Sembra ieri quando mi trovavo completamente disorientata in un’aula della Bocconi; e adesso sono dall’altra parte dell’oceano da ormai quasi 4 mesi.
Mi chiamo Arianna e in questo momento sto facendo un programma annuale in Repubblica Dominicana.
Quando mi chiedevano dove dovevo andare o anche adesso quando vedono dove sono, il commento spontaneo è ‘ WOOOOOOWWWW chissà che bello andare tutti i giorni in spiaggia!’ Ebbene, NO! Io per esempio vivo in montagna, nel centro esatto dell’isola.
Fare una settimana di vacanza in un gran hotel qui è come vedere il Colosseo e dire di aver visto l’Italia.
La Repubblica Dominicana non è mare-spiagge-merengue; è molto, molto di più.
República Dominicana è tante cose; è trovarsi gente sconosciuta che ti abbraccia per salutarti come se ti conoscesse da una vita, è non avere l’acqua calda in molte case, è a volte non avere nemmeno l’acqua corrente, è musica a tutte le ore del giorno e della notte, è corrente che spesso non c’è, è la bellezza infinita e piu’ svariata dei paesaggi dalla costa alla montagna, è le case molto spesso disordinate, è ballare sempre e comunque, è cibi completamente nuovi mai visti prima, è comprare cibo in un baracchino per strada, con sotto un cane randagio che aspetta che cada un pezzetto di carne per guadagnarsi la giornata, è il caldo tutto l’anno, è la gente che degnamente con il sorriso sulla bocca fa la fame, è dover rimparare a scrivere in corsivo in quanto nei primi anni di scuola ci sono ore e ore di ‘calligrafia dominicana’ , è imparare una storia di lotte, colonialismo, razzismo, dittature e infine indipendenza democratica traballante, è cantare ogni mattina un inno nazionale che ormai so meglio di quello italiano, è non poter esporre la propria personalità esterna dovendo portare per 5 giorni alla settimana un’uniforme che ti rende letteralmente uni-forme, è i disperati per strada pazzi e denutriti, è le case sempre aperte, è la gente che si affeziona subito a te, è sentirsi dire ‘ questa è casa tua’ ogni volta che entri in una casa, è la pioggia che blocca ogni tipo di attività umana, è il Natale che inizia a metà ottobre, è il perenne ritardo delle persone, è la calma di affrontare la vita ,ben diversa da quella italiana, è sentirsi chiamare ‘bianca’ o ‘americana’ dalla gente per strada, è imparare uno spagnolo che non è spagnolo, ma è Dominicano, è sentire gente che si discrimina per il colore della pelle all’interno dello stesso popolo e aver voglia di ammazzarli tutti, è poter pagare la volta dopo se non hai abbastanza soldi nei negozi, è il tempo che passa troppo veloce e il solo pensiero che pochi giorni dopo Natale sarò già a metà della mia esperienza mi manda in semipanico.
Non è tutto facile, anzi, all’inizio niente è facile. Ci sono davvero tantissime cose diverse, a cui con il tempo finisci per abituarti, anche a quelle più impensabili.
Come in tutte le cose, poi puoi essere ‘fortunato’ e esserlo meno. Intendo che se finisci in una famiglia ricca o comunque benestante che vive a Santo Domingo o in Santiago ( la seconda capitale ), probabilmente il famigerato shock culturale potrà essere molto più lieve che se finisci in una cittadina piccola magari dell’interno.
Devo però dire, e di ciò sono ogni giorno sono sempre più convinta, che il tuffo nella vera cultura dominicana si fa molto di piu’ nelle famiglie di ‘ceto-medio’ e nelle piccole cittadine: si impara davvero come, pur in mancanza di qualcosa, si riesce ad andare avanti inventandosi una soluzione.
Certo, l’inizio è davvero difficile, molto piu’ di quello che ci si aspetta. Malgrado tutte le attivita’ pre-partenza sulle aspettative, ognuno sempre si fa i suoi “viaggi”, e quando la realtà si rivela differente, ti sembra già di poter sputare giudizi. Dal momento che l’ho fatto anche io, adesso posso dire di essere contenta delle mie difficoltà iniziali, e di aver aperto la mia mente ai cambiamenti.
Voglio raccontare la realtà nuda e cruda di questo Paese, dove spesso la tecnologia non arriva in tutto, dove uno straniero ha bisogno di mesi per innamorarsi per davvero di questa terra.
Se mi chiedessero perché ho scelto la Repubblica Dominicana non saprei rispondere esattamente. Per me era la quarta scelta dopo 3 Paesi del nord Europa e sinceramente non avevo preso minimamente in conto il fatto che mi potesse essere assegnato un programma qui.
Forse anche io, come la maggior parte delle persone, ero attratta dal trinomio mare-spiaggia-merengue, ma adesso sono contenta di poter scoprire e raccontare il lato nascosto di questo Paese, il lato che in troppi pochi conoscono.
Penso a voi, ragazzi che avete passato la prova d’idoneità per verificare se siete pazzi, e quindi adatti a questa esperienza, o meno. Sicuramente molti di voi sanno che vogliono fare il salto nel vuoto, buttarsi in un’esperienza irripetibile come questa, ma non sanno ancora dove vorrebbero andare. L’unico ‘consiglio’ che mi sento di dare è di leggere tutto ciò che potete di ogni singolo Paese, e non partire subito solo con le solite mete ambite da tutti (che non c’è bisogno di menzionare).
Io sono in uno dei Paesi ‘strani’ e ne vado fierissima, inciterei fino alla morte tutti i ragazzi a provare a buttarsi in esperienza diverse, scegliere i Paesi più strani che ci sono nell’infinita lista!
Provate ad immaginare (troppo in anticipo) un ritorno in Italia con un bagaglio culturale immenso su un Paese che nessuno conosce, poter dire di aver fatto davvero un’esperienza unica: è immensamente interessante o sbaglio?
Un caldissimo in bocca al lupo a tutti dalla caldissima Repubblica Dominicana! 🙂
Arianna, classe IV del Liceo “M. Curie” di Tradate, per un anno in Rep. Dominicana