La scuola in Germania

Buongiorno a tutti.

Leggo (e riporto) dalle pagine economiche del Corriere della Sera del 6 novembre ‘13 notizie interessantissime provenienti dalla Germania.

Prendendo atto delle sollecitazioni di maggiori investimenti da parte degli USA, del Fondo Monetario, della Commissione UE di cambiare l’impostazione della politica economica, ovvero smetterla di essere il freno che ostacola la “ripresa”  europea, il Governo Tedesco (come da attendibilissime indiscrezioni) si è convinto e quindi è pronto ad operare investimenti massicci per rilanciare la domanda interna.

Una vera cura da cavallo: circa 60 miliardi di euro!

 E sapete da dove si comincia? Una cospicua fetta (18 miliardi!) sarà destinata alla Pubblica Istruzione: cifra  che in Italia è più lontana della luna. Seguono poi 15 miliardi per le pensioni di solidarietà, 10 miliardi per quelle minime garantite, 7.5 miliardi per gli assegni familiari, altri 7.5 miliardi andrebbero allo sviluppo per le infrastrutture.
E’ solo  un caso che la somma maggiore sarà destinata alla Scuola o, magari, questa scelta strategica è, ancora una volta (!), la spia che chi vuole programmare il Futuro sa che deve investire nell’Istruzione?

Al confronto, i tagli che da decenni vengono effettuati nella Scuola Pubblica Italiana fanno molto riflettere, molto indignare e molto preoccupare. Il mondo moderno corre veloce al contrario della società italiana lenta e  ammalata di gerontocrazia e di familismo: i giovani quando possono scappano (e spesso vanno via i cervelli migliori) specialmente perché le Università, fatto salve rare eccezioni, sono feudi baronali inespugnabili e perché i fondi per la Ricerca scemano anno dopo anno. Quanti sono gli studenti della scuola pubblica italiana ad usufruire abitualmente a scuola di computer e/o di lavagna luminosa? Intanto il numero dei nostri laureati diminuisce inesorabilmente rispetto alla media europea, per non parlare dell’evasione scolastica che resta una ferita infetta. Ciò mentre i ministri, uno dopo l’altro, tagliano dai curricula una disciplina fondamentale come Storia dell’Arte che invece andrebbe insegnata già nella scuola primaria e mettono in ipotesi (prendendo spunto dalle scuole private!) altre operazioni di cassa come la riduzione delle scuole superiori a 4 anni. L’ho detto in altra occasione: da noi la scuola non è considerata una risorsa in sé, semmai è uno spreco di risorse pubbliche. Spesso ci si chiede sul come mai la crisi economica in Italia sia più perniciosa rispetto ad altri Paesi; secondo me i motivi sono innanzitutto culturali: si osservi bene quale sia la condizione, la credibilità, il dilettantismo dei politici preposti (ve le ricordate le “famose” 3 i della Moratti?), le prospettive future della nostra Scuola Pubblica e sicuramente troveremo anche le risposte!

Gianni Barba