Buongiorno a tutti.
Qualche settimana fa ho scritto un articolo dove invitavo ad una seria riflessione sulla dequalificazione, se non addirittura sulla scomparsa, in alcuni indirizzi di studio, dell’insegnamento di Storia dell’Arte. Ho letto con attenzione i commenti, specialmente su facebook, di lettori attenti ma…
Ma, non ho riscontrato interventi di addetti ai lavori!
Con meraviglia ho ricevuto per posta, qualche giorno fa, un articolo (che invito a leggere) dove era riportato l’intervento dell’assessore all’Istruzione della regione Toscana Stella Targetti che criticava anch’essa la retrocessione di Storia dell’Arte nella scuola italiana. In pratica l’articolo riproponeva, anche integrando con altre considerazioni, quanto da me espresso. Lo allego confidando negli interventi dei Colleghi e delle Colleghe ma soprattutto nelle prese di posizione dei Dirigenti più sensibili.
Gianni Barba
Rispondo volentieri all’appello di Gianni Barba relativo all’abolizione dell’insegnamento della storia dell’arte in molte scuole superiori italiane. In realtà il tema non è recentissimo, in quanto diretta conseguenza dell’applicazione della cosiddetta “riforma” Gelmini, che ha eliminato l’insegnamento nelle scuole professionali, ridotto moltissimo nei Tecnici, ridotto altresì nei Licei Classici e negli Artistici come effetto dell’eliminazione di alcuni indirizzi sperimentali, ma ormai ampiamente consolidati nella pratica.
Tuttavia il tema è fortunatamente tornato di attualità in relazione al Decreto sulla scuola emanato dal governo Letta.
Con riferimento alla ennesima mancata occasione del Decreto in questione, dove non si parla di Storia dell’arte, sono state redatte due lettere, la prima del 10 ottobre, con firma di intellettuali e storici dell’arte quali Salvatore Settis, la seconda del 12 ottobre, a nome dell’ANISA associazione dell’insegnanti di storia dell’arte, entrambe inviate al ministro della cultura e alla ministra della pubblica istruzione.
Così, poichè insegno ormai da molti anni proprio “Storia dell’arte e del territorio” ho pensato fosse necessario parlarne con i diretti interessati, gli studenti. Ho proposto loro di rispondere alla domanda fondamentale: PERCHE’ STUDIARE STORIA DELL’ARTE?
Queste le risposte che ci siamo dati e che mi piacerebbe fossero oggetto di una riflessione condivisa:
MIGLIORA LA VITA. Come la poesia, la musica, la danza rende più bella la vita gratuitamente, per questo ha un ruolo sociale e civile altissimo.
ALLENA AL SENSO CRITICO E AL LIBERO GIUDIZIO. La formulazione di un giudizio di valore sull’opera a seguito della sua conoscenza storica è un’attività complessa che stimola funzioni cognitive complesse.
E’ CORRELATA A MOLTE DISCIPLINE. Per questo lo studio di storia dell’arte si presta a percorsi pluridisciplinari e interdisciplinari e favorisce l’apprendimento di discipline quali storia e letteratura.
GENERA CONOSCENZA DEI BENI CULTURALI. Oggi più che mai è necessario favorire una conoscenza diffusa del territorio e dei beni culturali affinchè si possa apprezzarli, preservarli e valorizzarli. In questo modo i ragazzi “escono” dalle aule per visitare i centri minori, per conoscere il territorio in cui vivono, ne scoprono le bellezze, entrano in contatto con le professionalità che operano sul territorio per tutelarlo. I futuri viaggiatori sono gli studenti di oggi: vogliamo che conoscano solo gli outlet?
CONSENTE DI ESERCITARE PROFESSIONI LEGATE ALL’ARTE. Pensiamo non solo alle professioni che si legano direttamente alla storia dell’arte e alla gestione dei beni culturali, ma anche a quelle che di una conoscenza del mondo delle immagini si avvantaggiano, dalla comunicazione alla formazione, per arrivare addirittura alle varie tecniche di arte-terapia. Inoltre ricordiamo ciò che molti dicono senza realmente comprenderlo: le materie prime, anche in termini di bene economico, che l’Italia possiede e che non possono essere delocalizzate sono il paesaggio e le opere d’arte.
CREA IDENTITA’, SENSO DI APPARTENENZA, AIUTA A SUPERARE LE DIVERSITA’. Tutto ciò si sperimenta quotidianamente in classe: la storia dell’arte avvicina gli stranieri che imparano a conoscere e ad amare il paese che li ospita, “cattura” gli studenti pigri o svogliati o in difficoltà per i più svariati motivi che altrimenti sarebbero a rischio di abbandono.
