Il 1993 è l’anno dei dinosauri di Jurassik Park dominatori del grande schermo insieme al commovente Shindler’s List. Nelle radio italiane suonava non stop “sei un mito” degli 883 mentre negli USA veniva fondata TAKE TWO (da cui hanno preso vita Rockstar e 2K games) destinata a diventare un colosso dell’industria videoludica.
Il 1993 è anche l’anno di DOOM! infatti il 10 dicembre di questo stesso anno Id Software commercializza (in formato Ms-Dos) quello che sarà considerato da tutti il padre e l’ispiratore del genere degli sparatutto in prima persona.
“La trama di un videogioco è come quella di un film porno. Ti aspetti che ci sia ma in fondo non serve a niente”
Queste parole di John Carmack (co-fondatore di Id software) descrivono alla perfezione la poca importanza della trama che ha caratterizzato il capolavoro creato dalla mente di John Romero. La sceneggiatura, infatti, era talmente inconsistente che il protagonista del gioco non aveva neanche un nome, veniva semplicemente chiamato “Doom guy” o “Doom marine”.
CALL OF DUTY…..SONO TUO NONNO
DOOM è una vera leggenda nel mondo dei videogames, è letteralmente un pezzo di storia videoludica. Un gioco che ogni amante degli Fps dovrebbe aver provato almeno una volta nella vita. Il capolavoro di ID Software fa seguito al mitico Wolfestein 3D (primo fps della storia, anch’esso creato dalle menti di ID Software) migliorandone ogni aspetto a livello di Level Design e di Gameplay tracciando così le linee guida per un intero genere videoludico.
Per la prima volta i giocatori si trovano di fronte ad un mondo tridimensionale (anche se ottenuto utilizzando un geniale stratagemma) interamente texturizzato ad una fluidità impensabile e un’atmosfera a metà tra l’horror e la fantascienza (combinazione riutilizzata con successo in Dead Space). Il gameplay, dalla giocabilità mai vista fino ad allora su Pc, era caratterizzato da un ritmo frenetico, mozzafiato, quasi ipnotico. Le ambientazioni cupe e claustrofobiche, le luci al neon intermittente, i fiumi di sangue, le teste impalate e i corpi mutilati sparsi qua e là nelle mappe facevano da perfetta location per un gioco dalla violenza inaudita (ma mai gratuita). In un mondo in cui i plattform erano il genere più diffuso e dove ci si scandalizzava per la violenza di Street Fighter 2, DOOM permetteva al giocatore di imbracciare una motosega e andare in giro per i livelli mutilando umani e mostri di ogni genere. Varietà di armi e di mostri può considerarsi uno dei punti di forza di questo titolo. Chi non ricorda i ragni cyborg e i mostri volanti a forma di palla con un occhio solo e che a distanza di anni rivivono ancora nei peggiori incubi. Per non parlare delle armi, dalla motosega al potente fucile al plasma passando dal fucile a pompa (arma immancabile in ogni sparatutto in soggettiva che si rispetti). Geniale anche l’utilizzo del volto di “Doom Guy”, espressioni di rabbia mentre si fa fuoco contro i nemici, di sofferenza mentre si va in giro per i livelli con poca energia, ci rendono più vicini al nostro alterego virtuale (che altrimenti non avremmo potuto mai vedere in faccia).
Quando vidi DOOM per la prima volta (avevo 13 anni) non riuscivo a credere ai miei occhi, ero quasi ipnotizzato dal suo fascino, rapito da quel ritmo incalzante e da quel continuo senso di ansia creata ad arte da un John Romero in grande spolvero. DOOM è un gioco di quelli che ce ne sono uno ogni generazione (se va bene). E se qualcuno volesse rivivere quelle emozioni e prendere la macchina del tempo (videoludica) per il 1993 ecco il Link per poterci giocare su internet.
Gaetano “Morfeus” Deleo
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