Spegni il gas e accendi il noir #04

Cari amici di “Blogger al forno”, tutto bene?

Lo so, avete visto la fotografia qui accanto e, senz’altro, state pensando che si tratta di una provocazione. Ma non è così, lo giuro.

Proprio l’altra sera, infatti, nello sfogliare in modo distratto il libretto di istruzioni del mio marchingegno magico (parlo dello Jet Chef di Lord Whirlpool, ovviamente), mi è caduto l’occhio su una riga identica a tante altre. Breve, discreta, striminzita.

Ma a un certo punto… Ohibò!

Cooosa? Sfornare un toast dal forno a microonde? Leggo bene? Sì, avevo letto proprio bene. Un attimo e la voglia di testare subito il mezzo per quello scopo mi ha preso con sé.

E questo, devo dirlo, nonostante la cena fosse già in archivio, il palinsesto notturno di Fox Crime fosse già più che lanciato e sebbene mi fossi già lavato i denti, pronto per una meritata ronfata.

Per aprire il frigo, recuperare il necessario e dare vita al mio toast delle due di notte mi sono serviti un paio di minuti; per infilarlo nel forno, girare due rotelle e tirarlo fuori come lo vedete qui sopra, quasi uno di meno. In proporzione – e con questa ultima nota rendo felice il mio dentista, una persona che mi è davvero… cara – dare una bella spazzolata alle mie zanne è stata un’operazione molto più lunga e complessa.

Ellery Queen – I denti del drago
Mondadori – Euro 8,00

All’inizio della grande depressione, si parla del 1929, due cugini ebreo-polacchi decidono di scrivere un romanzo poliziesco a quattro mani. E’ da questo fortunato sodalizio che nasce il personaggio di Ellery Queen, detective snob e raffinato reso davvero celebre soprattutto dal piccolo schermo. Uno dei suoi casi più famosi è proprio questo, ovvero “I denti del drago”. L’investigatore deve fare i conti con il testamento di un milionario eccentrico che ha disseminato le sue ultime volontà in una serie di strane clausole, indicazioni destinate a causare più guai di quelli scaturiti dai denti del drago ucciso da Cadmo, l’ero greco che fondò la città di Tebe.

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Blogger al forno – Episodio 3: Risotto alla zucca

Certe volte la gente è strana.

E con “la gente” intendo ME.

E con “strana” intendo STUPIDA.

Lo so benissimo che la zucca è uno di quei (millesettecentonovantatre) cibi che mi sono proibiti.

Ma la tentazione è stata troppo forte.

Ho voluto per forza esibirmi in un risotto alla zucca.

Ne ho pagato le conseguenze.

Ma ne è valsa la pena, eh.

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Spegni il gas e accendi il noir #03

Eccomi di nuovo qui, amici, questa volta per raccontarvi la mia “prova risotto”.

Il motivo? Uno solo e semplice, molto semplice: la mia collega BAF Chiara Poli. Proprio così. Lei. Lei e il suo risotto delle meraviglie. Riuscito. Anzi, riuscitissimo. Talmente riuscito da mettere a tacere persino la suocera, vi rendete conto?

Per questo, non avendo né suocera né, tantomeno, cani e/o altri animali domestici a cui propinare il frutto di un eventuale esperimento fallito, non ho potuto fare altro che dare il meglio di me stesso insieme al mio fedele marchingegno griffato Whirlpool… E tutto questo, udite udite, bypassando persino la funzione “Assisted”!

E’ andata bene, ve lo rivelo subito perché non sto più nella pelle. E’ andata bene ed è stato semplice come bere un bicchiere d’acqua. Anzi, come bollire due patate con un “Jet Chef”… Ops, forse ho fatto una gaffe… Luca, ti prego, non me ne volere. E’ stata Chiara a dare il la al tormentone, ma dopo i tuoi rotolini e i tuoi fagottoni, comunque, non possiamo che fare retromarcia. Io, almeno, lei non so. Le donne, d’altronde, sono più difficili da conquistare. 😀

Vabbé, passiamo alle cose che interessano davvero. Al solito, quindi, eccovi in breve la mia ricetta, frutto di qualche sbirciata sul libretto allegato al forno di Lord Whirlpool e di un paio di minuti spesi a consultare il prezioso ricettario di mia mamma. Per buona pace di mia zia, ben lieta di non dovermi affiancare in questo mio nuovo ardimento tecno-culinario. Ma la convertirò alle microonde, vedrete. Datemi solo il tempo di acquisire totale padronanza del marchingegno che il resto verrà da sé.

