viscardi e Concita De Gregorio, rispettivamente direttori della Prealpina, Radio Number One e L’unità, i media che hanno seguito passo dopo passo l’impresa.

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Tusciaweb e la mia vespa

Scopro solo ora il bell’articolo che mi ha dedicato Tusciaweb. Carlo Galeotti, mio compagno di liceo e primo direttore di Varesenews, ha fondato anni fa il quotidiano online più importante del Lazio. Mi hanno cercato più volte, purtroppo sempre in momenti complicati, ma non hanno desistito scrivendo comunque un bell’articolo a partire proprio da questo blog.
Grazie Tusciaweb

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Ti abbiamo seguito…

In questo mese mi sono arrivati decine di messaggi su Facebook, email, sms. Il viaggio ha raggiunto un altro bell’obiettivo grazie alla sua interattività. Questo ha permesso di gastire alcune tappe con la partecipazione attiva di qualche lettore e ve ne sono davvero molto grato.
Ho scelto solo tre messaggi, non me ne abbiano gli altri, c’è solo casualità, degli aultimi arrivati perché mi sembrano esplicativi del comune sentire di tanti.
Grazie ancora

Ciao Marco,
ti ho seguito quasi tutti i giorni su Numberone e mi sono appassionato al tuo viaggio.
In piccola parte ho contribuito anch’io al raggiungimento dei tuoi quasi 1300 fan. Io sono stato motociclista e ho
fatto il viaggio di nozze nel 1980 con una Honda 750 four il giro della Sicilia in sette giorni! (altri tempi)
Ora sono camperista dal 1994 e faccio l’itenerante proprio come fai te e che dovrebbero fare tutti i camperisti che si rispettano!
Ma come si fa a lasciarlo sui tappi in campeggio per mesi, prendeva una roulotte!
Complimenti per le foto e i commenti, sempre belli ed esaurienti.
Tazio

Caro Marco
ho letto il suo articolo pubblicato sull’UNITA’ e mi è piaciuto molto. Meno male che ogni tanto vengono scritte parole positive sul Sud, questo ci fa ben sperare. Grazie
Loredana

Caro Marco,
ben tornato. Ho letto con interesse e piacere tutti i tuoi articoli su La Prealpina e su L’unità e ovviamente su Varesenews. Complimenti per la bella idea e per come hai saputo realizzarla. Ora puoi riposarti un po’ ripensando tutti i bei momenti che hai vissuto e che noi abbiamo rivissuto con te. Ciao.
Ambrogio

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Elio è un grande

Il viaggio ha avuto diversi protagonisti oltre il sottoscritto. La vespa prima di tutti. Con lei tutti quegli oggetti che hanno permesso di mantenere una comunicazione costante. poi tanti collaboratori che hanno montato video, gestito contatti, aggiustato parti dei social network. Poi i personaggi incontrati, le iniziative a cui ho partecipato, ecc. ecc.
Solo una persona però ha condiviso con me le emozioni della partenza, quel lontano 29 luglio alle 6 della mattina da Gazzada. Elio mi ha accompagnato a Ventimiglia e oggi è venuto a riprendermi a Redipuglia. Due viaggi perfetti e piacevoli grazie a lui.
Tre giorni fa, quando ci siamo sentiti al telefono per accordarci sul rientro mi ha confessato «se lo sapevo che era così venivo anche io. L’ho letta sa, sulla Prealpina…».
E oggi, dopo esser di nuovo saliti sul furgone della Consolandi (Filippo e Simone, altri due splendidi protagonisti della concessionaria Piaggio di Varese) mi ha detto: «Poco dopo che l’ho fatta scendere a Ventimiglia l’ho visto passare sopra il cavalcavia, via come un missile».
Che piacere aver conosciuto Elio, uno spirito giovane e una curiosità viva.

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Fuori di vespa

Il rombo di tante vespe e all’improvviso il piazzale del castello di Miramare era pieno. Sono arrivati in quattrocento da tutta Europa al richiamo del vespa club di Trieste e dei Gatti randagi. Esemplari vecchi di decenni e altri a iniezione elettronica. Gente che vanta decine di migliaia di chilometri all’anno con mezzi improbabili e gente che la usa la domenica. Insomma degna conclusione di un viaggio in vespa.