Aspetto molto altro da colleghi e appassionati di ogni genere!
Sono pienamente d’accordo e attendo con fiducia altri interventi a cominciare da quelli dei Dirigenti scolastici. Ribadisco, inoltre, che senza il coraggio di progettare e di sperimentare la Scuola morirà asfittica o farà naufragio nella palude del burocratichese quotidiano.
Saluti Gianni Barba
Ringrazio tutti per la sensibilità dimostrata. Che dire? Insistiamo, facciamo girare la voce; magari “qualcuno/a” seduto/a su uno scranno in Alto Loco si renderà conto di quanto sia fondamentale ciò che stiamo auspicando. Magari…
Da appassionato, non da collega, altri argomenti a sostegno della Storia dell’Arte e della necessità di una sua maggiore presenza nella scuola italiana
FORGIA IL SENSO ESTETICO. Per quanto la definizione di bello sia sfuggente ed in definitiva soggettiva, sia rispetto all’individuo, sia rispetto al momento storico e all’ambiente culturale, la Storia dell’Arte ci insegna a capire, fin dai greci, quali siano stati i canoni di bellezza, in che modo questi parametri siano in parte mutati nel tempo (in parte rimanendo immutabili), come in varie epoche alcuni artisti si siano consciamente o inconsciamente ribellati a questi modelli producendo e “insegnando” alle genti nuovi concetti di bello. Per cui, alla fine, quando ci si trova davanti ad un’opera d’arte, pittura, scultura, architettura, paesaggio si è in grado non solo di dire se ci piace o non ci piace, ma anche di spiegare (soprattutto a se stessi) perché ci piace o non ci piace.
INORGOGLISCE. Inevitabilmente, studiando la Storia dell’Arte, ci si imbatte in un Italia per secoli veramente al centro del panorama artistico universale (senza dimenticare le eccellenze presenti in altri paesi o le produzioni artistiche raffinate e preziose di altre culture lontane geograficamente). Studiare l’arte è importante per tutti, per noi italiani di più, soprattutto in un momento in cui i motivi di orgoglio nazionale sono pochi o inesistenti. Ricordate il bel film dei fratelli Taviani Good morning Babilonia? Riuscite a non commuovervi rivedendo queste scene?
http://www.youtube.com/watch?v=PhbJaawq7AU
http://www.youtube.com/watch?v=4ISEw_yf8-o
Sono un docente precario di Disegno e Storia dell’arte ed insegno nei Licei di Verona e provincia e vi racconto quello che succede tante volte in classe come è successo in questi giorni:
…professore mi ha fatto venire la voglia di andare a Roma…
…a proposito di romanticismo, ho capito più con lei che con italiano…
…quando ho parlato di Stonehenge hanno alzato la mano in dieci e non volevano più terminare…
…quando interrogavo mi hanno chiesto di sedersi vicino alla cattedra per seguire meglio…
…un genitore a colloquio mi ha detto che suo figlio a casa è andato a cercargli i suoi libri di arte..
…quando siamo andati a palazzo Ducale a Venezia un alunno mi ha inviato un sms dicendomi che aveva trascorso uno dei giorni più belli della sua vita…
Potrei continuare ancora e molto avrei da dire, e nonostante il mio precariato, voglio sempre e fortissimamente vorrò insegnare Disegno e Storia dell’arte. Insegnare questa materia è la rara fortuna che una persona possiede per raccontare la bellezza a chi la scopre con meraviglia e passione.
In questi giorni molti ragazzi mi hanno chiesto informazioni in merito alla soppressione di questa disciplina in molte scuole, e oggi un ragazzo di quinto liceo mi ha detto in proposito… perché ci dobbiamo sempre fare del male?…
Traete voi le vostre conclusioni!
Lavoro da anni nel settore della ristorazione/alberghiero e in un paese come il nostro ricco di cultura artistica tagliare l’insegnamento la conoscenza,è una grandissima perdita turistica economica
La follia tutta italiana di non credere nelle radici e nella tradizione genera queste mostruosità. L’arte è la quintessenza del pensiero umano è la summa visibile di quanto il pensiero, la fantasia, la capacità umana sa costruire per trasmettere alle progenie memoria e storia, cosa sarebbe Roma senza la sua arte? cosa sarebbe Atene senza i suoi templi? perchè ci si ostina oggi a credere che l’arte non sia materia centrale di un qualsiasi programma di studi? l’arte come la lingua è patrimonio del nostro essere uomini e della visione che nei secoli gli uomini hanno dato di se. In un paese che esprime il 60% dell’arte mondiale siamo giunti ormai a certificare la morte di un sentimento che per secoli è stato condiviso, quello dell’amore per l’uomo e per il suo genio. Non sappiamo più trasmettere questo amore per l’arte e per il genio umano e ne vediamo le conseguenze, meglio cancellare che costruire, meglio eliminare che credere nell’arte come veicolo di civiltà e di cultura. Un paese che non conosce la propria storia e non fonda le radici sulla propria cultura non ha futuro, molto probabilmente è questo che si vuole.
giovani crosta architetto ed ex insegnante d’arte.