Dunque, questi sono gli ingredienti per un piatto quasi abbondante: mezza zucchina, la metà di una cipolla piccola, 80/90 grammi di riso (ho usato il tipo Arborio perché in casa non avevo che quello), un bicchiere d’acqua calda in cui ho sciolto un po’ di dado granulare, un filo d’olio e poi, in dosi rigorosamente q.v.p.p. (se q.b. sta per quanto basta, ho deciso che q.v.p.p. può significare quanto vi pare e piace) parmigiano grattugiato, burro e sale.

Passiamo alla preparazione, la parte più divertente. In una ciotola di Pirex ho messo la cipolla pulita bene e fatta giù finemente, la zucchina lavata e tagliata a rotelline smilze smilze e un goccetto d’olio. Ho coperto con un pezzo di pellicola per microonde e ho fatto andare per un paio di minuti a 750W. Quando il marchingegno ha fatto bip, ho tolto la plastica per aggiungere il riso, il bicchiere di brodo e un pizzichino di sale. Cottura – stavolta scoperta – sempre a 750W per una decina (scarsa) di minuti, fermando per mescolare con decisione – e assaggiare – un paio di volte. Quando ho visto che il riso si era quasi asciugato, ho aggiunto burro e formaggio per mantecare, dopodiché… fine dello show. Un piatto, una forchetta e via!

A un piatto di riso, non potevo che abbinare un libro “a tema”. Un grande noir, per dirla fino in fondo.

Giménez Bartlett Alicia – Un bastimento carico di riso
Sellerio – Pagg.445 – Euro 12,00

L’assassinio di un barbone, sebbene indossi scarpe eleganti e costose, non commuove i poliziotti di Barcellona, come non commuoverebbe i poliziotti di ogni parte del mondo: troppo impegno per un risultato di scarsa importanza. I barboni, d’altronde, vivono in un mondo parallelo che solo apparentemente, o occasionalmente, occupa lo spazio (e il tempo) del nostro mondo ordinario e maledetto. Ma i cattivi, stavolta, sono spacciati perché il caso, che non si ferma a un solo omicidio, fa prima imboccare due piste, poi le fa abbandonare e, infine, conduce Petra Delicado – ispettore della polizia di Barcellona – a scoprire una verità davvero terribile e sorprendente.

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Lord Whirlpool

Di nuovo non posso che complimentarmi con i blogger al forno per lo spirito pionieristico e lo sprezzo del pericolo con i quali affrontano questa sfida. Mi avete stupito, tutti. Dal risotto a-prova-di-suocera, alla frittata degna delle migliori riviste di cucina (dico io, l’avete vista!?), alla quiche (Chiara, spettacolare!), alle patate al gratin, all’operazione Vesuvio, tutto è armonia gastronomica e passione cucinaria. Luca, passato il momento di timidezza (vedi le patate lesse irrise da Chiara, ma comunque degnissime dell’attenzione di uno chef) ti sei lanciato nell’esplorazione pura affrontando ricette “generiche”. Dalle foto, e dai tuoi commenti, mi sembrano riuscite. Vengo in tuo soccorso sull’amletico dubbio riguardo a come e quando usare ilCrisp. Sì, forse era meglio usarlo al momento della prima cottura delle zucchine, e anche dopo a fagottino ultimato. L’aver usato il piatto ha conferito quella leggera brunitura che si intravede nelle foto, ma la funzione crisp avrebbe donato crocantezza e una doratura da urlo. In regola generale, ogni volta che ti viene da”rosolare” un qualsivoglia ingrediente, quello è un “momentoCrisp”.

Un commento en passant sull’impasto della pizza con il goccio di Coca Cola. Effettivamente questo ingrediente perlomeno sorprende. Andando a vedere bene si potrebbe ipotizzare però una tripla azione benefica sulla lievitazione, dovuta all’acidità della nota bevanda, al suo alto contenuto zuccherino, e alle bollicine dell’anidride carbonica, tre fattori che dal punto di vista strettamente scientifico aiutano il processo, anche se in modo alquanto inconvenzionale…

miei prodi BAF, sono fiero di voi

Lord Whirlpool

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Ci siamo! Rotolini di zucchine e fagottini di prosciutto

tutto comincia da qui, dalla spesa, fatta dopo aver comprato i famigerati 12 o 13 libri sulla cucina a microonde. Ho aperto le pagine a caso e scelto i piatti (semplici di oggi): rotolini di zucchine e involtini di prosciutto. Il libro dice “complessità bassa”, forse ce la posso fare.

ok! ok! cominciamo dalle zucchine. Ingredienti: zucchine, 150 g di brie, olio, sale, rosmarino. Prima opera tagliare fini in orizzontale le zucchine. Quelli bravi lo fanno con abili colpi di coltello. Già. Quelli abili.

