Merii Kurisumasu

Ovvero una “perfetta” (per gli standard Giapponesi) trascrizione fonetica del “Buon Natale” anglofono.

Se non fosse per il calendario sembrerebbe una bella giornata di primavera. 13, 15 gradi e un sole impietoso, basso sull’orizzonte, affilato e accecante.
Se non fosse per gli alberi timidamente addobbati non ci farei caso. Gli alberi e le poche luminarie. Nei quartieri alla moda, soprattutto.
Se non fosse per l’agenzia che mi chiama per chiedermi se voglio andare a un casting PROPRIO domani (il 25) non me ne sarei quasi ricordato.

Ecco il natale in Giappone.
Tantissime pubblicità di prodotti che ricevono il beneficio di un proprio omologo natalizio (ed ecco il Kurisumasu dentifricio, la Kurisumasu pasta, il Kurisumasu ramen..).

Merii Kurisumasu (Merry Christmas) ripetuto ossessivamente in ogni dove.

Sono circa quindici o vent’anni che in giappone hanno importato il Natale, in blocco, con i suoi usi e costumi.
Alberi, Stelle, Christmas Cakes in bella mostra ovunque (qui sono le torte, in particolar modo, a fare l’atmosfera di esterofilo mood di festa)

Natale non è considerato una festa nazionale in Giappone, ma cade fortunosamente due giorni dopo la ricorrenza del compleanno dell’imperatore, rimanendo perciò (per la maggior parte delle famiglie) incluso nella settimana di vacanze dal suddetto giorno della ricorrenza della nascita di Akihito al Capodanno giapponese.
Sono state mere speculazioni economiche ad dare un supporto massiccio ad una delle feste più lucrative del calendario.

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Per alcune settimane l’atmosfera intensifica la sua esterofilia, ci sono feste in cui scambiarsi i regali, i bambini si siedono sulle ginocchia di babbo natale, qui chiamato Santa, e, come ho potuto constatare ieri, si cantano le più tradizionali Christmas carols americane tradotte pari pari in giapponese.

Molto artefatto, molto nipponico.

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Merii Kurisumasu, mina san!

(Buon Natale a tutti ^_^)