Ringrazio chi ha voluto contribuire alla discussione, in particolare Saverio che ci ha regalato le bellissime immagini e i dialoghi commoventi dei fratelli Taviani. Mi chiedo però dove siano i varesini: chi insegna come me storia dell’arte, gli studenti attuali e gli ex, gli operatori culturali, le guide, i dirigenti scolastici…
Pensate che anche il festival della scienza che si sta svolgendo in questi giornia Genova ha per tema la Bellezza!
Di gran moda parlarne, meno insegnarla…
Francesca Ricardi
E’ quello che dico pure io: dove sono? Possibile che non si avverta il bisogno di farsi sentire? Per quanto mi riguarda,ho sempre rifiutato la logica del “pochi ma buoni”…
G.Barba
Sono ancora qui. Rispetto ad ottobre la novità è che sembra ormai “di moda”parlare della storia dell’arte. Si susseguono notizie vere e false, o meglio già vecchie riproposte, iniziative interessanti e falso impegno. Oggi è intervenuta la ministra Carrozza, la quale tuttavia contribuisce a creare confusione con una serie di proposte poco chiare di “apertura al territorio” e nominando fra le nuove forme espressive artistiche(sic) la cinematografia…cara ministra, da tempo accostiamo Senso di Visconti al Bacio di Hayez-tanto per essere banali- e francamente non ci interessano più di tanto le “arti digitali”(!?)…vogliamo insegnare Storia dell’Arte, vogliamo mettere in gioco le nostre competenze e la nostra professionalità: Ci siamo formati anche con la storia della letteratura, la filosofia, il latino…Vogliamo trasmettere cultura, conoscenza e passione.
Storia e “creatività”, o non solo.
Partecipo alla discussione da ex insegnante di disegno e storia dell’arte e anche da appassionata, in quanto attiva nel campo stesso del fare arte.
Come molti commentatori più illustri di me hanno già detto e scritto in Italia di treni ne abbiamo persi parecchi, compreso quello dell’educazione all’arte.
In ottemperanza alle raccomandazioni europee (e non solo alla riforma Gelmini) circa la definizione di “competenze chiave” da stabilire in ambito educativo si poteva avviare una seria riflessione su modalità e contenuti necessari a declinare quelle competenze relative alla storia dell’arte in grado di rinnovare didattica e pedagogia della scuola italiana.
Alcune tappe fondamentali dell’attuale riforma prevedono infatti l’innovazione tecnologica e il potenziamento dello studio delle lingue straniere dando la possibilità per l’ultimo anno delle superiori che una materia venga interamente insegnata in lingua.
L’applicazione della multimedialità e della pratica laboratoriale accompagnano ormai da molto tempo l’insegnamento delle discipline artistiche, siano esse di carattere storico o più prettamente espressivo.
Inoltre la vocazione interdisciplinare della storia dell’arte e la sua capacità sinestetica di stimolare differenti aree percettive la rendono particolarmente adatta alla sperimentazione per la metodologia CLIL (Content and Language Integrated Learning).
La grande occasione persa è stata quindi quella di investire nella formazione degli insegnanti e nel reale rilancio dell’innovazione tecnologica, con laboratori e personale adeguato.
Un’ulteriore riflessione: se decliniamo le competenze di storia dell’arte nella prospettiva del “saper fare” richiesto dalle nuove Indicazioni Europee e Ministeriali sicuramente può risultare più congeniale scegliere una lettura visibilista e un approccio tematico e interdisciplinare piuttosto che seguire il tradizionale principio di periodizzazione.
Questa è del resto la metodologia di insegnamento privilegiata nei paesi anglosassoni, ove l’interazione tra docente e studente prevale rispetto alla lezione frontale.
Metodo sicuramente affascinante ed efficace, ma anche causa di molta confusione.