Una volta tagliate, le zucchine vanno stese su una teglia da forno.

A questo punto mi è venuto il primo dubbio: seguire il libro di ricette che dice “coprire con una pellicola trasparente e bucherellare con la forchetta” o usare la funzione crisp. Non sapendo come rispondere, ecco il metodo più grezzo.

E qui aspetto l’intervento di lord Whirlpool che mi dica se qui andava usato il crisp, perchè io mica l’ho capito per quali scopi si usa il medesimo. comunque, 650 w per 7 minuti e passa la paura. Ah, che soddisfazione passare sette minuti davanti al mio jet chef a guardare quella meravigliosa e complicata opera che è dare il primo colpetto di cottura alle zucchine.

mentre il buon jet chef inonda della sua munifica potenza le zucchine, io passo allo step 2. Tagliare il brie.

Una volta terminata la cottura delle zucchine, va fatta cosa semplicissima. vanno arrotolate le stesse intorno al brie.

Rotolini preparati, quindi olio, sale, rosmarino e siete pronti per rimettere in forno. Tempo di cottura, 4 minuti a 650 watt. attendere altri 4 minuti e pronti al consumo.

Risultato: spaziale!!! (oh, lo dice la tatti, che non è di parte, anzi!!!). Gusto delicatissimo, abbastanza leggeri, tutto sommato facili da fare. Voto di chi ha assaggiato: 8! (per la combinazione di facilità di preparazione e effetto finale)

Ma qui non c’è tregua, mica possiamo cullarci nel risultato del primo piatto cucinato a microonde della mia vita!!! Ecco i fagottini di prosciutto. Ingredienti: fette di prosciutto cotto tagliate grosse perchè si possano arrotolare, due mozzarelle di bufala, melanzane sottolio, olio, aromi, sale.

Primo step necessario, tagliare le  mozzarelle e asciugarle un po’. da ogni mozzarella dovrebbero risultare sei fette.

Prossima difficile opera, posare le fette di mozzarelle sul prosciutto.

Piccola nota per quelli che sono cerebrolesi come me. le fette vanno tagliate in verticale, perchè (a meno che usiate micromozzarelle) altrimenti non riuscite più a fare l’involtino!!!! Per praticità proseguo con la mia fetta quadrata. Prossimo step, le melanzane: non è stato facilissimo trovare le melanzane sottolio “a fette”, si trovano i filetti, la giardiniera, le melanzane a cubo, a palla, pure a parallelepipedo, ma a fette non è così semplice. ho optato per queste anche se contengono aglio e quindi per me sono un po’ da evitare.

Bisogna scolare dall’olio le melanzane e nel limite del possibile “asciugarle” un po’.

Ho intuito che per questa opera gli “asciugoni” regina fossero perfetti. Quando avete assorbito 7 o 8 litri di olio, potete passare ad un’altra fase complicata, ovvero posare la melanzana. Sul prosciutto, ovvio.

E quindi fase finale!!! Chiudere i fagottini, da disporre su una pirofila. Io ho optato per il crisp plate, mi è più simpatico!

Vanno fermati con uno stuzzicadenti, due se volete che prendano anche il digitale terrestre, quindi spruzzati di olio e schiaffati nel forno per 10 minuti ad una potenza di 500 watt. Al termine della cottura vanno lasciati riposare per 4 minuti e a questo punto sono pronti.

Le macchioline che vedete sono quelle dell’aceto balsamico con cui ho spruzzato gli involtini, come consigliato dal libro delle ricette.

Non voglio sottolineare la presenza del mojito sulla stessa tavola; dovevo stordire la commensale per avere un giudizio positivo sulla mia produzione. diciamo che questo è un piatto da 6 e mezzo. (prima del mojito, poi è diventato un dieci e lode!!!)

Sono ancora in fase di riscaldamento, ma devo dire che sento di poter dare davvero molto in questa che ormai è una competizione. Preparatevi ai prossimi movimenti nel risiko del microonde!

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Qui mi si stuzzica! A la guerre!!!!

ho notato che c’è qualcuno che mi prende in giro. Leggo e riporto dal blog di chiara poli:

“Ma dopo un esordio così, scusate, potevo forse accontentarmi dellepatate lessate di Luca Viscardi (non me ne voglia il caro Luca, ma penso che questo delle patate sarà il mio tormentone di blogger al forno. Metterei anche una faccina per rafforzare, ma non sarebbe professionale).”

Ho come la sensazione che qualcuno abbia da dire sulla mia attuale capacità di domare il Jet Chef in mio possesso. Non posso che accettare il guanto di sfida, rispondere alla provocazione e cominciare a studiare le strategie di guerra.

