Ho letto, pieno di speranze(!), il documento del Governo dove si tracciano le linee della Riforma della Scuola (le maiuscole sono obbligatorie), quella definitiva, per rendermi conto delle novità programmatiche e culturali, della soluzione, finalmente, del problema del precariato, del nuovo modo di arruolamento dei docenti e perché no, anche di come migliorarne la retribuzione, magari per portarla a livello europeo. Mi colpisce molto l’idea di procedere dopo aver ascoltato “le parti in causa”. Una riforma condivisa e non imposta. Finalmente. Sono fiducioso che ne possa uscire qualcosa di buono.
Però, ecco che l’ottimismo viene subito spazzato via dalla notizia che la ministra Madia, con la sicumera dell’inappellabilità, annuncia agli statali (ora è d’obbligo la minuscola) che “gli stipendi resteranno bloccati anche per il 2015 perché soldi non ce ne sono”. Ancora una volta. Dopo che era stato assicurato che il 2015 sarebbe stato l’anno del rinnovo dei contratti di lavoro.
Vorrei parlare di didattica, di valutazione, di progettualità, di una Scuola che dovrebbe finalmente diventare polo culturale del territorio in cui è inserita, di come incentivare lo studio di Storia dell’Arte che tanto mi sta a cuore. Vorrei. Però non ci riesco; la dichiarazione della ministra più che farmi arrabbiare, mi ha mortificato. Mi distrae.
Sono consapevole che il Paese stia vivendo una gravissima crisi economica e che ci sia molta gente in cassa integrazione o che ha perduto il lavoro. Molti giovani sono in cerca di prima occupazione ed è notizia di oggi che la disoccupazione sfiora il 13% mentre i pensionati tirano la cinghia.
Il ritornello è quello che bisogna fare sacrifici. Giusto. Il guaio è che devono farli sempre gli stessi.
Quando si metterà mano alle liquidazioni e pensioni milionarie dei boiardi di Stato?
Quando le aziende municipalizzate smetteranno di ingoiare denaro?
Quando una razionalizzazione capace di eliminare gli sprechi nella sanità?
Quando i carrozzoni politico-elettorali smetteranno di sperperare soldi pubblici?
Quando un Km di autostrada in Italia costerà quanto in altri Paesi d’Europa e non un prezzo esageratamente più alto?
Quando sarà possibile mettere nella dichiarazione dei redditi tutte le spese, dall’idraulico al dentista, dal falegname al gommista per estirpare l’evasione fiscale?
Quando si deciderà di far affiorare tutta l’economia sommersa che non paga un centesimo di tasse?
I soldi ci sono. Per trovarli serve la volontà politica.
Forse la ministra non lo sa che gli stipendi degli insegnanti sono fermi da tempo immemore: abbiamo figli da crescere, paghiamo le bollette, compriamo le medicine, scarpe, il pane… i libri e quant’altro serve per aggiornarci per essere sempre all’altezza delle aspettative dei nostri studenti, intanto che il tenore di vita scema anno dopo anno. Chi scrive (come tanti e tanti) ha fatto e continua a fare del lavoro un punto d’onore: competenza, presenza costante, passione e capacità in cambio di un minimo di considerazione e di uno stipendio adeguato. Un punto d’onore, almeno da parte mia. Con amarezza profonda, registro che il mio datore di lavoro, ancora una volta, si rimangia la parola data e mi tratta come uno straccione.
Di didattica, parleremo un’altra volta.
Gianni Barba