I nostri studenti hanno -o avevano- invece il senso della storia. La lezione frontale, che parafrasando lo psicanalista Massimo Recalcati è in grado di aprire un mondo e di produrre un incanto, contribuisce a formare questo senso della storia e quindi l’identità dei nostri studenti, la loro consapevolezza, il loro centro.
Ridurre drasticamente le ore di insegnamento di storia dell’arte e di disegno nelle scuole superiori italiane non è stata una scelta consapevole, ma una negligenza frutto di rara ottusità, dettata da cieche esigenze di bilancio.
Nella logica del qui ed ora e nella totale mancanza di un orizzonte.
non sono un esperto di storia dell’arte, le mie conoscenze fino alla pensione si limitavano a quanto studiato tra i1949e 1952 al liceo classico di Livorno e a gite fatte in Italia e all’estero.La mia vita professionale si è svolta alla Vizzola, poi ENEL,come ingegnere, prima impiegato e poi dirigente con vari incarichi fino al 1997, potendo conoscere varie realtà territoriali della Lombardia e del Piemonte, con puntate per lavoro a Roma.In pensione ho fatto varie gite culturali e ascoltato conferenze su argomenti artistici e considero questa esperienza molto gratificante e arricchente.Sono perfettamente d’ accordo con quanto scritto sul blog da molti altri sui motivi per i quali non dovrebbe essere ridottom ma semmai potenziato, l’insegnamento della storia dll’arte.Vorrei aggiungere qualche
considerazione di carattere socio-economico.Penso che la roduzione delle ore di storia dell’arte sia stata motivata da intenzioni di risparmio a breve termine, seguendo una visione purtropo assai diffusa nelle aziende e nella società che guarda all’ immediato poco preoccupandosi del futuro.
L’Italia è il paese del mondo che ha il maggior numero di emergenze artistiche, come riconosciuto anche dall’Unesco, eppure siamo il quinto o sesto paese del mondo come flusso turistico, ciò è dovuto a molte carenze causate, a mio parere,principalmente alla scarsa conoscenza della storia dell’arte.Molti monumenti sono visitabili grazie al volontariato di associazioni e di privati, per lo più anziani, occorre che la scuola possa formare persone capaci di sostituirli.Questa attività ha permesso di rimanere in vita a varie località italiane prive di altre risorse con ovvi vantaggi per la conservazione del territorio e per la qualità di vita dei suoi abitanti
Caro sig. Franco, grazie per la sua lucida analisi: non c’è bisogno di essere “addetti ai lavori” per capire l’importanza dello studio di Storia dell’Arte in Italia. Solo una classe dirigente ignorante e cieca, senza alcuna capacità di progettare il futuro non se ne accorge. Ed è per questo che bisogna insistere
Sono orgogliosa di mostrare questa lettera di una guida professionista che mi offre lo spunto per aggiungere un altro motivo per cui è utile e doveroso insegnare a scuola storia dell’arte: si diventa più garbati ed educati!
Milano, 19 novembre 2013
alla cortese attenzione di
dirigente scolastico dell’Istituto ITPA Casula
dei consigli di classe VA Erica e VH
prof.ssa Francesca Ricardi
Gent.mi
la presente per complimentarmi con gli allievi delle classi sopra citate e i docenti accompagnatori per il coinvolgimento e la preparazione dimostrati durante le visite guidate da me condotte alla mostra Pollock e gli Irascibili che hanno avuto luogo nei giorni 13 e 15 novembre 2013.
Svolgo visite didattiche da ormai circa dieci anni e il mio lavoro parallelo di docente di Storia dell’arte di Scuola secondaria di II grado mi permette di confrontarmi con una grande varietà di giovani studenti che si avvicinano allo studio dell’arte contemporanea dimostrando spesso indifferenza, mancanza di volontà di comprensione e talvolta addirittura “sospetto” facendo prevalere nella loro osservazione dell’opera un gusto personale che, pur essendo del tutto legittimo, spesso sconfina in un giudizio storico-artistico ed estetico approssimativo.
I vostri allievi che ho accompagnato in visita a questa mostra hanno invece mostrato un atteggiamento critico di grande apertura confrontandosi anche con me in modo garbato, curioso e proponendo domande e riflessioni adeguate e pertinenti. In ultimo mi preme sottolineare anche che la classe VA Erica ha ben accolto in modo gentile una coppia di anziani che si sono aggiunti al nostro gruppo, relazionandosi con loro in modo educato e rispettoso.
Mi congratulo quindi con gli allievi e con voi docenti per la preparazione, il comportamento e l’umanità dimostrati dai ragazzi.
Cordiali saluti
per SULL’ARTE
Marta Mirra