Si comincia così.

cucina a microonde

Sento il rumore dei  nemici…

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Blogger al forno – Episodio 2: Quiche Lorraine e Patate Gratin

Per quanto banali, i detti popolariraccontano grandi verità. Bisogna battere il ferro finché è caldo.
O il forno, in questo caso.
Dopo il risotto ai porcini pensavo di dedicarmi all’Assisted Chef (il PAPF – Programma a Prova di Fessi, come lo chiamo io). Non vedevo l’ora. Ma dopo un esordio così, scusate, potevo forse accontentarmi delle patate lessate di Luca Viscardi (non me ne voglia il caro Luca, ma penso che questo delle patate sarà il mio tormentone di blogger al forno. Metterei anche una faccina per rafforzare, ma non sarebbe professionale).
Potevo forse accontentarmi, dicevo? Ovvio che no. Così ho investitonoveenovantagrassieuri nell’acquisto di un bellissimo libro di ricette al microonde, con soluzioni piuttosto originali… Ma io ho cominciato con un classico.
La quiche lorraine. Abbinata alle patate gratin dell’Assisted Chef (due piccioni con la medesima fava).
Risultato: ho tirato insieme la mia prima cena per quattro persone.
E per tutta la sera ho avuto problemi d’identità: chi diavolo è questa che cucina? Cosa vuole da me?
Esci da questo corrrrrpo!
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First issue | Frittata spinaci e cipolle

Antò fa caldo… è difficile anche aver voglia di tirare fuori dal frigor uno scartoccio di prosciutto, figgurati. Ma un certo calvinismo gastronomico impone di testare provare tribolare, e quindi mi ci metto di buzzo buono. Gli esperimenti sono ben due: scongelamento e cottura di uova, simil frittatone di cui sono un grosso interprete. Quindi, prima di berciare di stagionalità si sappia che i cubotti di spinacio sono stati inseriti unicamente a scopi scientifici.

Metto il piatto Crisp sul piatto di vetro, un po’ a tentoni. Seguo le istruzioni di scongelamento impostando peso e tipo di prodotto, ma al primo giro il risultato è insufficiente. Faccio un seocndo tentativo e va meglio, anche se lo scongelamento è ancora parziale. Ma mi basta per tritare grossolanamente l’erba. Con gli altri ingredienti preparo un composto:

n.6 uova
100g P.Reggiano
n. 1 cucchiaio d’olio
n.1 presa di sale fino
origano, maggiorana e salvia secchi a piacere
1/2 cipolla Tropea
100g spinaci (surgelati)

Frusto energicamente uova, olio, formaggio ed erbe, poi aggiungo la cipolla tagliata per il traverso ed infine l’erba a tocchetti. Mescolo con un cucchiaio e verso nel piatto antiaderente. Per sicurezza (e pigrizia) ho aggiunto un foglio di carta forno bagnata e strizzata, che possa modellarsi sulla forma del piatto. Ecco il composto prima di finire in forno.

Imposto il programma “Crisp” per 10 minuti e guardo. Pur strabiliato per la prontezza di gonfiaggio, al termine del programma la frittata non è pronta e devo aggiungere 5 minuti ancora. Il risultato visivo è sorprendente: oltre ogni mia più rosea previsione.

La fritatta è morbida, asciutta e dorata sopra. La prelevo direttamente con i lembi della carta forno e la passo sul piatto.

Tagliata a spicchi fa una gran figura. All’assaggio è perfetta al sapore, ed anche come consistenza migliora l’85% delle frittate esistenti al mondo. Il pignolino potrà osservare una certa gommosità del boccone, più alla masticazione che al taglio, un certo eccesso di elasticità che par tipico di questa cottura. Nel forno resta più bagnata e in padella assai più vellutata.

Ma è la prima prova al buio, diamine, ed è di gran lunga meglio di quanto mi sarei mai Caspettato. Da lavare: il piatto di portata, perchè il piatto crisp è rimasto intonso grazie all’uso della carta forno. Non male.

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Spegni il gas e accendi il noir #02

Come preannunciato qualche sera fa, il vostro “chef del noir” si è dedicato anima, cuore e microonde alla temibilissima “Operazione Vesuvio”.

Sì, lo so, il titolo che ho scelto per questo esperimento culinario fa venire in mente una pellicola anni ’70 della premiata ditta Franco e Ciccio e non una pirotecnica sfida di cucina, ma questo è quello che mi era venuto in mente nell’infilare il grembiule… Vogliate scusarmi.