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La carica dei centoventi

Gli ultimi li ho incontrati a Trieste. Erano in giro per il centro a far baldoria in attesa della finalissima di una partita di mini basket. Il viaggio è fatto di luoghi, persone, storie, memorie che mi hanno fatto vivere emozioni sempre diverse. Come diversi sono stati i protagonisti degli incontri. Per lo più gente comune che mai erano stati intervistati in vita loro. Maestre, cuochi, pescatori, operai, ex calciatori, scrittori, giornalisti, assistenti sociali, impiegati, albergatori, addetti ai controlli di vario genere, artisti, professori, bibliotecarie, gestori di locali, amministratori, politici e dimenticherò qualcosa ancora. La più giovane, Nicole di 18 anni, l’ho incontrata a Capalbio; il più anziano Mario di 90 è il fondatore del “muretto” di Alassio.
Non ho mai cercato personaggi famosi. Lella Costa, Claudio Petruccioli, Gianni Rivera, Domenico De Masi ed Ermete Realacci sono stati incontri fortuiti. I due sindaci hanno invece delle ragioni Fausto Molinari amministra Airole che è il paese con il maggior numero di stranieri in Italia e Angelo Vassallo ad Acciaroli fa il pescatore.

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Il tramonto di Muggia

Alle sedici e un quarto vedo in lontananza il cartello che indica Trieste. Lo raggiungo e mi fermo. Lo fotografo e resto lì, in mezzo alla strada come uno scemo rischiando di farmi prendere sotto da qualche auto.
Sono passati trenta giorni esatti dalla partenza da Ventimiglia. Quattromila seicento chilometri, che fanno più o meno centocinquanta al dì. Sapevo dall’inizio che non contava la meta, ma le emozioni che giorno dopo giorno avrei incontrato e provato a raccontare. Eppure, di fronte a quel cartello, questa certezza per un momento ha vacillato.
Non potevo immaginare come sarebbe andata. Ero partito spoglio da qualsiasi tesi precostituita, proprio per provare a capire, conoscere, riflettere attraverso l’incontro con i luoghi, le persone, le storie e le memorie. Il viaggio è stato straordinario e ora sono alla meta.
Trieste si presenta subito in tutta la sua bellezza. Mi sono fermato ad ascoltare il flusso delle emozioni su una panchina lungo il sentiero che porta al castello di Miramare. Tanta gente a prendere il sole e in pochi minuti ho sentito lingue diverse.

Per quanto straordinaria questa città, però ha ragione Michele Serra, «sono solo uno dei milioni di passanti che a Trieste vuole assolutamente tornare, e tanto basta». Così chiudo questo fantastico viaggio a Muggia, paesino di pescatori a una manciata di chilometri dalla Slovenia. È un gioiello, e mi godo un altro tramonto che sarà difficile da dimenticare.

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Tra buontemponi e ausburgici

I locali di Trieste sono forieri di incontri, e così in uno dei più noti, nato due secoli fa, mi imbatto nell’entusiasmo degli istruttori di mini basket provenienti da mezza Italia. Indossano una maglietta color fucsia, o giù di lì, con su scritto “Vin crucis 2010”. Sulle spalle l’elenco dei locali che li accolgono. Cantano quasi fossero un vero coro. Intonano canzoni di vario genere e la gente li fotografa, li filma. «Sono diciassette anni che veniamo qui, – mi racconta Gianfranco di Varese – e ormai è una tradizione nel giorno della finalissima andare tutti insieme per osterie». Ecco, se cercavo un’immagine che desse il senso della capacità di accoglienza, di fratellanza, di confronto, che la città sa offrire, questa ventina di buontemponi di ogni età, mi è venuta in aiuto.
Guai a chiamare friulana Trieste. «Noi siamo giuliani, con un po’ di sangue blu», mi dice Paolo Degrassi che è nato e ha vissuto qui fino a ventitre anni. Poi ha scelto la divisa e oggi è comandante di una stazione dei carabinieri in Lombardia. «Trieste è unica. Coniuga il bello dell’Italia con la cultura e l’architettura mitteleuropea. Somiglia a Budapest, Vienna e chi ci vive è giovale».

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