GREEN DOMESTIC
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Come ti cucino il gambero invasore!

inserito il 25/8/2010 alle 16:17

Il tormentone Gambero sembra non dover finire di agitare le acque del lago di Varese . Non c’è che dire, il piccolo crostaceo infestante sta riscuotendo un notevole successo di cronaca, a metà tra l’aneddoto vacanziero e l’allarme ambientale. Il sito francese “développement durable” (sviluppo sostenibile), abituale dispensatore di consigli e notizie utili a chi desidera vivere nel rispetto della natura e del pianeta, ha stranamente incluso nei propri contenuti una ricetta di gamberi d’acqua dolce. Anche oltralpe si sono verificati casi simili al nostro lago, e l’aggressivo decapode ha fatto danni anche nella patria del più famoso divoratore di gamberi d’acqua dolce: Napoleone Bonaparte. In realtà i gamberi d’acqua dolce sono un grande classico della cucina francese, e forse il novero negli articoli che trattano di sostenibilità è dovuto al fatto che si tratta di una specie che non corre pericoli di estinzione imminente. Il rinnovato interesse culinario contribuirebbe pertanto al controllo dell’intraprendente americano. Non si poteva dunque non approfittarne, vista l’attualità del tema “gambero” nella nostra provincia. Finora ci è stato detto che non è tossico, anzi sarebbe commestibilissimo, e ci sono state impartite direttive su come e quando pescarlo. Niente ancora su come cucinarlo. Allora, visto che anche “Développement Durable” ha sdoganato la gamberofagia come pratica rispettosa dell’ambiente, non abbiamo più remore! Inoltre il “nostro” gambero, invero oriundo americano, si può considerare “a km zero”.

 Ecco il modo più semplice, e forse più gustoso, per avvicinarsi a questa prelibatezza gastronomica:
 
Si abbia una mezza dozzina di gamberi per ogni commensale, ben puliti ma non sgusciati. In una capiente padella, far languire a fuoco basso e in olio d’oliva una onesta quantità di scalogno finemente affettato. Si uniscano i gamberi e, alzando il fuoco, si fiammeggino senza timore con un buon bicchiere di brandy. A questo punto si aggiusti di sale e pepe, e si aggiungano due pomodori, o più acciocché la bagna non manchi, molto maturi e possibilmente appena raccolti dall’orto, tagliuzzati grossolanamente. Si concluda con una bustina di zafferano, e si lasci sobbollire per qualche minuto. Prima di servire caldissimo, guarnire con una generosa manciata di prezzemolo tritato, ché tanto ci sta e garba all’occhio.
Così com’è pescato esclusivamente con le mani, questo gambero va degustato con l’ausilio delle sole dita. Prevedere abbondante pane tostato per l’inevitabile, irresistibile scarpetta.
Categoria: Acqua
Commenti dei lettori: 5 commenti -
Ottimo, ma come faccio a farli trapassare??? Risposta: Temevo un commento del genere... Sorvolo sul metodo classico francese, perchè a mio parere alquanto cruento. In genere non me la sento e rinuncio, ma se devo proprio scelgo sempre e in ogni caso la via più breve e meno traumatica per gli animali, per quanto possibile, che qui sembra essere l'immersione in un court-bouillon, un brodino veloce realizzato con acqua, sale, carote, sedano, qualche ciuffo di prezzemolo, qualche grano di pepe nero.
Scritto da eu il 26/8/2010 alle 13:28
Che delicatezza l'estensore!!! Non dice "ucciderli" ma "farli trapassare". Già,ma temeva il commento...non certo del gambero. Ma che bontà il "sistema francese" è "alquanto cruento"....ma che cuore delicato. Così rinuncia quest'anima delicata scegli sempre "la via più breve e meno tarumatica" che ....consiste nel metterli in un brodetto a fuoco lento!!! Questo delicatone è un discendente dei cannibali. Saluti da Otrebor
Scritto da Otrebor il 27/8/2010 alle 12:19
Caro, ironico Otrebor, mais non mais non! Il fuoco lento non! c'est une erreur énorme! Conviene invece che il fuoco sia più che vivace, e il bollore al massimo. Altrimenti sì che si fanno soffrire inutilmente. Meglio questo che la lenta agonia dei gamberi "comuni" d'acqua salata pescati a miliardi quotidianamente. In quanto alla questione antropologica, dal punto di vista puramente scientifico vi è una discreta probabilità che ognuno di noi abbia un antenato antropofago. pure tu, Otrebor. Saluti
Scritto da Estensore delicatone il 27/8/2010 alle 14:28
Questa ricetta la scritta un Poeta o un Cuoco ???
Scritto da Gabri il 10/9/2010 alle 16:41
Tutti i cuochi a modo loro sono poeti, ma pochi poeti sono anche cuochi.
Scritto da L'estensore il 21/9/2010 alle 08:43