Bando alle ciance, comunque, siamo qui per lavorare. Lord Whirlpool, che ci crediate o meno, ha scelto i suoi fedeli BAF proprio per questo.

Dunque, qualche parola la devo spendere per l’impasto.

Ho cercato di tarare le dosi per due teglie tipo “Crisp”, quella prontamente suggerita dal display del mio Jet Chef. Più o meno, posso dirlo, le ho azzeccate. Vabbé, ho dovuto solo aggiungere un po’ di farina alla fine perché l’impasto risultava un po’ troppo molliccio, ma non facciamo i pignoli a tutti i costi, dai…

Eccole qui, comunque, se mai vi servissero: 300 ml d’acqua, 400 g abbondanti di farina, un po’ di lievito (a occhio, più o meno mezza bustina), un po’ di sale, un paio di cucchiaini d’olio d’oliva. Stop. Anzi, no: l’ingrediente segreto. Una bella cucchiaiata di Coca-Cola. Non so, effettivamente, se serve a qualcosa, ma siccome l’amico di un mio ex compagno di scuola che conosce di vista un pizzaiolo di Posillipo dice che è di fondamentale importanza, io la aggiungo sempre.

Una volta impastato il tutto – rigorosamente a mano, sia chiaro – e divisa la boccia in due (alla fine, a furia di aggiungi farina e sistema l’acqua mi è uscita più pasta del previsto…), ho provveduto a condire con quello che avevo in casa, cioè con passata di pomodoro, mozzarella, qualche oliva, due o tre straccetti di prosciutto cotto, un filo d’olio e un po’ di origano. Volevo aggiungere anche due o tre anellini di cipolla, ma poi ho lasciato perdere.

L’avventura, a questo punto, finisce qui. Delusi? Io no.

Qualche tic sulle rotelline per richiamare la funzione “Assisted chef” e per scegliere il piatto “pizza casalinga”. Al resto ha pensato il marchingegno di Lord Whirlpool. Forse sono stato solo fortunato, questo non lo so, ma la pizza – già al primo colpo – è uscita come piace a me. Né poco cotta, né troppo sbruciacchiata, insomma.

Aggiungo un particolare di grande importanza: mentre mi spararavo giù per il gozzo le fettine della prima creazione a microonde, il forno ha cotto la seconda (che mi sono mangiato in due metà nei giorni seguenti, se proprio volete sapere tutto). La pizza tirata fuori dal frigo, a una cert’ora, ha sempre il suo fascino… Ma questo lo sapete anche voi, vero?

A questo piatto squisitamente mediterraneo, come vuole oramai la prassi, ho scelto di abbinare un Mazzotta del 2009. Un napoletano verace e di grande carattere.

Ugo Mazzotta – La stagione dei suicidi
Todaro – Pagg.250 – Euro 16,00
Il suicidio di una sconosciuta e il disegno di un “matto” su una panca del commissariato danno il via alla nuova indagine del buon Prisco, questa volta inquieto. Dubbi e difficoltà a raffica, come al solito, ma il poliziotto nato dalla penna di Ugo Mazzotta (ma lo sapete che si trova persino nelle domande del Trivial Pursuit?) riuscirà anche stavolta a scoprire le ragioni della morte della donna senza nome, ma anche il perché di altri fatti, accaduti in ambienti diversi, ma collegati al primo evento nero del romanzo. Bello, senza ombra di dubbio. Anzi, a proposito di ombra, datemi retta: portatevelo in spiaggia, sotto gli spicchi variopinti del vostro ombrellone. Mi ringrazierete del consiglio, giuro.

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Blogger al forno – Episodio pilota: Risotto ai porcini

Mercoledì scorso il mio status su Facebook recitava: “Attenzione, gente: sto per lanciarmi nel primo risotto della mia vita. Dopo, il mondo non sarà più lo stesso“. Sabato eravamo passati a “Chiara Poli ha fatto un risotto ai porcini spettacolare e ama il suo Jet Chef” seguito da cuoricino (di cui faccio un uso spropositato da quando ho imparato a farlo grazie alla spiegazione di qualche ciofane).

Sì, lo amo. Detesto ancora cucinare, ma amo JetCheffare. Mettiamola così.

Ve l’avevo detto, che sono una che non molla. Così mi sono lanciata nel primo esperimento sparando subito alto (col primo risotto della mia vita) e a distanza di tre giorni ho replicato per dimostrare che imparo dai miei errori e che si può sempre fare meglio. Il tutto sotto gli occhi del marito cuoco criticone e – rullo di tamburi – della suocera. Non so se rendo. Ho detto suocera. Dove diavolo è la mia medaglia al valore?

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